Blood upon the snow | Challenge Prime volte

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Partecipante alla challenge "Prime volte" indetta da Dylanation e ame_tsuki
per KomorebiCommunity

Fandom: storia originale
Personaggi: OC
Rating: 🔴
Prompt: mezzanotte +falò
Wordcount: 3926

Trama: Nel corso di una guerra devi essere capace di prendere decisioni importanti. Vita e morte sono due facce della stessa medaglia e, anche se hai solo 18 anni, devi essere abile a lanciare quella moneta, pregando che le probabilità ti siano favorevoli.
Ma gli antichi dicono anche che ognuno è fabbro della propria fortuna.
Non sei d'accordo, Adam?

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12 dicembre 1916

L'inverno dell'anno 1916 si era rivelato particolarmente rigido. E sembrava quasi una barzelletta, dato che la maggior parte degli uomini di Matuška Rossija l'avrebbero passato al freddo e al gelo, stanziati al fronte.

Il freddo pungente filtrava attraverso il cappotto del soldato mentre si accucciava in un cumulo di neve, con il respiro mozzato dall'aria della notte. Gelida come la mano della Morte stessa.

La falce di luna sopra il fronte orientale offriva solo una debole illuminazione sulla trincea, ma era sufficiente perché il giovane soldato russo potesse vedere i fuochi da campo tedeschi tremolanti in lontananza, ombre lunghe ed inquietanti disegnavano i contorni della palude ghiacciata. Il cielo, nero come l'inchiostro, era solcato da nuvole chiare, che si ammassavano con lentezza e presagivano una nuova nevicata.

Si sistemò la tracolla del fucile sulla spalla destra e portò le mani alla bocca, una coppa davanti alle labbra che si increspavano, mentre vapore tiepido e biancastro si diffondeva attorno al suo viso congestionato dal freddo.

Il soldato semplice Okolskj Adam sembrava ancora più minuto di quanto non fosse, coperto da strati di lana pruriginosa sotto il cappotto, per provare a sentire meno freddo, mentre il naso tornava, arrossato, a strofinarsi tra i lembi del bashlyk che gli avvolgevano il collo.

Si era arruolato un paio di mesi prima, appena raggiunta la maggiore età, risultando così il più piccolo della sua squadra e uno tra i più giovani del plotone di appartenenza.

Era stata la povertà a spingerlo verso la carriera militare, contro le teatrali rimostranze della madre vedova, che gli aveva dato del pazzo e dello sconsiderato.

"Ma la paga è buona.", si giustificava ogni volta. Ogni volta che finiva con la faccia nella neve per essere inciampato nei propri piedi. Lo diceva ogni volta che si svegliava con qualche sudicio topo che tentava di mordergli le orecchie in trincea.

Se lo ripeteva ogni volta in cui, con la posta del martedì, il signor Vasilji gli leggeva la lettera dalla dolce Ljudmila. Era scarna, fredda come quella palude, perché se la faceva scrivere da qualcuno, lo sapeva. Perché ai poveri diavoli come lui e Ljudmila era più facile accudire una vacca o coltivare verze, che imparare a leggere e scrivere.

Si rialzò, sistemandosi ancora il fucile sulla spalla e prese un respiro profondo, le narici che si dilatavano, la cassa toracica che si riempiva.

Espirò piano, guardando la distesa di ghiaccio e neve che li attorniava, ombre sinistre si disegnavano negli avvallamenti del terreno, laddove gli obici avevano lanciato i loro proiettili.

Di notte, le foreste e le paludi Pinsk erano tetre e cupe e spaventose e qualche commilitone, forse in preda ai deliri della febbre o ai fumi della vodka, aveva pure giurato di vederci i fantasmi dei compagni caduti che vagavano in quella landa di nessuno che si estendeva come una lingua di terra tra la trincea russa e quella austro-ungarica.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 02 ⏰

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