Forget me not

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Forget me not.

Louis comincia a contare le settimane. Hanno detto loro due mesi, tre al massimo (ma quando ti viene detto che qualcuno che ami sta morendo, cos'è un altro mese? Se ne sarà andato entro l'anno prossimo, non importa quello che fai.) e, quando spuntò il 30 Giugno dal calendario, si chiede come diavolo faccia Harry a comportarsi come se non fosse successo nulla. Sono stati 15 giorni.
Hanno ancora 11 settimane (al massimo).
I numeri sono scritti così piccoli che, se fossi strabico, sarebbe come guardare nient'altro che una massa informe di rosso nell'angolo della casella. Non vuole che Harry lo veda, non vuole fargli sapere che non ci sarà più un Harry Styles nel mondo entro 11 settimane. Sul serio, come lo si può mettere sulle spalle di un diciannovenne? Non è giusto. Nulla di tutto questo lo è.
"Tè?"
Harry è appoggiato allo stipite della porta, un berretto a coprire i suoi ricci e Louis si chiede quanto tempo sia stato fermo lì. Quanto tempo avrà finché non potrà più stare lì.
L'intero dannato mondo non è giusto.
Louis annuisce, costringendosi a sorridere, perché cos'altro può fare? Non è Dio e non fa nemmeno miracoli.
(la sua pelle era sempre stata così pallida?)
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"Louis, mi fai un favore?"
"Cosa?"
"Non trattarmi come se fossi fatto di porcellana."
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E' sorprendentemente soleggiato per l'Inghilterra. Cosa ancora più sorprendente è il fatto che hanno un giorno libero, possono godersi il calore senza dover stare seduti ore e ore a firmare autografi, o qualcosa di simile.
Sono ritornati nel Cheshire e Louis sa che non sarebbe dovuto andare, sa che sarebbe dovuto andare a Doncaster e lasciare Harry da solo con la sua famiglia, ma è egoista. Non vuole perdere di vista Harry neanche per un secondo, cosa succederebbe se?
Anne non sembra dargli molto peso però. E' come se sapesse che sta succedendo qualcosa (che è impossibile dato che ricorda chiaramente quando Harry l'ha pregato di non dire niente a lei, Robin e Gemma. Non vuole farli preoccupare.) e gli dà il benvenuto a braccia aperte, chiedendo se sarebbero stati nella camera di Harry o nel bungalow.
Hanno scelto la camera di Harry.
("Va tutto bene, Lou. Abbiamo un sacco di tempo per ritornare al bungalow prima che... hai capito.")
Louis si domanda se sa che rimangono solo nove settimane.
.

Il parco è carino in questo periodo dell'anno. Tutto è così verde, fresco e nuovo e Harry pensa che forse gli potrebbe mancare. Tutto è vivo.
"Avrei voluto portare i miei figli qui." mormora.
Le dita di Louis scorrono su quelle di Harry, stringendole e non lasciandole. "Racconta."
"Gli sarebbe piaciuto, penso. Spero." Louis annuisce in segno di incoraggiamento, confessandogli che sì. Gli sarebbe piaciuto. "E giocherebbero. A calcio, o inseguirebbero un fresbee, o qualcos'altro. Il sole splenderebbe, proprio come oggi, e gli prenderei un gelato dal camioncino e in qualche modo non ci saremmo fatti riconoscere. Non ci sarebbero telecamere, paparazzi, solo noi. Divertendoci, e... e Darcie si sarebbe lamentata perché fa troppo caldo, e Leo la l'avrebbe presa in giro per il suo comportamento da femminuccia, e alla fine saresti tu a fare i conti con loro perché io farò il padre figo, okay?"
Gli alberi iniziano a confondersi insieme, come gli occhi di Louis ad offuscarsi.
(Dopo ciò, comincia a contare i giorni.)
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Cinquantasei si tramutano in quarantanove, poi quaratadue quando il loro tempo fu riempito da registrazioni, prove e vendite promozionali. Harry passa il Martedì mattina rigettando nel bagno mentre Louis gli accarezza la schiena con una mano e mantiene i capelli lontano dalla fronte con l'altra.
"Faresti meglio a indossare le bretelle al mio funerale oppure ti perseguiterò fottutamente, Tommo, giuro."
"Non dirlo."
"...mi dispiace."
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"E un grande regalo per voi ascoltatori di Radio One, abbiamo i ragazzi degli One Direction in studio oggi! Come va ragazzi?"
Liam sorride, risponde come al solito "Stiamo tutti bene, grazie. Tu invece?" e ignora volontariamente i due alla sua sinistra che si stanno facendo piedino.
"Bene, è fantastico. Vi aspetta un anno molto impegnativo, ho ragione?"
"Sì è vero." è la volta di Zayn, sporgendosi in avanti e appoggiandosi sui gomiti quando parla nel microfono.
"Il nuovo singolo sarà fuori il prossimo mese, seguito dal nuovo album tra... tra quanto Liam?"
"E' tra circa 12 settimane, quindi tra almeno due mesi"
"Sì, due mesi. Poi saremo in tour, quindi ci aspettano molte prove. Abbastanza impegnativo, sì."
"Com'è tutto questo per te, Harry?" chiede Nick, rivolgendo la sua attenzione verso il ragazzo con un soffice rossore sulle guance e un ventenne compiaciuto seduto al suo fianco. "Ho sentito dire che sei stato un po' male di recente, adesso va tutto bene?"
Harry si schiarisce la gola, strofinando le mani sulle ginocchia del suo completo di denim quando dice quello che ha detto molte volte precedentemente. "Sto migliorando. Non completamente, ma sto definitivamente migliorando. E' stata un'intossicazione alimentare, penso... l'ultima volta che Louis ha cucinato la cena." aggiunge con una risata, forzata e dolente per Louis da sentire, ma sembra perlopiù credibile.
Prova ad essere offeso, lo è realmente. Riesce persino a farsi uscire un piccolo "Hey!" di protesta per il bene della radio, ma dentro vuole piangere. Vuole urlare. Vuole fare qualcosa per far capire a tutti che non sta bene. Non è tutto un arcobaleno e un raggio di sole, e lui odia che sia l'unico a conoscenza del fatto che quando arriverà il momento del tour, non ci saranno più gli One Direction.
Ma Harry vuole che lo sappiano meno persone possibili, così Louis rimane zitto e lascia che le punte delle sue dita tocchino il ginocchio di Harry.
Per quaranta giorni, è qui.
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