una notte

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Era solo una tranquilla notte d'estate, nulla di più.
Però, qualcosa di diverso c'era, per lei almeno.
Non era a casa.
A quell'ora, solitamente era a casa e se non lo era, stava in compagnia di qualcuno a cui si affidava.
Voleva tornare a casa.
Al suo fianco, qualcuno, lei non vi dirà chi.

Ma qualcuno c'era davvero o non era completamente lucida?

No, no c'era davvero.
Se lo ricordò nel momento in cui sentì quel piccolo peso che da mesi si portava addosso, sotto, nel profondo del suo essere. Era così lieve che, talvolta, se ne dimenticava.

Ma no, non è vero che si dimenticava.

Quantomeno, ci provava, ma non ci riusciva.

Una notte tranquilla era il palcoscenico adatto a creare uno spettacolo chiassoso e grottesco.

Da una parte della strada, sul suo fianco sinistro, un ospite dai lontani bisogni ancestrali la occupò momentaneamente col suo peso.

La strada era testimone di quella falsa notte placida, sentiva al suo fianco qualcosa che batteva, come un iroso cuore in burrasca.

E nel mentre, la vuotezza di quel piccolo ma grande essere bloccato nel suo insignificante angolo di mondo, veniva placata da un grosso, immenso pugno turgido, che arrivò quasi a scivolargli lungo la gola.

Incassava quei colpi, ingoiava quel fluido veleno di cui si riempiva quella notte identica alle altre, ma diversa da tutte.

E nella profondità di quell'anfratto, una roccia enorme riempì il vuoto.

E nel guscio di un uovo senza tuorlo, l'albume giaceva viscido al suo interno.

E nella superficie di un terriccio arido su cui non cresce nessuna pianta, dei piccoli fusti cominciavano a germogliare.

E nell'ardere della legna che fatica a diventare cenere, a poco a poco la fiamma cominciò a spegnersi, lasciando i resti di un corpo, semplice materia che si fece avvolgere dalle fiamme, ma che non si lasciò incenerire del tutto.

E nella vuotezza di quella notte senza luna, di una luna senza sole, la luce tornò a farsi vedere solo il giorno seguente.

Ma sarebbe venuta a mancare per tanti altri.

E nel dolore che quella fiamma aveva arrecato a quel piccolo corpo inerte, i segni del fuoco non se ne andarono mai e continuavano a consumare quei resti dall'interno.

Ma la sua vita proseguiva, nel gelido esistere dell'inverno.

La sua vita, andava ancora avanti.

Qui sopra, racconto una mia esperienza. Un'esperienza che non ho vissuto nel migliore dei modi e che mi ha segnata tantissimo.
Per questi flussi di coscienza, se così li vogliamo chiamare, di solito scrivo ne "Lo specchio si specchia", ma questa volta ho voluto dedicare a questo piccolo capitolo un'intera sezione. Renderlo una vera e propria storia e non un semplice "capitolo di una storia".
Questa è la storia di una storia, una mia storia.
Una mia brutta storia...

...di cui scriverò ancora tante volte

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『♡』𝒖𝒏𝒂 𝒏𝒐𝒕𝒕𝒆 𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒍𝒆 𝒂𝒍𝒕𝒓𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora