Il conforto della pioggia

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Mia madre morì il giorno dopo il mio compleanno, il 15 novembre. Combatteva ormai da due anni con un tumore polmonare al terzo stadio, diagnosticato troppo tardi. Il giorno del suo funerale rimasi ad aspettare fuori, sotto la pioggia. Non volevo che l'ultimo ricordo che avevo di mia madre fosse il suo funerale. Allora rimasi seduta sulle scale della chiesa, a fumare una sigaretta dopo l'altra per calmare l'ansia che mi stava logorando dentro, e a osservare in modo indifferente una pozzanghera che si era formata poco più in là sulla strada. In quel momento avevo mille paranoie che mi ronzavano in testa, e troppo assorta dai miei pensieri, non mi resi conto che il funerale era finito finché una voce non mi risvegliò dallo stato di trance in cui ero.

X: "La mamma sarebbe stata felice se avessi partecipato al SUO funerale."

Era mio padre Adriano. Mentre pronunciò quelle parole sottolineò la parola "suo" per farmi sentire in colpa. E ci riuscì perfettamente.

"Onestamente non voglio vedere mia madre in una bara. E nemmeno tutte le teste di cazzo che la rimpiangono solo quando se ne è andata."

A: "Perché devi sempre comportarti da egoista?"

Dopo aver detto quella frase si allontanò ed andò da mia zia che gli fece le sue più sentite condoglianze. La stessa zia che quando non c'era mia madre sparlava di lei. Ed ecco le teste di cazzo che intendevo prima.

Non so bene il motivo, ma le parole di mio padre mi rimbombarono in testa.

Perchè devo sempre comportarmi da egoista?


"Che palle ma perchè in sta casa di merda non prende mai un cazzo" Non so bene a chi stessi parlando visto che ero da sola sul divano a guardare la tv, forse al gatto.

Guardai il blocco schermo del cellulare, 15 novembre. Erano passati esattamente due anni dalla morte di mia madre, ed io, invece di portare dei fiori alla sua tomba, stavo dentro casa a deprimermi e ad ascoltare il rumore della pioggia. In un modo o nell'altro trovavo conforto in essa, mi faceva compagnia quando dentro casa era tutto silenzioso, e per una persona paranoica come me, il silenzio è assordante.

Stavo guardando il soffitto da ormai cinque minuti, quando mi arrivò una chiamata dalla mia migliore amica Stella.

"Pronto?"

S: "SELENE SEI IMPEGNATA DOMANI?"

"E' giovedì, che devi fare?"

S: "Lo so che ci sta scuola e bla bla bla, ma domani sera ci sta un rave e alcune mie conoscenze ci vanno, quindi volevo chiederti, e se ci andassimo anche noi?"

"Ci sta scuola il giorno dopo"

S: "Daii un'assenza non farà male a nessuno"

Ci pensai su prima di rispondere. Alla fine avevo buoni voti senza nemmeno impegnarmi e i prof mi adoravano, in più non avevo nient'altro da fare.

"E va bene, ma prima vieni a casa mia e ci prepariamo insieme che non so come vestirmi, intesi?"

S: "SISI VA BENE, GRAZIE SELE TI VOGLIO BENISSIMO, CIAO CIAO"

Mi scappò una risatina a sentirla così felice

"Ciao, anche io"

attaccai la chiamata e mi rimisi a fissare il soffitto. I miei occhi si fecero piano piano sempre più pesanti, e senza nemmeno cenare mi addormentai sul divano con la tv ancora accesa, su qualche canale di cui non sapevo nemmeno l'esistenza.

Driiiiin.

Driiiiin.

Aprii gli occhi di scatto, presi il telefono e guardai l'ora, 5:50. Mi alzai dal divano dopo due minuti e mi incamminai verso la cucina per fare colazione. Presi i primi biscotti che trovai in dispensa e poi mi diressi verso il frigorifero per prendere il latte. Si, lo bevevo direttamente dal cartone, e allora? Tanto abitavo praticamente da sola e mio padre non lo beveva vista la sua intolleranza al lattosio.

Riandai poi sul divano, e mentre mangiavo i biscotti, mi misi a scorrere su tutti canali tv, finchè non arrivai su un canale che trasmetteva cartoni animati. Ero talmente esaurita che mi misi a guardare "Lo straordinario mondo di Gumball". Finiti i miei biscotti riportai tutto in cucina per poi andare in bagno. Chiusi la porta e mi guardai allo specchio, ero letteralmente un mostro. I miei capelli neri facevano apparire la mia pelle ancora più bianca del solito, e i miei occhi azzurri erano contornati da due occhiaie viola molto marcate.

Ho visto cadaveri molto più in forma di me.

Mi lavaii il viso con l'acqua gelida cercando di darmi una rinfrescata, e tentando di non sgocciolare per terra afferrai l'asciugamano tamponandolo delicatamente sulla faccia. Presi le creme più costose che avevo ed iniziai a fare skincare. Odiavo avere qualsiasi tipo di imperfezione. Una volta finita afferrai il correttore, la cipria, il mascara, una spugnetta e un pennello. Iniziai a mettermi il correttore con la spugnetta per coprire le occhiaie, poi con il pennello passai la cipria per fissare il correttore ed infine applicai il mascara. Fortunatamente avevo delle ciglia lunghe e quindi ottenni un bel risultato. Dopo aver contemplato allo specchio se fossi reale o no, andai in camera mia per prendere dei vestiti puliti e ritornai al bagno per cambiarmi. Indossavo dei jeans neri baggy a vita bassa, una cannottiera nera semplice che mi arrivava appena sotto l'ombellico ed una felpa oversize bianca con delle croci nere sopra. Guardai l'orario sul telefono, 7:20. Mi misi le mie amate converse nere, infilai il giacchetto, presi lo zaino che avevo fatto il giorno prima appena tornata a casa, il telefono, le sigarette con l'accendino e le chiavi, per poi uscire di casa. Non avevo voglia di prendere l'autobus, quindi mi feci tutto il tragitto a piedi ascoltando musica con le cuffiette che mi ero messa nello zaino.

La scuola non era molto lontana, ci misi più o meno 20 minuti, infatti quando arrivai al parco davanti scuola erano le 7:42. Dovevo entrare alle 8, quindi mi misi su una panchina a fumare aspettando che arrivasse anche Stella. Non vedendola arrivare dopo un quarto d'ora, decisi di chiamarla e mi rispose subito.

"Stella ma dove sei? Fra 5 minuti suona"

S: "SONO PRATICAMENTE QUI DAVANTI" Mi rispose col fiatone

"Ma hai corso?"

S: "Potrei aver perso...l'autobus." Cercò di riprendere fiato tra una parola e l'altra

Alzai lo sguardo per cercarla e la vidi, così le feci cenno con la mano per farmi notare.

"Vabbè ciao, muoviti"

Attaccai la chiamata e la guardai correre goffamente verso di me.

"Alla buon ora" Sorrisi per prenderla per il culo

S: "Zitta ti prego ed entriamo"

Mi alzai dalla panchina e ci incamminammo verso scuola.

"Hai studiato qualcosa per oggi?" Domandai mentre entravamo a scuola

S: "No, tu?"

"No"

S: "Cominciamo bene"

Andammo in classe dove c'era già la prof di fisica a fare lezione.

Giuro che se mi interroga prendo una pistola, vado in bagno e mi sparo.


ANGOLO AUTRICE

Scusate per gli errori ma è la mia prima storia, quindi se avete qualche critica da fare è ben accetta! :) Scrivetemi nei commenti se vi è piaciuta e se vorreste un continuo ^^

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