Primo - e unico - capitolo.

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Caro Marco,
forse dovrei chiamarti ''papà", ma non farebbe piacere né a me e tanto meno a te; inoltre non credo che tu ti riferisca a me chiamandomi "figlia", quando ne hai l'occasione.
Magari per te sono sempre stata "Giulia, Giulietta, Giuli".
O magari non ero niente.
Ricordo benissimo quel giorno, dieci anni fa: tu e la mamma stavate litigando, come sempre, ma quella volta si trattava di un litigio più intenso, e parlavate - se così si può definire ciò che stavate facendo - di me.
Sapevo, e tuttora so, di non essere la figlia modello, ma non mi è mai importato, perché combinando guai, io mi divertivo. E anche tanto.
Il primo si verificò quando avevo tre anni: presi il gatto della vicina e lo cosparsi di tempere..ah, no, era vera e propria vernice!
Ero così entusiasta.
La prima cosa che dicesti, quando mamma ti riferì l'accaduto, fu:
"Dove diavolo hai preso dei barattoli di vernice? E con i brillantini, poi!"
Non risposi, e mai - mai! - lo feci, anche anni dopo.
Mi scappò una risata silenziosa..anche oggi, scrivendo, mi vien da ridere.
Sono sempre stata sveglia, fin da piccola.
Ricordo anche quella volta in cui mi beccai un ceffone - da te - per aver tirato i genitali di Giacomino.
Fu doloroso, per lui.
Io invece non provai nessun tipo o sfumatura di dolore, egli era da tempo remoto mio amico; inoltre la tua mano era stata gentile, con la mia guancia.
La sai una cosa? Non mi pento di nulla, né di aver fatto quel dispetrto al gatto della vicina, - tremendamente antipatici entrambi - né di aver tirato le palle - e il resto - a Giacomino.
Non che fosse antipatico, quel bambino, semplicemente mi chiamava "mia dolce Giulia", cosa che a me, ovviamente, infastidiva tantissimo, non tanto per il "mia", bensì per il "dolce".
Non sono mai andata d'accordo con i ragazzi.
Anche ora, infatti, nessuno di loro è interessato a me.
Non che io non sia bella, se non addirittuta affascinante/attraente, ma sono anche abbastanza intelligente da poter capire che gli uomini servono solo a divertirsi.
E quando uno di loro ha intuito la mia superiorità, ha avvisato gli altri, e la voce si è sparsa velocemente.
Sono un branco unito, quei bastardi.
Tengo a precisare che per divertimento intendo: farsi corteggiare, fare un po' le sgualdrine, farli innamorare, lasciarli, e godersi la loro fase depressiva e infine il loro suicidio.
Per quanto io possa essere favolosa, sono anche tremendamente egoista: - chissà da chi ho preso, oddio - non ti ho cercato per ben dieci anni, e mi giustifico dicendo che lasciare una figlia e la propria moglie per andarsene in un paese lontano - e a puttane - sia un gesto orribile (magari se tu mi avessi portata con te, avrei potuto sostituire "orribile" con "non molto carino"), tutto ciò subito dopo un litigio - appunto, quello -, e ora me ne esco fuori solo perché sei in fin di vita.
Beh volevo mostrarti tua figlia, una quindicenne non comune, ma molto matura..ahimé o per fortuna, la tua quasi identica copia.
P.S Non vedo l'ora di lasciare mio marito nel bel mezzo di una crisi economica, con solo i soldi necessari per comprarsi un paio di mutande.
Porterò mio/a figlio/a con me, però: non sono alla tua altezza, se parliamo di stronzaggine.
Spero tu possa essere felice, in questi pochi momenti che ti rimangono.
Tua figlia Giulia.

⚡Lettera di una figlia al padre⚡Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora