Il Volo

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Un'altra notte nella Capitale.

Un altro giro per farli divertire.

Un'altra occasione per metterci in mostra, per intrattenere queste persone desiderose di emozioni dopo una settimana infernale in cui aspettano il weekend come una manna scesa dal cielo per liberarli dalle loro preoccupazioni per due giorni, prima di tornare alle loro normali mansioni.

Noi Ultramoderni siamo così: ci piace aiutare gli altri. E quando non siamo impegnati a salvare la Terra da qualche pazzoide o alieno o peggio ancora divinità impazzita, usiamo gli altri nostri poteri. Ovvero le nostre arti. Musica, canto, recitazione, magia...tutto quello che serve ad intrattenere un pubblico.

Ma ho detto che salviamo la Terra. Certo, queste sarebbero informazioni riservate...ma mi va di dirvelo: pare che un tizio, in realtà un alieno proveniente da un altro pianeta, volle darci una sera un preparato di sua invenzione perché vedeva in noi gente capace di fare anche l'impossibile. Qualcosa che ci avrebbe dato delle capacità che sarebbero state definite "superpoteri". A me toccò prima il potere del ghiaccio, il che con quello che facevo si sposava da Dio. Poi, grazie a un demone che mi fece svalutare un po', ebbi anche la capacità di volare. Il che mi dava molti vantaggi soprattutto quando dovevo spostarmi da un posto all'altro.

Ma quello lo facevo solamente quando ero impegnato a salvare il mondo. Per gli avventori, ero solo un comico.

Un comico che non faceva ridere.

Ma che faceva ridere proprio perché non faceva ridere. Le mie battute erano così penose che provocavano quell'ilarità quasi isterica, tipica delle freddure, che lasciava spazio alle risate più sguaiate.

E poi toccava un numero cantato. Il mio cavallo di battaglia era una canzone che parlava di un uccello della famiglia dei Galliformi che all'improvviso moriva. E la notizia faceva il giro del mondo al punto che veniva riferita in quasi tutte le lingue del mondo. Prima di me, Madame con i suoi numeri cantati che avevano tutto il sapore e l'energia della sua terra natia, il Brasile. Samba, luci e ritmi indiavolati che entravano nella testa e nel cuore delle persone; poi lui, Calomino, l'Ultracentenario Ragazzino: sapeva benissimo testi di oltre cento anni fa. E ci credo, lui veniva davvero da quell'epoca! Un ragazzo di 25 anni intrappolato in un corpo che non era il suo, in un mondo e in un tempo che non erano più i suoi...le prime volte fu quasi un disastro, nemmeno sapeva accendere un tostapane! Adesso si sta abituando a tutte le tecnologie moderne al punto da saperne quasi più di noi. Dicevo, il Calomino con la sua voce da usignolo a conquistare soprattutto le dame...peccato che lui abbia altri interessi, se capite quello che voglio dire.
E poi tocca a me...il Dittatore dell'Umorismo. L'unico uomo che è unico suddito ma anche unico dittatore di uno Stato che si è inventato e che esiste solo nella sua testa devastata dagli psicofarmaci. La madre pare non lo abbia partorito, pare lo abbia addirittura espulso. I suoi soldati non hanno baionette, lui giustizia i nemici con le barzellette!
Ecco, è il mio momento.

Con le tre barzellette shock, più una per il pubblico anglofono (tutti devono essere partecipi, che diamine!) e la canzone del Gallo e il pubblico è tutto per me. Anche quelli che prima mi vedevano con sdegno e disapprovazione adesso sono con me. Li trascino con me. Li porto con me. Li assoggetto a me.
E passo a stringere le mani, come ogni capo di Stato dovrebbe fare. Non si esce mai dal personaggio.
Arriva poi Ginny col numero di burlesque. Lei è fantastica. Lei può allungarsi quanto vuole, ma non lo fa mai quando si esibisce: dice che non vuole che gli spettatori più allupati si spaventino e gli si ammosci così, de botto, senza senso. Lei riesce sempre a conquistarli con le sue forme, le sue movenze, i suoi balli sensuali.

Il pubblico applaude.
Sipario.
E si riapre perché tutti cantino "Tanto Pe' Canta'" come sigla di chiusura.
Sipario.
15 minuti di pausa.
È il mio momento.

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