Il colore del dolore

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Rosa lo guardava ogni giorno da lontano da quasi una settimana, ritraendolo sul suo foglio bianco senza che lui se ne potesse rendere conto, mentre quello sconosciuto continuava a fissare quel lago ormai asciutto, con uno sguardo nostalgico che l'affascinava. La barba ormai incolta da tempo immemore e il grosso sigaro sempre in bocca le facevano immaginare che sedesse su quelle vecchie barche di legno in attesa di qualcosa ormai definitivamente e inesorabilmente perduto, ma con la speranza di chi non può arrendersi all'evidenza.

Rosa passava ore su quel pontile cercando di catturare ogni minima sfumatura di quel paesaggio apparentemente surreale e di quel viso così imperscrutabile, eppure non riusciva mai ad essere soddisfatta del risultato, come se il suo pennello non riuscisse a catturare realmente quella sensazione nostalgica che invece lei percepiva così preponderante sul viso di lui. Le mani segnate dalla fatica, le rughe sul viso nascoste in parte dalla barba che però non riusciva a mascherare davvero la sofferenza di un uomo provato dal tempo. Più lo guardava e più il desiderio di capire cosa c'era dietro quello sguardo cresceva in lei: avrebbe voluto andare da lui per parlargli e magari scoprire la verità, ma il suo carattere schivo e riservato le impediva di avere la sfacciataggine di farlo.

Quell'uomo arrivava tutti i giorni alla stessa ora, camminava sul vecchio muretto di pietre e poi si sedeva su quella antica barca blu a remi, di un blu tanto acceso da apparire quasi stonato in quel paesaggio così stranamente dai colori tenui, ma che sembrava richiamare il cielo e il lago che invece era ormai asciutto. Lui rimaneva lì per ore fumando il suo sigaro, a volte si sdraiava nella barca, scomparendo dalla vista di Rosa e lei immaginava fissasse il cielo, abbandonandosi nel dolce ricordo di qualcosa ormai tristemente perduto. Non era semplice dare un'età a quell'uomo, sembrava sulla settantina, ma lei aveva la strana sensazione che in realtà fosse ben più giovane e che fosse il sole e la fatica a farlo sembrare decisamente più grande. Certo per Rosa, poco più che ventenne, chiunque non avesse la sua età le sarebbe sembrato troppo anziano, ma nonostante questo rimaneva semplicemente affascinata da quel suo sguardo, quasi dello stesso blu innaturale di quella barca, nonostante la patina di tristezza che da lontano sembrava velarlo.

Rosa immaginò che quell'imbarcazione fosse stata dipinta dal suo amore perduto, facendo un omaggio agli occhi dell'uomo che amava e che per questo lui tornasse lì ogni giorno: per sentirla ancora vicino e quasi riuscire a percepire il suo abbraccio anche quando ormai non c'era più, ma sapeva che probabilmente erano solo le fantasie romantiche di una sciocca ragazza.

Una domenica però, mentre attendeva ormai ansiosa il sopraggiungere del suo uomo, si accorse che lui tardava e questo le sembrò strano. Lasciò il cavalletto senza un vero motivo, dando seguito a un tumulto del cuore e seguendo semplicemente il desiderio di avvicinarsi e vedere. Per la prima volta si arrampicò sul muretto, camminò lì sopra fino a raggiungere la barca e quando arrivò lo trovò lì, disteso, mentre guardava il cielo e lasciava cadere le lacrime di lato al suo volto. A tale vista Rosa trasalì non immaginando di ritrovarselo davanti e lui, stupito di vedere quella ragazza lì, scattò seduto girandosi verso di lei e fissandola con fare interrogativo.

Aveva davvero dei begli occhi, da vicino si apprezzavano certamente meglio e Rosa li notò subito, ma allo stesso tempo quelle lacrime le fecero sentire ancor di più la sensazione di malinconia, che da lontano aveva potuto soltanto percepire e senza neanche rendersene conto lei proruppe in lacrime, senza volerlo e saperlo impedire, lasciando quell'uomo ancor più stupefatto.

Mezz'ora dopo, mentre quell'uomo continuava ad osservare la sua barca, seduti entrambi al tavolino del bar a bordo lago sorseggiando un thè caldo, Rosa gli aveva spiegato che era stata toccata dal suo sguardo e da quella patina di dolore che lasciava trasparire, senza che neanche lei sapesse spiegare davvero il perché, ma solo immaginando una storia triste di lui e del suo amore perduto.

Lui la guardò, le sorrise con fare indulgente, per un attimo pensò di raccontarle la sua storia, ma poi prese il portafogli, mise i soldi della consumazione sul tavolo e alzandosi, semplicemente, le disse:

- Sii felice bambina. La vita non ti servirà facilmente due occasioni per esserlo davvero. Cogli la tua occasione, così che nessuna ragazza mai dovrà piangere un giorno contemplando il tuo dolore.

Rosa lo guardò andar via senza avere il coraggio di fermarlo o chiedergli nulla, però quel giorno riuscì a terminare il suo dipinto, dandogli quel colore che sapeva della stessa triste malinconia che vedeva riflessa sul volto di quell'uomo così schivo, abbandonandosi all'idea per la quale forse quella triste storia, che aveva soltanto potuto immaginare, non fosse così distante dalla realtà.

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