Capitolo 2•

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- SAM -

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- SAM -



Uscì dall'aeroporto con il cuore ancora in tumulto per l'emozione. La mia mente era in subbuglio, un mix di emozione e incertezza. Ero appena atterrata a New York per la prima volta.

Continuavo a chiedermi se avrei trovato ciò che stavo cercando.

Portavo con me il peso di una vita di scelte e rinunce. Ero quella della famiglia che non era riuscita ad andare al college perché ha dovuto aiutare sua madre con le spese. Ero quella che aveva imparato ogni lavoro possibile, cercando di mettere da parte qualche dollaro per un futuro incerto.

Ma non era mai abbastanza.

Avevo bisogno di trovare me stessa, di capire chi ero veramente. Avevo bisogno di superare la sensazione costante di essere un fallimento, di non aver fatto abbastanza.

Sono stanca di sentirmi persa, stanca di non sapere cosa voglio per il mio futuro

Forse, in questa città caotica, avrei trovato le risposte. Forse, tra le luci al neon e i suoni della metropoli, avrei scoperto chi ero veramente. Avevo bisogno di un nuovo inizio, di un punto di partenza per ricostruire la mia vita.

Era la mia prima volta qui, eppure, sentivo che questa città mi conosceva già. Sollevai lo sguardo e osservai i grattacieli che sembravano toccare il cielo. Strascinai le valigie lungo il marciapiede, il rumore delle ruote si scontrava con le crepe del cemento.

Davanti a me i taxi si allineavano come soldati in attesa di ordini, sollevai su il braccio e cercai di farmi notare. Uno dei conducenti si fermò, il suo volto apparve stanco ma gentile, gli fornì l'indirizzo e salì nel taxi caricando le valige.

Mentre ero in taxi attraverso le strade trafficate della città, guardavo fuori dal finestrino. Il cielo, e i rumori del traffico erano come una sinfonia caotica. Sfilai il cellulare dalla tasca e scrissi un messaggio a mia madre per avvertirla che fossi arrivata sana e salva. Gli inoltrai un video sporgendo il braccio fuori dal finestrino.

Ero finalmente qui, nel cuore pulsante di Manhattan

Arrivai davanti ad un condominio, un edificio alto di quattro piani. Le finestre erano rivestite di nero, e le scale di emergenza si snodavano lungo la facciata, una per ogni finestra. I mattoncini che componevano l'edificio erano di un caldo colore terracotta.

Mi guardai intorno sembrava un quartiere tranquillo tutto sommato.

Il tassista si fermò ed io scesi trascinando le valigie dietro di me con il suo aiuto. Entrai all'interno e guardai le scale che portavano all'ingresso dell'edificio e sbuffai imprecando sottovoce.

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