Ashton

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Quella mattina mi svegliai presto. Erano più o meno le sei del mattino e iniziavo già ad avere caldo. Odiavo Miami, per questo. Mi alzai velocemente, dirigendomi verso il bagno. Il sonno annebbiava il mio cervello e solo quando fui entrata nella doccia mi resi conto di avere ancora i pantaloncini e la canotta indosso.
"Merda, iniziamo bene!"
Mi tolsi i vestiti bagnati e mi lavai in fretta. Dopo dieci minuti ero a tavola mentre mangiavo latte, pane e Nutella. Suonarono al campanello.
Imprecai mentalmente e andai ad aprire la porta con fare svogliato.
Davanti a me, un ragazzo dai ricci color miele e gli occhi olivastri mi sorrideva, facendo spuntare sulle sue guance due fossette perfette.
"Ashton, che ci fai qui?" Domandai annoiata facendolo entrare.
"Ti sei dimenticata che dovevo venirti a prendere stamattina?" Guardai l'ora. 7.00 a.m. Ci eravamo accordati che sarebbe venuto alle otto e mezza, ma lui veniva sempre in anticipo. Se fossi andata al cinema con Ashton e il film fosse stato alle nove di sera, lui sarebbe stato già lì alle otto, mangiando pop-corn e bevendo Coca Cola.
Sospirai.
"Che ore sono, Ash?" Chiesi guardandolo severamente.
Dopo aver lanciato un'occhiata all'orologio in cucina, si decise a rispondere.
"Le sette e cinque."
"E a che ora dovevi venire?"
"Alle otto e-" Si bloccò e mi guardò dispiaciuto.
"Scusami tanto, Angel."
"Ti perdono Ashton."
Sorrise e solo ora lo vidi soffermarsi sul mio corpo, coperto solo dall'intimo nero di pizzo. I suoi occhi si spalancarono, come la sua bocca, e io ridacchiai leggermente.
"Chiudi la bocca, che ti entrano le mosche."
Scosse la testa e mi guardò mentre mi avviavo verso la camera.
"Non guardarmi il culo Fletcher!" Urlai prima di aprire la porta della stanza ed entrarci. Mi diressi verso l'armadio e presi le prime cose che vidi: un jeans nero strappato sulle ginocchia, un top nero con sopra una maglia bianca con dei buchi dalle ascelle, un beanie nero e ai piedi le converse rosse. Misi un leggero rossetto rosso e in filo di mascara.
Andai in bagno e pettinai i miei lunghi ricci rossi scuri, quasi sul viola. Sì, avevo i capelli tinti. Cambiavo colore quasi ogni mese. Ricevevo molte prediche di Ashton per questo, perché diceva che mi sarebbero diventati bianchi e stopposi, ma a me non importava. Dovevano piacere a me, non a lui. Uscì dal bagno e raggiunsi il riccio, cagato sul mio divano come se fosse a casa sua. Anche se in qualche modo lo era. Mi soffermai a guardarlo. Lui c'era sempre stato per me. Mi aveva ascoltato sempre e io avevo sempre ascoltato lui. Ci proteggevamo a vicenda. Molte persone ci chiedevano se fossimo fidanzati e io scoppiavo a ridere. Eravamo migliori amici da dieci lunghissimi anni e non ho mai pensato a lui in quel modo.
Ashton era l'unica persona che aveva creato una piccola crepa nel mio cuore di pietra, facendone uscire un po di amore. Io non credevo nell'amore, pensavo fosse stupido pensare di poter amare una persona per tutta la vita. Ma l'amore che provavo per Ash era come quello che si prova tra fratelli. Volevo proteggerlo da tutti i mali.
In quel momento aprì gli occhi, investendomi di una luce color oliva.
Sorrise.
"Scusa, mi ero appisolato." Disse sbadigliando.
"Tranquillo, ora andiamo, se no facciamo tardi."
Annuì e uscimmo di casa, sicuri di quello a cui stavamo andando incontro.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 30, 2015 ⏰

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