2. Ignorali

33 4 15
                                    

Katsuki sospirò. Era uscito solo da trenta minuti e già era stufo di stare con Shouto Todoroki che cercava di capire perché le scatole nere dentro gli aerei si chiamano "nere" e poi sono arancioni. Effettivamente aveva senso e non aveva senso: quella scatola è arancione per essere facilmente individuabile, per cui perché chiamarla "scatola nera"? È più facile dire che è arancione e basta. Eppure perché ostinarsi a chiamarla così? Magari dire "scatola nera" è più misterioso, rende la faccenda ancor più intrigante, affascinante, magari rende meglio il concetto dietro al suo utilizzo. Eppure avere una scatola chiamata "nera" che poi fosse tinta di arancione era terribile. Ma non voleva lamentarsene troppo: alla fine il suo stesso costume da eroe era nero e arancione (tra l'altro erano i suoi colori preferiti insieme al verde, un discorso del genere sarebbe stato imbarazzante).

Promise a se stesso che non avrebbe mai parlato a nessuno di quello sfortunato pomeriggio in cui lo stronzo a metà, come gli piaceva chiamarlo per i suoi capelli ridicolmente bianchi e rossi, gli aveva fatto saltare tutti i nervi di fronte ad un quesito così stupido eppure intrigante.

Poi, di fronte alla stessa tabaccheria dove aveva visto Izuku la prima volta, per strana casualità del destino, si ritrovò di fronte niente poco di meno che Izuku Midoriya.

Era a pochi metri da dove stava lui, ma Katsuki poteva vederlo trafficare con una piccola bustina, qualcosa di fine, che maneggiava con cura e portava poi alle labbra.

Katsuki appena lo notò gli si avvicinò a passo svelto, attirando le occhiate confuse di qualche passante (Katsuki era sì un tipo sicuro di sé, ma in quel momento si vedeva avesse un target ben preciso impresso sulla fronte). Qualcuno panicò. Avevano paura ci fosse un rapinatore o un assassino nelle vicinanze.

Izuku nemmeno alzò lo sguardo quando gli fu davanti. Probabilmente aveva riconosciuto i suoi stivali da combattimento.

    — Oi. Sei minorenne. Cosa cazzo fai con quella? Chi te l'ha data?

Izuku rimase taciturno, muovendo con sapienza le mani sulla cartina, dosando con saggezza il tabacco e posizionandolo al meglio in quel minuscolo cilindretto.

Be', almeno non lo insultava e non lo prendeva in giro come i giorni prima.

Magari poteva approfittare della cosa per porgergli qualche domanda.

    — Senti, Midoriya, vorrei-

E in quel momento Izuku alzò lo sguardo. I suoi occhi verdi e spenti, quasi opachi, magari vuoti, stavano fissando male il giovane eroe, travolgendolo di odio puro. Forse era per l'utilizzo del suo vero nome.

Certe persone preferivano non accettare delle realtà esistenti per rimanere in ciò che la loro testa aveva creato: qualcosa come una persona che prima era stata molto cara che gli ha fatto del male, anche accidentalmente, e per rassicurarsi e passare più velocemente (e/o facilmente) oltre il rapporto con quest'ultimo, mentono a loro stessi e mutano ogni ricordo in qualcosa di orribile e negativo.

Magari Izuku era come loro. Anche i ricordi felici di quando erano bambini erano stati cambiati in cose tristi e orribili. Magari non accettava il fatto che ora lo chiamasse con il suo vero nome, ed era ciò il vero motivo del suo astio insensato odierno.

Katsuki deglutì. Sentiva lo sguardo di Shouto alle sue spalle passare tra lui ed il ragazzo con i capelli verdi in continuazione. Riprese comunque a parlare, dopo quelle che sembravano ore.

    — ...farti delle domande.

E Izuku abbassò lo sguardo, senza dire niente, mostrandogli nient'altro che la sua chioma folta di boccoli verdi.

Katsuki tossicchiò. — Scusami, stai per caso cercando di convincermi a cambiare parrucchiere? Guarda che non ne ho bisogno. Il mio parrucchiere è fantastico e la mia capigliatura stupenda.

REVANCHISME. || BAKUDEKUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora