Capitolo 1

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"Il tuo nome, prego?"

"Diana De Giglio."

La donna dai capelli rossi si alzò dalla sua sedia girevole, recandosi nella stanza accanto. Ne uscì con una chiave in mano, su cui c'era scritto un numero.

"Stanza 136, edificio C."

Ringraziai la segretaria, per poi recarmi, valige in mano, verso la mia stanza. Attraversai quasi tutto l'edificio. Il cortile interno dell'università era affollato di studenti, molti intenti a parlare al telefono, altri a passeggiare semplicemente. Anche i corridoi erano pieni di gente, ed attraversarli senza pestare i piedi a qualcumo fu un'impresa, ma dopo un quarto d'ora buono, finalmente, arrivai davanti alla porta della mia camera. Inserii la chiave nella serratura, girandola due volte, prima di posare la mano sulla maniglia e aprire. Varcai la soglia che divideva il corridoio dalla mia camera prima di richiudere la porta alle mie spalle. Vidi che "l'appartamento" era diviso in tre stanze, ovvero due camere da letto e un bagno. La prima cosa che feci fu prendere dei vestiti di ricambio, prima di posare le valige dentro l'armadio, le avrei sistemate dopo. Avevo bisogno di lavarmi, sudavo da morire dopo aver corso per venti minuti in cerca della mia stanza. Entrai in bagno, mi spogliai, mettendo i miei vestiti dentro il cesto della roba sporca, ed entrai nella doccia.

"Cristo, è fredda.."

mormorai appena l'acqua cominciò a scorrermi sul corpo. Ma in poco tempo riuscii ad aggiustare la temperatura, e presi il bagnoschiuma da usare. Mentre mi ponevo il dilemma vaniglia o lavanda, sentii una porta aprirsi. Chiusi subito l'acqua, uscendo dalla doccia, e avvolgendomi in un asciugamano per coprirmi. Nel frattempo sentivo un rumore di passi nell'altra stanza, e cominciavo ad avere paura. E se fosse stato un rapitore? O peggio ancora un maniaco? Solo a pensarci mi venivano i brividi. Raccolsi tutto il coraggio che avevo in corpo, ed aprii la porta che divideva il bagno dalla camera da letto.

"Che cos..."

Un ragazzo, magro, castano, era seduto alla scrivania, il computer acceso davanti. Non appena sentì la porta aprirsi, si girò verso di me, scattando in piedi e cominciando ad urlare, cosa che feci anche io, stringendomi l'asciugamano d'istinto.

"E tu chi cazzo sei?" esclamò una volta finito.

"Potrei farti la stessa domanda!" risposi innervosita. Appena lui si rese conto che ero praticamente nuda, arrossì di colpo, e appena me ne resi conto anche io, diventai un peperone.

"B-Bene...Io sono Lorenzo e questa è la mia camera, tu cosa ci fai qui?"

"Questa è la mia camera, cosa stai dicendo?"

Ci guardammo confusi per qualche secondo, prima che io corressi di nuovo nel bagno per cambiarmi. Mentre cercavo di infilarmi il più velocemente possibile i vestiti, sentii il ragazzo, che aveva detto di chiamarsi Lorenzo, bussare alla porta.

"Che stai facendo?"

Imbarazzatissima, risposi:"Mi cambio, così andiamo in segreteria a sistemare questa spiacevole situazione." Poi uscii, con dei vestiti puliti addosso. Senza proferire parola, corremmo insieme verso la segreteria, dove la signora rossa stava sistemando dei documenti.

"Ci dev'essere stato uno sbaglio nell'assegnazione delle camere. Sono capitata in stanza con un ragazzo..." dissi cercando di mantenere tutta la compostezza possibile e non far trasparire il mio imbarazzo. Spiegai alla donna la situazione, tralasciando il fatto che io mi trovassi nuda sotto la doccia quando Lorenzo era entrato.

"Si, credo ci sia stato un errore nell'assegnare i dormitori, di solito assegnamo le camere solo a due ragazze  o a due ragazzi, ma purtroppo non possiamo rimediare, quest'anno siete dispari, e non ci sono altri posti liberi. Arrivederci."

Rimanemmo entrambi basiti da quella risposta.

"Ma-"

"Arrivederci." ripetè fredda.

Non avevamo altra scelta.

Avremmo dovuto convivere.

Ritornammo nella "nostra" camera e lui si sedette alla scrivania, io mi sdraiai sul letto. Eravamo entrambi troppo in imbarazzo per dire qualcosa. Ma poi dopo cinque minuti lui decise di spezzare il silenzio.

"Non mi hai ancora detto il tuo nome..."

"Uh...Io sono Diana."

"Ehy, bel nome. Io comunque sono Lorenzo, ma credo di avertelo già detto. Bene, visto che ora abitiamo qui insieme, dobbiamo stabilire delle regole."

Arrossii completamente appena lo disse. Ero davvero un problema per lui, tanto che voleva stabilire delle regole? Ma d'altronde aveva ragione, delle regole erano necessarie. Annuii lievemente con la testa, e lui continuò.

"Allora, prima regola: non dobbiamo sentirci in imbarazzo tra di noi. Seconda, uh, puoi scegliere il letto che vuoi. Terza: non farti problemi a chiedermi qualsiasi cosa."

Rimasi stupita dalle sue parole, pensavo avrebbe detto cose come "non invadere il mio spazio", e invece sta cercando di essere il più disponibile possibile. Alzando la testa vidi che era ancora più rosso di me. Trattenni una risata nel vederlo più in difficoltà di me, stava farfugliando parole a caso, gesticolando.

"Okay,  grazie, allora...Prendo questo letto, okay?"

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