1 _____ Carlo

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Old Town Pub, 1.40 PM. New York.

Carlo era uscito di casa sbattendo la porta dopo l'ennesima litigata con il suo compagno; erano volate parole difficili da cancellare e tuttavia, questa volta non avrebbe chiesto scusa, non si sarebbe umiliato per ricucire un qualcosa che si era inclinato già da tempo, troppo tempo.

Le litigate per ogni sciocchezza erano diventate una costante nella loro relazione, tanto da non ricordare più quando era stata l'ultima volta che avevano fatto l'amore con sentimento, perché quello che avevano condiviso due giorni prima era stato solo lo sfogo di due uomini troppo frustrati, che avevano bisogno di scopare per alleviare la tensione.

Si stavano allontanando sempre di più e Carlo non riusciva a sopportarlo. Aveva lasciato l'Italia per testimoniare al processo contro il padre e il fratello Max e successivamente era entrato a far parte dell'Agenzia, ma il motivo principale che lo aveva spinto a trasferirsi era per stare a fianco di Jeam, accettando ogni tipo di compromesso per far funzionare la loro relazione, fino a quando tutto era diventato troppo difficile, complicato da sopportare e alla fine, aveva commesso un errore.

Voleva dimenticare lo sguardo di delusione che Jeam gli aveva mostrato quando gli aveva confessato ogni cosa: quella bugia lo aveva tormentato per settimane, poi non era stato più in grado di mentire. Tuttavia, aveva scelto il momento e il modo sbagliati per dire la verità.


«Non puoi trovare una scusa con il capo? Sono diversi mesi che non passiamo un week-end insieme e da soli, perché il lavoro viene sempre prima di noi due.» Il tono di Carlo era stato deciso e al tempo stesso supplichevole. Sperava che le sue parole lo convincessero a restare con lui.

«Tesoro, sai benissimo che non posso esentarmi dal lavoro come se niente fosse, faccio parte della scorta e sono il responsabile dell'operazione. Quale scusa dovrei trovare secondo te? Trovate un sostituto perché io non posso partecipare all'operazione, il mio uomo ha voglia di scopare questo week-end... Non credo che il capo ne sarebbe entusiasta.» Gli aveva risposto seccato Jeam che iniziava a innervosirsi per i capricci di Carlo.

«Te la trovo io un'ottima scusa da rifilare al capo: ho bisogno del week-end libero, altrimenti il mio uomo si fa scopare di nuovo da un altro. Può essere abbastanza convincente come scusa?»

Quando Carlo si era reso conto di ciò che aveva detto, era ormai troppo tardi per rimangiarsi le parole.


Aveva bisogno di schiarirsi le idee lontano da Jeam e l'Old Town Pub del suo amico Liam era il posto adatto per annebbiare la mente e risollevare lo spirito.

Appena entrato nel locale, la musica lo aveva travolto, impedendo alla sua mente di continuare a rivivere ogni fotogramma di quella miserabile lite. Come un automa si diresse verso il bancone, occupando il primo sgabello libero e facendo segno a Liam di versagli un doppio whisky senza ghiaccio.

«Brutta giornata? Hai litigato di nuovo con Jeam?»

Alla domanda Carlo rispose con un'alzata di spalle.

«Definire la discussione con Jeam una semplice litigata sarebbe un eufemismo. Quell'uomo è privo di pazienza e comprensione; tuttavia, questa volta sono io nel torto. Ho rovinato il nostro rapporto perché non sono stato in grado di rispettare una promessa fatta diversi mesi fa. Tra Jeam e me forse è finita e non so proprio come risolvere questo casino.» La rabbia lo aveva ormai abbandonato, e la consapevolezza di aver perso qualcosa di molto prezioso lo aveva travolto.

Continuava a chiedere a Liam di riempirgli il bicchiere con del whisky, con la speranza che l'alcool avrebbe potuto anestetizzare la ferita che si era aperta nel suo cuore; purtroppo, il rimedio scelto non funzionava e la lite furiosa continuava a passargli davanti agli occhi come i fotogrammi di un film in bianco e nero, peccato non fosse anche muto.


«Cosa cazzo hai detto?» la frase di Jeam era uscita accompagnata da un ringhio, quasi a sottolineare la fatica che stava facendo per contenere la rabbia.

Carlo era sbiancato in viso, il rimorso gli urlava di buttarsi in ginocchio davanti al suo compagno e chiedere perdono, sperando di bloccare sul nascere la tempesta che stava per arrivare. Tuttavia, l'orgoglio si era sistemato comodo nella sua testa, occupando le poltrone in prima fila: non si sarebbe mai più umiliato per nessuno.

La frase successiva che gli uscì fuori dalla sua bocca decretò l'inizio di una guerra che, si rese ben presto conto, avrebbe perso su tutti i fronti. «Hai capito bene cosa ti ho detto. È successo una volta sola, tu metti sempre il lavoro davanti a ogni cosa e io non...»

Carlo faticava a mettere a nudo i propri sentimenti, aveva imparato a nasconderli bene a causa del Padre. «Non l'ho programmato, mi sentivo solo e qualcuno si è occupato di riempire quel vuoto... qualcuno che si è trovato nel posto in cui avresti dovuto esserci tu.»

«Fammi ripetere ciò che hai detto, per vedere se ho capito bene tutto il tuo discorso: mentre io stavo lavorando, tu ti facevi scopare da un altro per riempire il vuoto che sentivi? Questa è la scusa che ti ripeti per mascherare il tuo essere una puttana?»

«Fanculo! Ti ho detto che non ho cercato un altro di proposito, non sono andato in giro a fare la puttana. Stavo di merda e mi mancavi, avevo bisogno di te e tu non ci sei mai; oltretutto, non mi pare che ci siamo mai giurati l'esclusività!»

Altre parole che Carlo sapeva non essere vere e di cui si sarebbe pentito, ma in quel momento era così furioso e ferito che non aveva pensato in modo razionale. Non se lo erano giurati, no, tuttavia, era stata comunque una promessa sottintesa perché lo amava, lui e nessun'altro.

«Avevi promesso di ...»

Il respiro di Carlo si bloccò appena Jeam pronunciò la parola promesso.

«Di non ferirmi, di non tradirmi. Avevamo promesso di parlare quando le cose fossero diventate ingestibili, ma tu hai cercato un altro. Hai ragione sul non esserci giurati l'esclusività, stupidamente lo avevo dato per scontato. A quanto pare, avrei dovuto essere più chiaro e dirti che non volevo una puttana.»

«La pianti di chiamarmi puttana? Te lo ripeto per l'ennesima volta, non era pianificato, quel ragazzo mi ha guardato come... tu non c'eri e basta. Poi, come faccio a sapere che anche tu, con la scusa del lavoro non hai scopato in giro? Per me non avevi mai tempo, ma magari per qualcun altro le scuse e il tempo li trovavi...» Solo l'idea di Jeam a letto con un altro gli faceva contorcere lo stomaco e venire voglia di spaccare le ossa a chi avesse osato anche solo sfiorarlo, ma il terrore di perderlo gli mandava in corto il cervello facendogli dire solo l'ennesima marea di cazzate.

«Mi dispiace deluderti, sfortunatamente a me bastavi solo tu. In quelle settimane in cui io ho lavorato lontano da casa, pensavo solo a te e a quanto mi mancassi; forse, non sono bravo a dimostrarlo a parole ma pensavo di averti fatto capire quanto tu fossi importante per me. Ora mi è ben chiaro che i sentimenti non erano reciproci.

Puoi continuare a vivere in questa casa fino al termine del processo, limiteremo i nostri contatti alle sole questioni lavorative. Ti lascio la mia camera da letto mentre io mi trasferisco in quella degli ospiti. Ritieniti libero di scopare con chi ti pare perché io farò la stessa cosa,» concluse Jeam con fredda calma.

Se le parole avessero avuto la capacità di trasformarsi in proiettili, Carlo sarebbe morto all'istante, ne era certo. Le parole di Jeam lo avevano colpito in pieno stomaco, lacerando ogni organo fino a raggiungere il cuore.

Era rimasto da solo nella stanza anche se Jeam si trovava a pochi metri da lui; non gli era rimasto altro da fare se non uscire da quella casa il più in fretta possibile, prima di prenderlo a pugni o di buttarsi in ginocchio e chiedere il suo perdono per essere stato un coglione.


Al quinto bicchiere di whisky, Carlo era completamente ubriaco; farneticava frasi senza senso a chiunque gli sedeva accanto, credendo di rivolgersi a Jeam.

Con un cliente che aveva cercato di dialogare con lui, Carlo finì per innescare una discussione così animata da portare Liam a intromettersi, obbligandolo a offrirgli una birra per evitare che i due si prendessero a pugni. Carlo aveva accusato l'uomo di essere un egoista del cazzo.

Quando la quantità di alcool ingerita raggiunse il livello massimo, Carlo perse i sensi, finendo lungo disteso sul pavimento, dal quale Liam lo raccolse per poi portarlo nel proprio appartamento al piano superiore del locale.

UN PASSATO SCOMODODove le storie prendono vita. Scoprilo ora