Lightning in Manhattan: The Tale of Daiman Evergrael

CAPITOLO 1

Questa è la storia di una comparsa che si è alzata dall'ombra, trasformandosi in protagonista. È il racconto di come una donna ha ribaltato il destino già scritto per me, di come una semplice stretta di mano si è tramutata in un fugace, intenso amore. Nelle intricate vie della metropoli, dove ognuno sembra recitare un copione predeterminato, io ero soltanto un'ombra, uno sfondo in questa sceneggiatura urbana. Eppure, nelle pieghe apparentemente ordinarie del quotidiano, si celava l'inatteso, pronto a rompere gli schemi convenzionali. Tutto ha avuto inizio con una stretta di mano, un gesto apparentemente banale che ha innescato una catena di eventi destinati a trasformare la mia vita in un inaspettato romanzo d'amore.

Come tutte le storie che si rispettino anche la mia inizia in una giornata, una come le altre tra i palazzi di questa città che mi aveva cresciuto. Non sono mai stato una persona superficiale, ho sempre guardato ogni dettaglio, dalle semplici gocce di rugiada che bagnano i fiori sul mio davanzale al mattino, alle luci che si spengono alla sera emettendo quel fastidioso ronzio quasi impercettibile in una città in cui il silenzio è un'utopia ed è proprio questa mia attenzione ai dettagli che non mi ha sempre permesso di vedere il quadro generale e per me che ho sempre vissuto seguendo gli schemi che io stesso mi sono posto, ciò ha creato non pochi problemi.

Io sono Daiman Evergrael e sono il proprietario del Metropolitan museum of art a Manhattan, ho sempre pensato che l'arte fosse il miglior modo per esprimere ciò che si ha dentro, attraverso la scelta di un colore o una semplice pennellata sulla tela è possibile leggere l'animo delle persone che non ti permettono di leggere attraverso le parole e tutt'ora lo credo ma l'arte non è solamente dipingere, scolpire o scrivere perché l'arte può essere più semplice o più complessa di così potrebbe essere anche semplicemente il saper amare il sapersi donare all'altro o il sapersi esprimere.
Tutti i giorni vado a lavoro e cosi feci anche quella mattina, dopo essermi svegliato, ho percorso la città in una nebbia di pensieri, cullando l'idea che l'arte sia più ampia di quanto pensassi. Ho camminato tra le opere d'arte del museo, osservando la varietà di espressioni umane immortalate su tela o scolpite nella pietra. Ogni pennellata, ogni dettaglio mi parlava di passioni, dolori, gioie. Mi sono reso conto che l'arte non è confinata alle pareti del museo, ma vive nelle strade, nei gesti quotidiani di chi sa amare e si sa donare. Una cupa voce interruppe quel mio flusso di coscienza
"Evergrael! Che piacere vederti!" Disse poggiandomi quella grande mano fredda sulla spalla, era Patrick Smith il mio manager che tutte le mattine mi accoglieva con quel finto sorriso che precedeva solitamente una brutta notizia.
"Ciao Patrick, cosa succede oggi?" Dissi con un tono probabilmente scortese senza rendermene conto mentre lo guardavo negli occhi con sguardo serio
"Mi hanno chiamato dall'ufficio del giornale che voleva scrivere un servizio sul nostro museo e mi hanno chiesto di anticipare l'inaugurazione della nuova statua" disse guardandomi con sguardo quasi compassionevole, mi presi qualche secondo per pensare alla risposta e poi replicai: " è impossibile! Dovremmo cambiare i manifesti, comunicarlo alla stampa e...beh...insomma non si può fare!" Dissi guardandolo con lo sguardo fermo e serio. "Aspetta! Pensaci! Ci giochiamo l'intervista con l'Artnews! È uno dei giornali di d'arte più popolari d'America davvero vuoi rischiare di giocarti quest'intervista? Immagino il successo che potrebbe avere il nostro museo!" Colsi nelle sue parole della malizia, sapevo che se quest'intervista fosse andata bene il museo avrebbe avuto molti più fondi e quindi il suo stipendio avrebbe aumentato e questo lo sapeva anche lui. Patrick è l'unico che mi è sempre stato vicino e non è una cattiva persona ma rispetto a me aveva diverse priorità ,per lui la cosa più importante sono i soldi e la carriera per me non è cosi.

"Va bene ma sbrigatela con Blake, fate stampare i volantini e chiamate la stampa mentre io chiamo l'ufficio dell'Artnews" dissi avviandomi verso il mio ufficio mentre camminavo tra i quadri e le statue.
"Grazie! Grazie! Grazie!" I suoi occhi si illuminarono e io lo guardai senza esprimere alcuna emozione,poi mi diressi nel mio ufficio e chiusi la porta dietro di me. La stanza era spaziosa e accogliente con una luce calda e soffusa che tingeva di un arancione leggero i muri bianchi,sulla destra era presente una libreria su cui si potevano scorgere manuali di arte o enciclopedie storiche, la libreria era probabilmente di mogano anche se non mi sono posto il problema quando l'ho acquistata e sul pavimento era poggiato un morbido tappeto di un colore rosso acceso , se parlo al passato per riferirmi a questo ufficio è perché ora non è più mio o meglio non è più qui il mio ufficio ma ritorniamo alla storia. Come dicevo entrai nel mio ufficio e mi avvicinai alla scrivania piena di scartoffie prendendo il cellulare in mano e telefonando all'ufficio stampa dell'Artnews, uno dei più popolari giornali d'arte contemporanea in America il quale all'incirca una settimana prima ci aveva chiamato per chiederci di poter essere presente all'inaugurazione e che quella mattina chiamo Patrick chiedendo di anticipare l'inaugurazione della nuova statua del museo a cui loro avrebbero dovuto partecipare
"Salve, sono Daiman Evergrael" dissi con un tono profondo cercando di farmi percepire autoritario fin da subito "la chiamo per dirle che autorizzo l'anticipazione dell'inaugurazione. Sarà fatta oggi." Dall'altro capo del twlwfono sentii silenzio e poi una vivace voce femminile replicò "Salve signor Eveegrael! Sono Ella Jackson! La ringrazio di cuore! Sono la responsabile dell'articolo sull'inaugurazione e le prometto che non se ne pentirà!" aveva una voce allegra e acuta con un palese robo di allegria che tingeva le sue parole "Lo spero signorina Jackson" detto questo chiusi la telefonata e mi accomodai alla mia scrivania.