Una lettera solo per te

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One-Shot partecipante alla challenge “Prime Volte” indetta da Dylanation su KomorebiCommunity

Prompt della One-Shot - Messaggio

«Un messaggio è un testo di una comunicazione diretta da un mittente a un destinatario. Vi è la sua versione più moderna, composta da SMS, o la sua versione arcaica del messaggero di corte per conto dei nobili. Ma la sua versione intramontabile, intima e romantica resta la lettera, scritta di proprio pugno ed intrisa di sentimenti.»



La luce del tramonto illuminava con la sua luce aranciata la mia stanza, facendo risplendere di un bianco puro la carta da lettere posta sulla mia scrivania. Quel singolo foglio di carta sembrava prendermi in giro, dandomi del codardo e dell'indeciso perchè non riuscivo a mettere due parole di fila senza che mi sembrassero stupide o stucchevoli. 

Roteai la penna tra le dita, dopo averla appoggiata e poi tolta dal foglio innumerevoli volte, perché non avevo la più pallida idea di cosa scrivere – di cosa poter dire senza troppi giri di parole.

A dir la verità sapevo perchè ci stessi mettendo così tanto ad esprimere quello che sentivo: avevo paura. 

Ho paura di questi sentimenti, così nuovi, così sconosciuti...così irrazionali, tutt'ora. Ma soprattutto avevo paura di incasinare le cose, di rovinare tutto come mio solito. Avevo paura di poter perdere un amico che, nonostante venissimo da due realtà così distinte, mi aveva offerto la sua mano e la sua amicizia incurante di tutte le voci che circolavano sul mio conto. Avevo paura di distruggere un rapporto unico, di incrinarlo irrimediabilmente senza speranza di poterlo riparare.

Mi misi a guardare il ritratto del Cristo Salvatore sopra la mia testa, anche se sapevo che non avrei trovato risposte da lui.

Sospirai. Qual'era la cosa più giusta da fare?
Dovevo restare in silenzio, imbottigliare e sopprimere queste mie emozioni – viste come il peccato più grande da questa comunità di ipocriti – e continuare a vivere un'amicizia come poche? O rischiare tutto, buttarmi, esprimere quello che provavo e mandare a monte una delle poche cose belle che questa vita di merda mi aveva regalato?

Sarei potuto starci a pensare per ore e ore, per anni forse.

Avevo quasi il timore che sarei potuto impazzire pur di trovare quella risposta. Avrei dato di matto, come mia madre, a forza di stressarmi per ogni singolo quesito che mi frullava in testa.

Fissai di nuovo il foglio, bianco e intonso. Mi dissi che se volevo comprendere quei sentimenti che mi terrorizzavano dovevo scriverli, buttarli fuori e solo allora mi sarebbero sembrati meno spaventosi.

Perché è così che funziona, no? Quando una cosa sconosciuta ci fa paura capire in che modo funziona la rende meno spaventosa.

Poggiai di nuovo la penna sul foglio e, questa volta, non mi preoccupai delle parole da usare, delle analogie corrette o di qualsiasi altra cosa. 

Lo avrei spaventato con i miei assurdi discorsi? Disgustato forse? Lo avrebbe preso come uno scherzo e ci avremmo riso sopra? Probabilmente, anzi ne ero quasi certo. Ma me ne sarei preoccupato dopo. In quel momento dovevo mettere ordine nella mia testa, ed in primis, nel mio cuore.

Su quel foglio dovevano andare tutti quei pensieri, quei sentimenti che non avevo mai provato per nessun altro, e per capirli dovevo esprimerli a parole mie.



“Caro Eric,
Ti scrivo questa lettera sperando che un giorno tu possa leggerla e ricordarti di me. Ho quasi fatto la rima, visto quanto sono bravo?

Scherzi a parte, spero seriamente tu possa riuscire a leggere questa lettera. Telefonarti mi pareva stupido, dirtele di persona ancora peggio, così ho deciso di scrivere un messaggio, con carta ed inchiostro come piace a te.

Il primo vero amore non si scorda maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora