Questione di energie

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Roma ad agosto ha due anime.

C'è l'anima viva, alimentata dai turisti che brulicano per le vie del centro, affamati d'arte, di storia, di cultura, desiderosi di scoprire di più sull'Urbe, la capitale per eccellenza, la città che non muore mai.

E poi c'è l'anima morta, silenziosa, abbandonata durante l'estate da chi la popola per i restanti mesi dell'anno e che alla prima occasione la rifugge, per cercare l'agognata pace altrove.

La periferia di Roma d'agosto è morta, non è altro che deserto che, con la sua aria densa, rende difficile respirare.

Col caldo afoso del 10 d'agosto, notte di San Lorenzo, dove le stelle in cielo brillano un po' di più, Simone infatti si sente soffocare. Nemmeno andare in motorino per quelle strade vuote gli offre un po' di ristoro, perché l'aria è statica e gli pizzica la pelle, bollente, secca, urticante.

Simone è insofferente a quel caldo e non sa se sia davvero esagerato o se sia lui che fatica a tollerarlo, quella sera in cui lui, parliamoci chiaro, di voglia d'uscire non ne aveva neanche un po'.

È per questo che, pur avendo ben stampata nella testa la sua meta, appositamente allunga il suo viaggio, che da linea retta diventa un continuo zigzagare per le vie del suo quartiere, con l'obiettivo di ritardare il più possibile il momento dell'arrivo.

Chi mai può festeggiare il suo compleanno il 10 agosto? Simone pensava che nessun pazzo si sarebbe mai sbattuto per organizzare una festa in piena estate, complici le ferie e la voglia d'evadere dalla monotonia della metropoli, ma evidentemente si sbagliava: Chicca un'occasione per festeggiare non se la fa scappare per nulla al mondo.

E pensare che a lui non sta nemmeno molto simpatica Chicca. Al liceo si sono sempre a stento sopportati e, ora che il liceo è finito e che la ex 5^B ha concluso il suo percorso, pensava di non doverci avere più nulla a che fare. Difficile, molto difficile, quando si fidanza con uno dei tuoi migliori amici e si accolla come un polipo a ogni vostra uscita del sabato sera...

A onor del vero, Simone ha qualcuno da incolpare per la sua presenza quella sera: la sua amica Laura, la quale, complice anche per lei il fattore mal sopportazione della festeggiata, l'ha implorato di farle compagnia. Dopo svariate preghiere e promesse, Simone ha ceduto, se non altro per avere una base su cui ricattarla in un futuro e ricordarle di avere un credito nei suoi confronti.

L'appuntamento è alle nove e mezza, ciò significa che quando Simone parcheggia la sua vecchia vespa, Paperella, fuori in strada il sole è ormai già calato - dannato agosto, dannata estate che finisce, dannato alternarsi delle stagioni che si mangia le ore di luce. Fosse per Simone sarebbe sempre giorno, ché la notte gli mette un non so che di malinconico addosso.

Slacciato il casco, lo abbandona sulla sella della vecchia moto, il cui rivestimento in pelle è ormai usurato in più punti, e prende a rovistare tra le tasche dei suoi jeans in cerca dell'agognato pacchetto di sigarette.

Il Simone del liceo, quel ragazzino ancora curioso e illuso che il suo essere lì al mondo avesse un qualche scopo, lo lincerebbe se lo vedesse aspirare fumo da una sigaretta. Quel Simone però è ormai deceduto, è svanito nell'aria e al suo posto è subentrata un'immagine sbiadita di ciò che era, una disillusa, poco incline ai sogni, sicuramente più propensa ad avvelenarsi con un po' di nicotina solo per sentire i nervi distendersi per una manciata di secondi, il tempo di una breve combustione.

Il Simone dell'oggi, soprattutto quella sera, necessita di fumarsi una sigaretta prima di fare il suo ingresso in quel locale, dove tra l'altro probabilmente lo stanno già aspettando tutti.

Apre il pacchetto che ha in tasca e, dopo aver constatato che gliene mancano veramente poche - solo quattro, cazzo, deve subito rimediare o da quella serata uscirà sicuramente secco, o tuttalpiù con in corso una crisi d'astinenza da nicotina -, se ne porta una alle labbra e l'accende, dando subito una boccata, smanioso di sentire quell'amaro sapore del fumo sulla lingua, scendergli per la gola e aprirgli (o chiudergli? non che gli importi veramente) i polmoni. Espira una nuvoletta grigia, con essa le sue spalle da che contratte di rilassano.

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