IV

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La villa del Senatore Alessiano ci accoglie illuminata docilmente da un fiume di candele e cosparsa di fiori bianchi e profumati. Cornelia cammina davanti a me, a braccetto con Tito, con il portamento e gli abiti di una regina. Tutti si voltano a guardarli, chinano il capo in segno di rispetto, salutano devoti.

Mi sento minuscola al loro cospetto, eppure li seguo cercando di tenere la testa alta: sono ospite gradita, indosso oro al collo, ai polsi e alle caviglie, Cornelia ha domato i miei capelli crespi in un'acconciatura elegantissima.

Non oso sperare di avere dignità pari alla mia domina, ma di certo non ho intenzione di farla sfigurare.

Alessiano è un uomo bellissimo. I capelli corvini spettinati ad arte, gli occhi azzurri e luminosi come un fulmine in mezzo a una tempesta. Saluta Cornelia con un inchino e un bacio affettuoso su ogni guancia, lei gli fa una carezza in viso: dall'intimità che trapela in ogni gesto si intuisce che sono amici da lungo da tempo. Scambia un abbraccio con Tito e poi il suo sguardo si posa su di me, curioso, divertito.

"Antonia, immagino. Ho sentito a lungo parlare di te," mi dice, prendendomi la mano e sfiorandola con un bacio elegante.

"Mi lusingate," riesco a mormorare, stregata dal suo carisma. "Il piacere è mio. Grazie per l'invito."

Alessiano annuisce e ci accompagna nella sala interna, dove la festa è già cominciata. C'è una tavolata imbandita con ogni tipo di cibo - carni succose e lucenti di grasso, uva rossa e bianca dai chicchi turgidi, frutti colorati ed esotici che promettono nettari dolcissimi - e bevande, tre musicisti da una parte, e poi una miriade di divani, cuscini, triclini, dove sono mollemente adagiati una trentina di ospiti ben vestiti, ingioiellati, la Roma che conta.

Mezza dozzina di schiavi e schiave si aggirano portando brocche e calici sui vassoi. Le ragazze sono nude, i volti coperti da maschere argentate con le forme di animali mostruosi, mentre i ragazzi sono a volto scoperto e indossano solo il subligacolo.

Quando una matrona che non conosco si sfila la parte superiore della tunica, offrendo i seni alla bocca dell'uomo seduto accanto a lei, non mi resta alcun dubbio sulla natura di questa festa.

Già si respira nell'aria il desiderio.

"Dolce Alessiano," dice Cornelia, trovando posto su un triclinio. "Sei, come sempre, un padrone di casa eccellente."

"Troppo buona, mia dea," risponde Alessiano in un inchino, e senza neanche guardare prende due calici dal vassoio di uno schiavo di passaggio. Ne porge uno a Cornelia e uno a me.

Bevo un sorso: il vino è rosso, ricco, mi scorre vellutato sulla lingua.

Mi siedo su un cuscino accanto al gomito di Cornelia, Tito invece si china a posare un bacio delicato sulla guancia della moglie.

"Il dovere mi chiama," mormora. Quando si accorge che lo sto guardando curiosa mi fa l'occhiolino e mi dice: "Ti affido mia moglie."

La risposta mi sfugge di bocca senza che io possa controllarla: "Oh, dubito di avere alcuna influenza su di lei."

Cornelia ride, ride anche Tito. Con un ultimo cenno alla moglie, lui se ne va assieme ad Alessiano per salutare altre persone importanti, e io svuoto il bicchiere d'un sorso. Subito, una schiava me lo riempie nuovamente.

Cornelia mi sfiora la spalla nuda. Quando alzo gli occhi su di lei, mi sta guardando seria, intensa.

"Se non sei a tuo agio, in qualsiasi momento, possiamo andare. Non abbiamo alcun obbligo," dice pianissimo, per farsi sentire solo da me.

La sua attenzione nei miei confronti è dolcissima, impagabile. Annuisco e spero che il mio sguardo le trasmetta la serenità che provo: la sua presenza mi rassicura, mi dà forza. Il mio posto è al suo fianco.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 29 ⏰

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