Bonus: Perfect

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«Harry sbrigati o finiremo per essere in ritardo» richiamò Louis il suo ragazzo, restando appoggiato allo schienale del divano e lanciando in aria le chiavi della porta d'entrata per poi riprenderle.

Stavano insieme da sei mesi e, nonostante ancora non convivessero ufficialmente (entrambi credevano che sei mesi fossero troppo poco per un passo così grande), erano sempre a casa l'uno dell'altro.

I due si trovavano dal più grande, dove il riccio era rimasto a dormire per poter andare insieme all'intervista del giorno dopo. Intervista a cui sarebbero arrivati tardi se Harry non fosse sceso in fretta dal piano di sopra.

«Sto arrivando, sto arrivando» gli rispose sbucando dalle scale, mentre finiva di allacciarsi la camicia azzurra e con i capelli ricci che quel giorno proprio non volevano saperne di avere una forma definita.

Louis sorrise a quella scena e si sporse oltre il divano per recuperare un paio di elastici abbandonati: avrebbe sistemato lui la chioma indomabile di Harry, ma lo avrebbe fatto in macchina.
Poi fece un paio di passi verso il suo ragazzo e gli soffiò un bacio sulle labbra, sussurrando un "bellissimo" a cui il più piccolo rispose con un sorriso e un alzata degli occhi verso il soffitto.

Quando si chiusero la porta alle spalle subito uno dei loro bodyguard, Paul, li affiancò, scortandoli alla macchina che li avrebbe portarti al luogo dell'intervista.

«Dopo di te» disse Louis aprendo la portiera posteriore per far entrare prima Harry, che lo ringraziò posandogli un bacio sulle labbra.

«Lou» iniziò il ragazzo dagli occhi verdi quando entrambi si furono accomodati sui sedili dell'auto «puoi aiutarmi a sistemare i capelli, per favore?» gli chiese facendo il labbruccio.

«Non hai bisogno di fare quella faccia per convincermi, avevo già preso gli elastici» ridacchiò il maggiore, ricevendo in cambio un rumoroso bacio sulla guancia.

«Ti amo, lo sai, sì?» glielo diceva spesso, non per sminuire quelle due parole, ma per fargli capire quanto anche le più piccole cose per lui fossero importanti.
«Ti amo anche io, H» gli sorrise in risposta, iniziando a separargli i capelli lunghi con le dita, in modo da poterglieli intrecciare meglio.

Entrambi lo trovavano estremamente rilassante e Harry si stupiva ogni volta delle capacità del suo ragazzo, che aveva dovuto imparare per poter accontentare le sue sorelle quando erano più piccole.

«Amore, tutto bene? Sei insolitamente silenzioso» chiese Louis finita la prima treccia.

«Sì...» gli sospirò in risposta.
«Ma...?» lo esortò a continuare il più grande, che ormai poteva dire di conoscere Harry abbastanza bene da sapere quando qualcosa non andava.

«Solo... quanto credi si parlerà effettivamente della canzone oggi?» gli domandò a bassa voce.
Louis rimase in silenzio qualche secondo.

«Poco, saranno tutti più interessati a farsi i fatti nostri. Oltrettutto la canzone non è ancora uscita, quindi non possono fare domande sul testo o simili» sospirò franco.

Detestava quella parte del suo lavoro e sapeva che avrebbe iniziato a detestarla anche Harry, ancora nuovo a quell'ambiente.

Gli piaceva promuovere la sua musica e rispondere a domande attinenti a essa, ma odiava quando i giornalisti si immischiavano nella sua vita, soprattutto dopo la morte di sua sorella e la rottura con la sua famiglia. E ora non voleva che si mettessero in mezzo tra lui e Harry, voleva invece proteggere quello che avevano e stavano costruendo a ogni costo.

«Andrà bene, Lou» la voce del ragazzo accanto a lui lo distolse dai suoi pensieri.
«Ehi, dovrei essere io a rassicurare te, non il contrario» disse riprendendo a intrecciargli i capelli, mentre un piccolo sorriso gli spuntava sul volto.

Fake Boyfriends, True Lovers || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora