Stava tentennando davanti alla porta di villa Balestra.Era arrivato lì sfidando le intemperie, il tempo in quei giorni pareva non dare pace alla città eterna contando come tutte le strade erano ormai allagate da giorni e di smettere di piovere il cielo non ne aveva intenzione.
Manuel pensò che quella fu la sua ultima tappa prima di raggiungere il picco di felicità più assoluta e riuscire a ritrovare per sempre il sole nelle sue giornate.
Il sole, il suo cuore bianco che completava il suo nero e privo di colori.
Bussò piano, come se si aspettasse che qualcuno dall'altra parte lo stesse già attendendo. E infatti così accadde.
Simone era già in piedi dietro la porta, pronto a spalancarla e incrociare il suo sguardo tutto inzuppato e tremolante.
«Sei venuto in moto con questo diluvio?»
«Ho fatto più in fretta che potevo» sorrise, azzardando un passo verso di lui e perdendo l'equilibrio per togliersi le scarpe tra le risate di entrambi che trovavano il tutto parecchio comico nonostante la tinta rossa sulle loro guance.
«Non riuscivi più ad aspettare eh» il corpo del corvino si scostò, stabilendo una distanza di sicurezza che fece corrugare le sopracciglia a Manuel.
«Come se tu non avessi fatto lo stesso. Manco il tempo de bussa' che stavi a butta giù la porta» avanzò scalzo, nella villa silenziosa spezzato soltanto dai loro sospiri e dalle gocce di pioggia che sbattevano incessanti sui vetri delle finestre.
«Nun volevo spreca' n'minuto in più» confessò il maggiore poco dopo. «Ne ho già sprecato troppo di tempo, nun credi?»
Simone annuí, aprì la bocca per dire qualcosa ma si sentì travolto piacevolmente dal sapore di Manuel che si mischiò immediatamente al suo.
Lasciò che un sospiro scappasse dalle sue labbra senza freni, perché per troppo tempo aveva temuto di scordarsi quelle sensazione che in quel momento gli stavano riempendo il cuore e lo stomaco in subbuglio.
Schiuse le labbra, permise alla lingua di Manuel di attorcigliarsi alla sua mentre le mani di quest'ultimo gli tenevano i fianchi, scostando la maglietta leggera e bianca per andarsi a posare sulla sua pelle calda che si compiacque di aver fatto rabbrividire.
Gli schiocchi dei loro baci riempivano la stanza, mentre di tacito accordo cominciarono ad inciampare nei loro stessi piedi per dirigersi a tentoni nella stanza al piano di sopra del più piccolo.
Non c'era niente di nuovo a dire il vero, ma allo stesso tempo nessuno dei due ricordava le emozioni di quella notte tanto lontana sotto le luci rosse di un cantiere al fresco.
Non c'era fretta. Questo era sicuro. Avrebbero potuto prendersi tutto il tempo del mondo nella pace calda di quelle mura.
Giunti al letto, Simone spinse in avanti il bacino sfregandolo con quello di Manuel che era impegnato a lasciare morsi ovunque. E il calore della sua lingua sulla pelle del collo del ragazzo, che inclinava lentamente la testa per lasciargli lo spazio necessario, stava facendo perdere la testa al più alto che di porsi limiti non aveva più le forze.
Gemette su quella stessa pelle bianchissima, scontrandosi con l'erezione pronunciata nei pantaloni dell'altro. Prima di spingerlo cautamente sul suo letto sfatto e finire per sovrastarlo finalmente.
«Non hai idea di quanto abbia aspettato questo momento» si lasciò scappare, rendendosi completamente nudo davanti agli occhi che lo conoscevano più di chiunque altro.
«Credimi, un'idea ce l'ho pure io» sbuffò una risata Simone, infilando una mano tra i ricci dell'altro per tirarlo ancora verso il basso perché senza la sua bocca ormai non riusciva più a respirare.
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Telefonate per entrare nel cuore
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