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Lauro ritornò all'ovile e vi rimase fino a sera. Non aveva risposto alle chiamate degli amici, perché aveva avuto l'idea di sparire dai radar per qualche tempo, non tanto per far loro capire di aver sbagliato la sera prima, quanto per la speranza di ritrovare la normalità al suo ritorno.

Aveva passato la giornata fra programmi stupidi alla televisione, giochi al computer, spuntini a base di Nutella e grissini torinesi. Non aveva programmi per la serata.

Verso le sette suonò il campanello. Era Loretta.

"Ciao."

"Ciao."

"Non mi fai entrare?"

"Sì, certo" fece Lauro sorpreso. "Vuoi qualcosa da bere, da mangiare?"

Loretta si guardò intorno come per studiare l'ambiente.

"No, grazie, casomai dopo. Carino qui."

"Beh, sì, c'è di meglio ma non posso lamentarmi."

"Hai impegni per questa sera?"

"Sì, cioè no. Dovevo uscire con degli amici ma poi ho cambiato idea."

"Quindi niente amici e niente donne?"

Ma questa che vuole? Ma come, non aspettavi altro e adesso fingi di...

"In questo momento sono libero, diciamo."

"Diciamo?"

"Dico."

"Ho capito" disse Loretta. "Allora, visto che dici di essere libero e che non hai voglia di uscire con gli amici, che ne dici di uscire con me?"

Di tutte le cose che potevano capitare, questa era la più inaspettata, specie dopo il congedo affrettato della mattina. Ciò che aveva stroncato sul nascere ogni istinto di conquista. La dimensione irreale, dov'era capitato per caso, cominciava a piacergli.


IL TRENODove le storie prendono vita. Scoprilo ora