Anno 737
Del pianeta Vegeta, ne era ormai rimasto solo il ricordo.
«Ha solo... Ha solo cinque anni.»
«Che importa, hai idea di chi stiamo parlando?»
«É pur sempre un bambino.»
«Manderebbero un bambino a conquistare pianeti? Su, chiamalo.»
«Ma-»
«Preferisci che Lord Freezer ci faccia finire all'altro mondo? Fa questa maledetta chiamata!»
Riluttante, il soldato dalla pelle a squame blu guardó negli occhi il suo compare, di tonalitá arancioni e riflessi verde brillante. Nonostante provenissero da posti completamente diversi, il loro destino sembrava avere ben poche differenze.
Il primo posó due dita sul suo scouter, premendo piú volte finché non raggiunse le coordinate e il contatto corretto.
Dei suoni informatici ben scanditi fecero da fondo al silenzio e al sospiro pesante dei due, ben consapevoli della notizia che da lí a poco avrebbero dovuto comunicare.
«Che c'é?»
Il tono scorbutico di quello che sembrava un ragazzino di dodici anni risuono nelle orecchie di entrambi.
«P-principe Vegeta?»
«Sei sordo? Ho detto, che c'é? Mi avete interrotto nel bel mezzo della cena.»
«C-ci dispiace disturbarla, ma vede, abbiamo delle notizie da riferirle. Lord Freezer in persona ci ha chiesto di chiamarla.»
«Ah sí? Giusto in tempo, abbiamo appena fatto piazza pulita sull'ultimo pianeta in cui ci ha mandato. Quali sono le nuove coordinate?»
«V-vede, non si tratta d-di questo.»
«La vuoi smettere di balbettare? Mi sto innervosendo.»
Il secondo soldato rivolse un'occhiataccia al primo, intimandogli di darsi un tono.
«Perché non glielo dici tu se hai il coraggio?!» rispose lui stizzitó coprendo il microfono con il guanto bianco a tre dita che indossava.
«Principe Vegeta, c'é stato un grave incidente.» riprese il secondo senza far trasparire nessun tipo di emozione o timore nelle parole pronunciate.
«Huh?»
«Suo padre, Re Vegeta III, é venuto a mancare qualche ora fa, insieme all'intero pianeta.»
«Ne sei sicuro?»
«Sí, signore. Pare che un enorme meteorite abbia raggiunto a grande velocitá il pianeta Vegeta, riducendolo in mille pezzi.»
«Non é sopravvissuto nessuno?»
«Nessuno, signore. Lord Freezer le manda le sue piú sentite condoglianze.»
«Capisco.»
Il tono di Vegeta non cambió, lasciando perplessi i due alieni, che non riuscirono a capire se il Principe dei Saiyan si trovasse in stato di shock o fosse rimasto impassibile alla notizia.
«Freezer ha richiesto il nostro rientro alla base?»
«Non ora signore, potete prendervi tutto il tempo che vi serve per affrontare questa dolorosa notizia.»
«E dovremmo starcene qui con le mani in mano? Non me ne frega niente se il pianeta é saltato in aria.»
«Ma, signore-»
«Ditegli di mandarci delle nuove coordinate. Se non lo farete voi, lo faró io.»
Un'ombra di terrore fece impallidire i loro volti. La fredezza della sua reazione e le imminenti minacce fecero venire la pelle d'oca ad entrambi.
«Ai suoi ordini, Principe Vegeta.»
«Bene, ora lasciatemi in pace.»
«Ci sarebbe un'ultima cosa, signore. Vede, gli scouter di Nappa e Radish, lí con lei, non sono di ultima generazione come il suo, e non saremo in grado di contattarli per riferirgli quanto appena detto sul conto del vostro pianeta. Lord Freezer ha chiesto che sia lei a comunicarglielo.»
Nonostante vi fossero migliaia di chilometri di distanza tra loro, i due alieni riuscirono a percepire perfettamente i denti di Vegeta digrignare e ad immaginarsi la sua espressione di disgusto. La cosa che detestava di piú al mondo, era ricevere ordini.
«Dovremmo riferirle un ultimo particolare.»*********
Circondati da carcasse di alieni e pozze di sangue fresco, Nappa e Radish ridevano sguaiatamente attorno ad un faló, addentando l'ennesimo pezzo di carne abbrustolita. L'eco delle loro voci si poteva sentire a metri di distanza. Intorno a loro, non vi era piú anima viva.
«Certo che questi cosí fanno veramente schifo.»«Ci é andata male, su questo pianeta ci si cibava solo di erbe e porcherie varie.» disse Nappa dando un vorace morso alla preda «Tuttavia, é pur sempre cibo.»
«Vegeta, ti unisci a noi?» chiese Radish intravedendo il Principe dei Saiyan uscire da una radura.
Nonostante Vegeta fosse il piú piccolo dei tre, gli altri due erano mossi da un senso di totale venerazione nei suoi confronti. La sua tenera etá non era niente in confronto alla sua posizione sociale e il suo giá immenso potere. Lui era quello che si poteva definite un guerriero di altissimo livello, un combattente di primordine, il piú temibile e forte della loro razza. I dati anagrafici tra Saiyan, contavano ben poco.
«Alzatevi, devo dirvi una cosa.»
Il tono freddo della sua voce non lasció trasparire nulla di buono, ma era pur vero che Vegeta non usava mai modi entusiastici per rivolgersi ad altri, neanche ai suoi compagni.
«Va tutto bene?»
«Dobbiamo rientrare alla base?»
«Volete farmi parlare?! Mi hanno appena chiamato dalla navicella di Freezer. Sembra che il pianeta Vegeta sia esploso.»
La calma della voce di Vegeta si mise in contrasto con la portata di quella notizia.
Guardó i due negli occhi, notando le loro pupille dilatarsi a dismisura.
Lo scoppiettio del fuoco dietro di loro fu l'unica cosa che si riuscí a sentire per diversi secondi.
«Ho chiesto di farmi mandare delle nuove coordinate quanto prima, qui abbiamo finito.»
«C-cosa?» la voce tremante di Nappa fu la prima a farsi sentire.
«Cosa non hai capito?»
«I-il nostro pianeta, non esiste piú? Com'é possibile?»
«Un meteorite lo ha preso in pieno.»
«Un meteorite? No, non é vero. Le nostre tecnologie riescono a prevedere cose del genere con facilitá, non é vero!»
Sconvolto, Nappa si mise le mani sulla testa calva senza riuscire a capacitarsi di quella notizia. Malgrado fosse il piú adulto, e avesse almeno quindici anni in piú di Vegeta, si mostró profondamente scosso in confronto a quello che sulla carta, era un marmocchio di cinque anni.
«C-che ne é stato dei Saiyan?» chiese Radish con un filo di voce e la bocca completamente arida.
«Non é sopravvissuto nessuno. Anche mio padre, il re, é morto nell'esplosione. Adesso, se avete finito di cenare, ripulite questo casino e riposate qualche ora. Domattina ripartiremo quanto prima possibile.»
«S-stai dicendo che, i miei genitori...»
«Insomma, si puó sapere cosa vi prende?!»
Vegeta ruggí cosí forte che i due si tirarono sulle schiene come se fossero stati colpiti da una frusta.
«Sí, il nostro pianeta non esiste piú, come altro devo dirvelo?! E se proprio vuoi saperlo, Radish, tuo padre ha tentato da solo di deviare la rotta del meteorite, evidentemente con poco successo.» concluse con una smorfia di dissenso.
Il Saiyan dalla folta e lunga chioma sentí gli occhi pungergli e un nodo attraversargli la gola.
«Mio padre?» chiese tentando di mantenere il tono piú fermo e calmo che avesse.
«Sí, Bardock, tuo padre. Quel guerriero di infimo livello ha tentato di respingere un immenso meteorite che neanche mio padre é riuscito ad evitare. Che si credeva di fare?» chiese retoricamente con un ghigno.
Radish strinse i pugni e tentó il piú possibile di trattenere le lacrime.
Era un Saiyan, in presenza del suo Principe, non gli era permesso di piangere per sé stesso, o per nessuno, nemmeno per la sua famiglia.
«Per lo meno, ci ha provato.» sussuró Nappa poggiando l'enorme palmo della mano sulla spalla del suo compare, un ragazzino di dodici anni o poco piú, che si era conquistato le prime linee con determinazione e forza, nonostante provenisse da genitori che venivano considerati guerrieri di basso livello.
«No, ha ragione Vegeta. Mio padre é stato un'idiota.»
«Ma cosa dici?»
«Lo hai sentito Nappa? Radish sa bene quello che dico. Avrebbe fatto bene a rimanere al suo posto invece di tentare di fare l'eroe. Ora avete finito col terzo grado? Ripulite questo casino.»
Rimasti soli, i due non fiatarono per diversi minuti, intenti a polverizzare ognuno degli alieni che avevano eliminato, cosí da rendere il pianeta conquistato intonso e perfetto per essere rivenduto.
«Ti confesso che a volte non riesco proprio a capire Vegeta. Forse é ancora troppo giovane.»
«Possibile che tu non abbia ancora capito? A lui interessa solo essere il migliore dei Saiyan, il piú forte di qualunque altro guerriero nell'intera galasia. Se tutta la nostra stirpe é stata eliminata da un banale meteorite, per Vegeta significa che non si trattava di guerrieri degni di far parte della nostra razza.»
«Ed é quello che pensi anche tu? Tua madre, tuo padre. Per fortuna tuo fratello é stato spedito da qualche parte prima che saltasse tutto in aria.»
«Chi? Quell'impiastro piagnucolone con un valore di combattimento quasi pari a zero? Non ho bisogno di essere associato ad un elemento del genere.»
«Sai bene che crescendo sará in grado di conquistare il pianeta di incapaci su cui é stato spedito. É pur sempre un Saiyan.»
Radish si mise a fissare la polvere davanti a sé, quasi come se potesse suggerirgli qualcosa di sensato per rispondere.
«Non ha importanza. Forza, finiamo qui, ho bisogno di farmi una dormita come si deve.»
Terminato di fare piazza pulita, si separarono per tornare alle loro navicelle e riposare qualche ora. Di Vegeta, non videro piú neanche l'ombra.
Seduto nella sua capsula, Radish sentí la tensione tornargli in corpo. Le mani si strinsero in pugni tremanti, pieni di una rabbia che fino a quel momento aveva cercato di far assopire in ogni modo.
Nonostante fosse diventato da poco un vagabondo dello spazio, sapere che della sua casa, dei suoi compagni e della sua famiglia non era rimasto altro che cenere, gli provocó un tuffo al cuore.
"No, no, non posso! Non devo! Sono un Saiyan, un orgoglioso Saiyan! I Saiyan non piangono, i Saiyan non sentono le emozioni. Cosa direbbe il Principe Vegeta? Cosa direbbe mio padre?"
Suo padre, Bardock.
Ripensó a ció che gli era stato riferito sul suo conto. Lui fu l'unico a tentare di deviare la rotta del meteorite, l'unico che si era fatto avanti per il suo popolo e aveva provato a salvare il pianeta con valore e dignitá. Una punta di orgoglio si fece strada nel petto di Radish, stroncata dal ricordo delle parole del giovane Principe dei Saiyan, per niente intenzionato a riconoscere il coraggio di un guerriero di basso rango.
Se solo avessero potuto vedere con quanta fierezza ed immensa forza, Bardock si era scagliato contro i tirapiedi di Freezer. Se avessero potuto sentire i loro scouter andare in tilt nel percepire un livello di combattimento mai visto prima. Se solo Radish avesse visto il suo ghigno soddisfatto, prima di soccombere davanti all'immensa Supernova, consapevole che almeno i suoi figli si trovavano in salvo, lontano da lí. Eppure, non poteva sapere e non avrebbe mai saputo.
Aprí i palmi tremanti, incapace di calmarsi, e con la vista annebbiata dalle lacrime. Tutto quello che sapeva sulla vita, glielo aveva raccontato sua madre, e tutto ció che sapeva sul combattimento, glielo aveva insegnato il padre. Mai piú avrebbe avuto l'occasione di sfidarlo, di allenarsi con lui, di sentire il suo timbro profondo dirsi fiero di aver visto suo figlio superarlo.I Saiyan non piangono, non supplicano, non mostrano emozioni, ma quella notte, su un pianeta lontano, Radish diede sfogo a tutto il dolore che si teneva dentro. Quella notte un guerriero fiero della sua stirpe, sentí il peso della sua etá e del suo sanguinoso passato. Quella notte, e quella notte soltanto, Radish desideró essere abbracciato da sua madre e suo padre. Quella notte, e mai piú.
STAI LEGGENDO
The one... with the tears of a young Saiyan
FanfictionAnno 737 Del pianeta Vegeta, ne era ormai rimasto solo il ricordo.