Tutto inizio quando aprii gli occhi e mi trovai disteso su un letto d'ospedale, affianco avevo mia madre e mio padre che piangevano, difronte a me la mia migliore amica, non ricordavo nulla, non riuscivo a pensare o a capire cosa stesse succedendo, d'impulso mi alzai e chiesi a tutti ad alta voce:<<Cosa è successo?>>, i miei genitori non riuscivano a parlare per quanto piangevano, la mia migliore amica, Marta mi abbracciò d'improvviso e mi sussurrò nell'orecchio:<<Grazie a dio sei vivo>>. Dopo quelle parole rimasi basito, i miei occhi si sbarrarono, iniziai a ricordare tutto quello che fu successo giorni prima; iniziai a ricordare quella notte, mentre camminavo tranquillo sulla via di casa, con le cuffiette nell'orecchie ascoltando musica ad alto volume, mi cadè la borsa e subito mi chinai per raccorglierla, mentre mi stavo chinando vidi puntato su di me due forti luci che mi accecarono, il resto non lo ricordai, ricordai solo una forte botta, e la mia testa sul marciapiede. Mi staccai da Marta e mi toccai subito la testa, sulla parte destra della nuca avevo un cerotto che arregeva un tampone, la botta che presi a quanto pare era abbastanza forte, mi guardai intorno impaurito, e richiesi con tono fermo e deciso:<<Cosa mi è successo? Perchè sono qui?>>. Arrivò di corsa l'infermiera, una donna alta, di carnaggione scura, bionda, con un camice azzurrino, sulla targhetta lessi il suo nome, Elisa, la donna mi spiegò perchè mi trovai in quella fredda sala d'ospedale, mi disse che venni investito da una macchina e che rimasi in coma per svariati giorni, e che i responsi delle analisi che mi avevano fatto mentre ero privo di sensi dichiarano che io abbia un tumore al polmone e che non potevo uscire dall'ospedale prima di nuovi accertamenti e sopratuttoprima che il mio corpo non si stabilizzi del tutto. Quando l'infermiera smise di parlare urlai a squarcia gola mentre piangevo dalla disperazione:<<Andatevene tutti qua qui! lasciatemi solo, non voglio vedere più nessuno!>>. I miei genitori si alzarono e se ne andarono, mio padre, un omone alto due metri prese in vita mia madre per fargli sostegno e aiutarla ad uscire da quella stanza, Marta venne vicino a me e mi diede un bacio sulla guancia e se ne andò insieme all'infermiera a parlare fuori.
Usciti tutti mi buttai sul mio letto, piangendo, riuscivo solo a disperarmi, non volevo credere a quelle orribili parole, a bassa voce ripetevo:<<È tutto un sogno, è tutto un sogno>>, riuscivo solo a piangere e a dire a ripetizione quella frase, di colpo mi alzai dal letto e iniziai a camminare per quella stanza, i miei piedi scalzi toccavano quel pavimento freddo, le mie mani toccavano quella specie di grembiule che avevo addosso, una tutina strana, azzurra, calda, ruvida; mentre girovagavo per quella stanza vidi la porta aperta, iniziai ad andargli incontro, appena arrivai un omone, con un camice bianco, capelli corti e scuri, carnaggione chira mi fermo mettendomi una mano in testa, era l'uomo più alto che avessi mai incontrato, disolito tutti sono più bessi di me; L'uomo si presentò subito, prima si scaldò la voce con due colpi di finta tosse appoggiando la sua mano serrata sulla bocca e poi disse:<<Cosa ci fai in giro pischè? Tornatene al letto, e vatti a riposare, questo pomeriggio dobbiamo andare nel mio studio per chiaccherare un po' io e te piccolo, dai ti riaccompagno, mi sembri molto sperduto e impaurito, ma non devi avere paura di me, io sono il tuo dottore, mi presento mi chiamo Luca, sai piccolo ricordi me qualche giorno fa quando mi hanno preso a lavorare in questo ospedale, ero sperduto, e impaurito, ma sono qui per aiutarti quindi prova a fidarti di me va bene?>>, dette quelle parole mi avviai verso il mio letto, con il dottore che mi seguiva dietro di me, salii sul letto, mi misi sotto le calde coperte di lana e il dottore mi scompigliò la testa e mi disse di non preoccuparmi e di riposare, mentre il grande uomo se ne andava, mi girai su un fianco fìdando la schienda alla porta e iniziai a fissare la parete davanti a me, una parete bianca, con una finestra spalancata, dove potevo vedere il mare, il mare del mio paesino in periferia, la stanchezza iniziò a sentirsi, iniziai a chiudere gli occhi e mi addormentai con il pensiero che andrà tutto bene.
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Sperare Ad Un Domani
FanfictionAntony un ragazzo di sedici anni che ha un tumore al polmone, il ragazzo ha sempre più paura e spera sempre di meno a rimanere vivo, ma il suo dottore, il Dottor Luca Bianchi, uomo sposato con famiglia; cercherà di ridare la speranza e di far vivere...