Venticinque anni di matrimonio

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Venticinque anni di matrimonio

Palazzo Jarjayes, 1815

"André sei pensieroso, c'è qualcosa che ti turba?"

Sento lo sguardo di Oscar addosso, piega un poco la testa da un lato e mi sorride, di quel suo sorriso a metà, quello che ha solo lei.

"No, nulla! ... Solo che a volte i ricordi riaffiorano all'improvviso."
Mi stringo a lui e domando: "Sentiamo, a cosa stai pensando?"
Poso un bacio sulla sua nuca e sussurro: "Questo posto non ti ricorda nulla?"
"Certo che si. Un giorno di tanti anni fa su questo prato facemmo a pugni ..."

Sento la voce allegra di Oscar, acuta senza essere eccessiva, femminile ma bassa, un timbro particolare, curato da anni di esercizio.

"Già ... eri confusa, non sapevi se vivere come un uomo o come una donna." Le mie labbra sfiorano i suoi capelli, la stringo ancora di più. "Ricordo che montasti sul tuo cavallo e scappasti via."
"Mi facesti arrabbiare! ... Avevo ascoltato la tua conversazione con mio padre ... lo sai."
"Si, lo so, ma non sai che urlai con tutte le mie forze di fermarti e di diventare una donna, la mia donna." Aggiungo fiero, anche se un poco imbarazzato.
"E lo sono diventata!"
"Ti desideravo già allora. Ti amavo già allora."
"L'ho capito in seguito." mi allontano appena dalle sue braccia, ci perdiamo nei nostri sguardi. "Andrè, nonostante che siano trascorsi tanti anni, io ti amo ancora ..."
"COSA?! Urlo scandalizzato. "Come sarebbe, nonostante? Forse pensavi che con il tempo non mi avresti amato più?"
Osservo Oscar, mi sono alzato sui gomiti per sovrastarla appena. "Io non smetterò mai di amarti."
"Ma cosa dici sciocco?! Solo che mai avrei immaginato che a distanza di venticinque anni dalle nostre nozze io ..."
"Tu?!"
"Sono tanto felice Andrè! Grazie per avermi resa felice!"

Vedo Oscar sorridere imbarazzata, le gote un poco arrossate. È vero, sono passati venticinque anni ma noi ci amiamo ancora.

"Oggi ricorre l'anniversario del nostro matrimonio. Sono ben venticinque anni ..."
"Un quarto di secolo."
"Gli eventi ci hanno travolto ..."
"Ma siamo sopravvissuti all'orrore della rivoluzione ..."
"Si, ma adesso non voglio che diventi triste, piuttosto pensiamo alla bella famiglia che abbiamo."
"Due figli e due nipoti."
"Vero! Io e te nonni, ma ci pensi?"
"Oh beh ... quaranta tre anni fa in questo posto mai avrei immaginato che avrei vissuto come una donna, che ti avrei sposato, avuto ben due figli da te e due nipoti! Ih ih ih ... Però Grandièr ce la siamo cavata bene!"

Vedo Oscar sorridere, la amo quando fa così. Veloce, brillante

"Benissimo, direi ..." la porto sotto di me e la bacio con passione .... Piano i baci si trasformano, diventano passionali, le mani si muovono come animate di vita propria, la voglio, la desidero come allora. Ma adesso è mia, siamo una famiglia.






"Padre, Madre ... dove siete?!"

Mi allontano di scatto da mia moglie, mi ricompongo, infilo la camicia nei pantaloni e mi rimetto su. Tendo le mani ad Oscar e dico: "Su, presto, alzati e datti una sistemata!"
Con voce giocosa sussurro: "Cosa ti prende!? Ti sei spaventato?"
"Tu invece no!? Non è decoroso farci trovare in certi atteggiamenti!"
"Ci stavamo baciando ..." rispondo mentre mi sistemo gli abiti.
"Si, ma non siamo presentabili ..."

"MADRE ..."
"Eccoli ... sono sulla collina! Andiamo da loro!"


Vediamo i nostri figli, Sophie e François con i loro consorti.

"Madre, Padre, Vi stiamo aspettando per dare inizio alla cena in Vostro onore."
"Sono arrivati anche i nonni?"
"Si. Nonno Augustin e nonna Marguerite sono in casa con i bambini ..."
"Dai Oscar, sbrighiamoci! Non dobbiamo far arrabbiare il Generale!"
"Ah ah ah .... Arrabbiarsi mio padre?! Ma se in questo momento è felicemente in compagnia con i suoi adorati nipotini!"
Afferro la mano di mia moglie. "Beh abbiamo una piccola riunione di famiglia e i nostri ospiti hanno già atteso molto. Andiamo!"
"Ma quanta fretta Andrè! Ah ah ah ..."


Marguerite ed io giochiamo con i nostri nipotini, il più grande ha appena compiuto tre anni, il più piccolo ha pochi mesi, sussurro: "C'è da dire che Sophie e François non hanno perso tempo e hanno generato ben due maschi."
"Già! Nulla a che vedere con i loro genitori che hanno atteso vent'anni!"
"Marguerite, nonostante i nostri nipoti siano diventati genitori così presto, debbo ammettere che se la cavano abbastanza bene e poi ..."
"E poi?" domando curiosa mentre osservo il mio Augustin, il bisnonno Augustin, giocare con questi bimbetti.
"Sono felice di non aver atteso molto tempo per avere la certezza che il nostro nome non sia finito con Oscar. Marguerite, abbiamo la nostra discendenza e ..."
"Eh?!"
"Un erede."
"Lo sapevo! Augustin nemmeno il tempo ti ha cambiato! Ih ih ..."
"Marguerite sei sempre tanto bella ..."
"Grazie Augustin."




Entriamo nel salone, il Generale e Madame Marguerite contemplano i piccoli di casa. "Buona sera Madame Marguerite, Generale!" Saluto compito e gentile i miei ormai anziani suoceri.
"Buona sera André!" precedo mia moglie, mi avvicino a mia figlia, porgo la mano e sussurro: "Felicitazione figlia mia!"
"Grazie padre ..."
Poi stringo la mano a mio genero. "Tantissimi auguri André! Sono trascorsi ben venticinque anni dalle vostre nozze. Grazie figliolo!" Sento la stretta forte e ferma di mio suocero, nonostante l'età è rimasto un uomo deciso e fiero.
"Oh ... Generale, Voi mi avete sempre considerato come un figlio ed io Vi sarò sempre grato." Sento una vocina ...
"Nonno!"
Prendo tra le braccia il piccolo André, lo bacio. "Vieni dal nonno!"
François continua: "Che ne direste se ci accomodassimo a tavola?!"


La famiglia è riunita a tavola, dopo la cena il Generale solleva il calice e dice: "Come capo di questa famiglia, dall'alto della mia ormai avanzata età, ho visto questi ragazzi crescere, da bambini diventare ragazzi, adulti ed ora anche loro nonni. Li ho visti litigare, cercarsi, evitarsi, innamorarsi. Li ho visti amici, fratelli, amanti e poi sposi, genitori ed ora nonni. Ragazzi, perché per me voi sarete sempre i miei ragazzi, dopo venticinque anni di vita coniugale posso solo augurarvi di trascorre ancora tantissimi anni di felicità! Auguri figli miei!"
Alziamo i calici e brindiamo ai miei figli, perché per me Andrè è come un figlio.

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