RICO

Rico spense l'ultima sigaretta a sua disposizione, e buttò l'accendino dal ponteggio in metallo, quello stupido affare non produceva più nulla se non una scintilla ogni tanto, più tardi avrebbe dovuto cercarne uno nuovo in qualche cassonetto della Rambla. Si girò verso il mare, osservando il rosso del sole, che andava pian piano a sciamare sotto l'orizzonte.

Vista da quel ponteggio, a metà della Sagrada Familia, Barcellona aveva un aspetto migliore, più umano. Si potevano quasi vedere le palme sul lungo mare e i bambini che tornavano a casa dalla Cava, dopo aver giocato un'intera giornata.

"Certo che erano belli quei momenti Triz" sospirò Izan.

"Parla per te, io di bello non mi ricordo nulla" rispose Rico, spazzolandosi le scarpe, anche quelle erano decisamente da cambiare.

"Non fare sempre il drammatico Triz, ci siamo divertiti a modo nostro"

"A scappare dagli sbirri perché rubavamo il pane al mercato?" chiese Rico, acido "Non direi proprio"

Izan sbuffò, e si alzo in piedi, spazzolandosi i capelli rossicci.

"É ora del lavoro, basta cazzeggiare" disse "Aiutami a scendere da questa merda"

"Quando imparerai?" chiese Rico all'amico "Non è difficile, devi solo muovere il culo e saltare giù"

"E se cado?"

"Vorrà dire che morirai e sarai uno tra tanti, ora muoviti"

Izan si calò dalla ringhiera dell'impalcatura e saltò su quella più bassa, ruzzolando sulle ginocchia, imprecando. Dopo poco Rico lo imitò, con l'unica differenza che atterrò perfettamente in equilibrio, quasi senza nessun rumore. L'amico lo guardò storto.

"Solo tu sai come cazzo fai" lo rimbeccò.

"Esperienza" scherzò Rico "Tutte le sere faccio la stessa cosa dal balcone di tua madre"

"Vattene a fanculo bello, tu hai voglia di morire stanotte"

"Non come le altre" rispose a tono l'altro "Dov'è il prossimo appuntamento?"

"Rambla del Mar, da Costanzo" rispose il rosso "Venti grammi per la Cava"

"Cisto santo" imprecò Rico "Bella merda portare droga in un parco giochi"

"È il nostro lavoro ricordi Triz?" lo canzonò Izan "Tanti soldi, meno cuore"

"Tanti soldi sto cazzo, bastano per mangiare un po' di pane e per l'affitto" rispose, alzando gli occhi al cielo "E smettila di chiamarmi Triz, ti giuro ti odierò un giorno"

Tutti ormai conoscevano Rico come "Triz" per via della cicatrice che aveva sul labbro, procuratasi a dodici anni quando un poliziotto, per minacciarlo, gli tagliò il labbro con un coltellino tascabile. Da quel giorno in poi, il suo nome cambiò.

I due ragazzi salirono sulla metropolitana, a quell'ora quasi vuota se non per qualche barbone stravaccato sui sedili unti o qualche persona a ritorno dal lavoro, di notte Barcellona si trasformava nel più grande degrado umano in tutta Spagna.

Rico si appoggiò al palo giallo, controllando il portafoglio ormai sconquassato. Sei euro e qualche spicciolo, abbastanza per sigarette e accendino nuovo, forse non doveva nemmeno rubarne uno.

Il lavoro sembrava facile come tutti gli altri, si prende la droga e la si porta dall'altra parte della città, prendendosi un rischio enorme e una paga quasi nulla.

Peccato che non finì come tutti gli altri.

E qua la vita dei due ragazzi finì.

O forse iniziò.

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