I'm not good at making first moves.

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«Dottore, sono distrutto;
Dall'amore non corrisposto, se si può chiamare amore.
Dai miei complessi, dalle voci nella mia testa, dalla paura, dalla mia omosessualità, dalle persone. Da Louis, che nonostante non veda da anni, il pensiero che faccia l'amore con un'altra persona, continua a distruggermi.
E anche da me, che mi sto autodistruggerdo.»
Harry era una bomba a ologeria, in quel momento. Il sangue gli ribolliva nelle vene e i denti digrignavano fra loro, producendo un suono fastidioso, che fece fare una smorfia allo psicologo.
«E ora! Ora che sono qua dentro, mi sento solo peggio, tutti dicevano che sarei migliorato, ma mentivano!» disse Harry, sbraitando, alzandosi di scatto e dando un pugno al muro accanto sé, procurandosi solo dei lividi sulle nocche e facendo fare una smorfia spaventata allo psicologo che sembrava non stesse neanche ascoltando le sue parole.
«Si sieda, signor Styles.»
Harry sentì quelle parole, che alle sue orecchie suonarono quasi urlate, mille volte più ovattate, cosa che gli fece portare i palmi delle mani alle orecchie, appoggiandosi contro il muro e lasciandosi scivolare a terra, venendo scosso da tremiti.
«Per me Louis è stato un uragano.
È arrivato, ha distrutto tutto, e mi ha lasciato solo, a ricostruirmi da solo.
E non ero così speciale come diceva.
E la cosa peggiore è che non riesco ad odiarlo.
Mi ha sfruttato, lo sa, dottore?
Mi ha sfruttato perché secondo lui ho un bel corpo.
Mi mancano i suoi messaggi, il suo sorriso, la sua voce delicata, i suoi occhi di ghiaccio.»
Deglutì lentamente, prendendo grossi respiri mentre i suoi occhi incominciavano a riempirsi di lacrime amare, lasciandole poi scivolare sulle sue guance già accaldate e rosse per la rabbia. «Mi manca parlargli, anche se di solito non gli dicevo le cose che avrei voluto dirgli.
Mi creda dottore, non ero il migliore.
Ero addirittura il peggiore.
Probabilmente non avrei potuto dargli quello che merita.
Ma lo amavo per mille.
Ricordo ogni singolo momento che abbiamo passato insieme.
Bello o brutto che sia stato.
Però purtroppo, non sono bravo a fare la prima mossa, e forse mai lo sarò.
Evidentemente lei si.
Eleanor.
Non ho mai creduto di odiare Eleanor, credo di odiare me stesso.
È questo mio carattere timido e ingenuo che rovina tutto, mi capisce, dottore?»
Quelle parole suonarono deboli, come se non volesse davvero dirle, ma erano la verità.
«Io adesso non so nemmeno perché ho chiesto di volerle parlare.
Da quando mi hanno chiuso in questo ospedale psichiatrico, non ho più amici.
Non ho più pensieri belli.
Credo di non avere pensieri, né belli né brutti.
E fa male, perché é come se fossi vuoto, o forse, lo sono.
Ma tutto ciò è una minima parte del mio dolore.
Perché non ho più Louis.
Cielo, mi ha sfruttato, sì.
Ma io credo di essergli entrato un po' nel cuore, okay magari adesso nemmeno si ricorda di me, ma non importa.
Dottore l'ho amato, lo amo, e lo amerò fino a quando questo cuore spezzato riuscirà a battere ancora un po'.»
Harry fece una pausa dopo quelle parole, che lo ferirono, nonostante le avesse pronunciate lui stesso.
«Mi creda, sono la persona più masochista del mondo. Sapevo che con Louis, sarebbe andata a finire male, ma lo amavo, ero perdutamente innamorato e lo sono ancora, sempre.»

«E adesso mi viene da ridere perché penso che mi sono innamorato di un ragazzo che si presentò davanti la mia porta chiedendomi del sale.
Mi creda, facevamo tutto insieme.»
Harry sputò quelle parole, contornandole con una risata amara, mentre le calde lacrime sembravano essersi seccate sulle sue guance, anche se gli occhi erano ancora lucidi, mentre non smetteva di guardare il pavimento, e le gambe scomposte.
«Per cinque anni abbiamo "giocato" con i nostri sentimenti, ma senza mai confessarci il nostro amore reciproco.
Dottore, sa cosa avrei dovuto fare? Avrei dovuto fare io la prima mossa, perché sapevo che lui era troppo orgoglioso per farla, ma proprio per questo, forse, non teneva al nostro amore.»
Alzò lo sguardo verso il dottore, continuò a parlare con la voce leggermente incrinata, gli occhi pieni di lacrime. «Sono passati 44 anni dalla nostra conoscenza.
Sono passati 33 anni da quando non ci parliamo più.
È stato brutto quando mi ha detto di essersi fidanzato.
Io credevo che amasse me, ma non era così.
Se n'è andato in modo sgarbato, dicendo che ero bravo a letto, nulla di più.
Stava con me per questo.
Perché ero bravo a letto.
Dottore mi dica, è vero che il sesso aiuta un rapporto? Gay o etero che sia.»
Lo sguardo del dottore si fece leggermente divertito, e quando cercò di dire qualcosa e le sue labbra si schiusero, Harry ricominciò a parlare.
«Oh, andiamo, sto facendo queste domande a un anziano di sessant'anni, mi scusi.»
Lo psicologo sembrò essersi offeso, a primo impatto, ma poi scosse la testa e senza aggiungere una parole, lo ascoltò.

«Dottore lo amo.
Dopo tutto il male che mi ha fatto.
Nonostante tutto questo tempo.» disse Harry, e quelle, furono le sue ultime parole.

*

Aveva più di 45 anni, di questo Harry n'era sicuro, visto che ormai non faceva più caso al tempo.
Louis era il suo pensiero fisso, si tormentava, piangeva, urlava, ma niente riusciva a levargli quel peso che aveva nel petto, nessuno riusciva a farlo sentire amato, non dopo Louis.
Non ce la faceva più, così, fece una cosa che non si sarebbe mai sognato di fare.
Aprì la finestra della sua camera e guardò giù, trovandosi a sorridere. Era al 5 piano, questo era un segno.
Si sporse, e lasciò che le sue emozioni svanissero, un attimo prima di toccare il suolo, pensando un'ultima volta al suo Louis, alle parole che quest'ultimo gli aveva dedicato, poco prima della loro rottura, lasciandosi scivolare una lacrima sulla guancia, ripensando agli oceani che aveva al posto delle iridi.
FLASHBACK.
"E Harry, mi viene da ridere, perché quando ti dico "tu sei la mia persona" forse non capisci. Non sto parlando di anime gemelle. No." Quasi urlò Louis, continuando. "Parlo di qualcuno che ti sconvolge. Non ti sceglie. E non lo scegli. Arriva. Di qualcuno che entra nella tua vita e di cui poi non puoi più fare a meno. Parlo di un amore che cresce senza che tu te ne accorga. Un amore che quasi combatti. Che non vuoi provare. E gli metti i bastoni tra le ruote. Lo allontani, lo maltratti e alla fine lo ritrovi ancora lì. Davanti a te intatto, senza un graffio. Lì che ti guarda e aspetta che tu capisca.
Parlo di qualcuno con cui il tempo non esiste. Che ti lascia senza respiro e che te lo toglie quando si allontana da te.
Diventa un'esigenza fisica. Una dipendenza.
Per certi versi una malattia. Veleno e antidoto allo stesso tempo."

Harry sorrise molto leggermente tra le lacrime, quasi senza volersi fare vedere, per quel suo gioco di parole.
"Parlo di qualcuno che è i tuoi pensieri. I tuoi gesti. I tuoi respiri." Disse Louis cercando di avvolgere il suo, ormai ex, fidanzato tra le braccia, ricevendo solo un rifiuto.
"Parlo di qualcuno che è te, Harry. Di qualcuno che se lo guardi in silenzio ci vedi quello che sei tu. E che a volte ti fa paura perché è come guardarsi ad uno specchio, perché ti fa riflettere, perché capisci che devi cambiare, devi essere migliore di come sei. Perché è la tua persona. E se salvi quella persona, salvi anche te stesso. E ti prego, Harry: lascia che sia io a salvarci."
FINE FLASHBACK.

Harry credeva fosse meglio per tutti, ma non era così, non per il suo Louis.
Dove é adesso, non si può piangere, ma Harry, beh.. Lui pianse solo una volta, quando vide il suo Louis in lacrime davanti la sua lapide, mentre ripeteva "Per sempre nel mio cuore Harry Styles. Sinceramente tuo, Louis."

I'm not good at making first moves. ||LARRY STYLINSON||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora