Prima parte

15 0 0
                                    

«Isabellaaaa!»
Ma chi grida così? È ancora notte. Strizzo gli occhi, allungo la mano sul comodino per prendere gli occhiali, guardo l'orologio e mi rendo conto che non è notte fonda. Sono le 07:30. Oddio! Ma come ho fatto a non sentire la sveglia. È tardissimo! Avevo promesso alla mamma che saremmo andate a fare la nostra passeggiata mattutina a Central Park; ormai è troppo tardi. Mi alzo e scendo di corsa le scale per andare in cucina.
«Oh, buongiorno Isa, ce l'hai fatta! È un'ora che ti chiamo; la passeggiata per oggi salta, è tardi!»
Arrivo in cucina ancora mezza addormentata. Mia madre sa benissimo che odio essere svegliata in questo modo.
«Buongiorno anche a te mamma.»
Mia madre: Addison Montgomery-Shepherd, quarantacinque anni, chirurgo neonatale e fetale di fama mondiale specializzata in ostetricia e ginecologia. È la migliore nel suo campo. È sempre vestita di tutto punto, lavora in un ospedale ma indossa sempre le sue amate décolleté di Louboutin tacco 12. È sempre impegnata, impossibile vederla ferma, ma cerca di mettermi sempre al primo posto.
Io: Isabella Isadora Beatrice Shepherd-Montgomery, 17 anni (si potevano darmi anche un altro nome). Vivo a New York, a Manhattan, e trascorro tutte le estati negli Hamptons. Figlia unica, viziatissima. Frequento uno dei licei più prestigiosi della grande mela. Sono intelligente, perfezionista, ambiziosa... ok lo dico sono la migliore (sono pur sempre cresciuta con Addison Montgomery). Sogno di entrare a Yale e poi di studiare medicina come i miei genitori (si ho anche un padre, e si anche lui è un dottore, precisamente un neurochirurgo).
«Allora Isa è avanzato un po' di caffè. In frigo c'è sicuramente qualcosa da mangiare.»
Mia madre è negata in cucina, non sa tostare nemmeno una fetta di pane. Sfortunatamente oggi Rosa, la nostra domestica, non c'è e quindi niente colazione. In realtà quando papà viveva ancora con noi era lui che preparava la colazione. Dio quanto mi mancano i suoi pancake.
«Mamma ho voglia di pancake! Pagherei per un pancake di pap...»
Non appena pronuncio questa parola mamma cambia discorso: «Hai ripetuto biologia per il test di oggi?»
Evita sempre di parlare di lui. Qualche mese fa papà ha deciso di andare via da New York, si è trasferito a Seattle. Ha preso questa decisione dopo che ha trovato mamma a letto con il suo miglior amico, zio Mark. Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere da parte di mamma e per di più con lo zio Mark. Non capisco cosa l'abbia spinta nelle braccia di zio, forse l'assenza di papà. Diciamo che papà nell'ultimo periodo non era stato molto presente. Era focalizzato solo sul suo lavoro. Non so quante volte è restato a New York a lavorare nel weekend mentre io e mamma eravamo nella nostra casa al mare.
La sera che papà ha scoperto mamma e zio Mark io ero a dormire a casa della mia migliore amica. Non so cosa sia successo quella notte, forse meglio così.
Lo so mamma ha sbagliato, ha tradito papà con il suo migliore amico, ma anche papà ha le sue colpe: ha accantonato la sua famiglia per il lavoro. Non sto dalla parte di nessuno, vorrei solo che tutto tornasse come prima.
«Isa mi ascolti, ti ho chiesto se sei pronta per il test di biologia?» mi ripete mamma quasi scocciata.
«Si si mamma, sono pronta» le rispondo ancora più scocciata di lei.
Mentre cerco qualcosa da mangiare, il telefono di mamma squilla. Prende il telefono e si dirige nel suo studio. Strano che non risponda in mia presenza, ha qualcosa da nascondere? La porta si chiude dietro di lei e io decido di andare ad origliare.
«Richard non posso accettare. Derek non mi vuole vedere. Se venissi a Seattle...»
Mamma sta parlando con lo zio Richard e mi sembra che le abbia chiesto di trasferirsi a Seattle.

Dall'altra parte del telefono:
Richard: «Senti Addison, tu sei come una figlia per me non posso non dirtelo...»
«Richard dirmi cosa?»
R: «Addison, Derek ha una storia con una specializzanda; credevo che dovessi saperlo»

Chissà cosa sta dicendo zio Richard, che palle voglio sapere. Mamma sta per riagganciare meglio tornare in cucina.

«Chi era a telefono?» le chiedo mentre bevo il mio caffellatte.
«Oh nessuno era l'ospedale. Aggiornamenti sulle condizioni di una paziente».
Che bugiarda. Vedo benissimo che è pensierosa e preoccupata.
«Isa io devo scappare in ospedale. Stasera ceniamo insieme e ci guardiamo un film. Che dici ordiniamo sushi? Ah, buona fortuna per il test. Ci vediamo stasera, dai dammi un bacio.»
Alla fine lei mi da un bacio sulla fronte. Ma mentre sta per lasciare la cucina succede qualcosa di strano: mia mamma si ferma. Si ferma e mi guarda con una faccia strana.
«Mhh... dai Isa poi ne parliamo stasera.»
«Parliamo di cosa, scusa?» quasi mi fa andare un biscotto di traverso.
«No Isa non voglio dirtelo così, stasera parliamo con calma, ci facciamo una bella chiacchierata.»
Scusa??? Dirtelo così? Una bella chiacchierata? Ma come parla?
«No mamma io non ce la faccio ad aspettare stasera, cosa mi devi dire? Dimmelo ora dai.»
«Isabella» ,mi chiama così solo quando è incazzata, «sono in ritardo, basta ne parliamo stasera.» dice sbattendo la porta di ingresso.
Ottimo, grazie a lei starò con l'ansia per tutta la giornata. Non ho neanche più fame. Risalgo in camera e inizio a preparami. Ho ancora un po' di tempo, oggi entro in seconda ora. Dov'è la mia divisa? Avevo detto a Rosa di stirarla e metterla nella mia cabina armadio, scommetto l'abbia messa in quella di mamma. Vado in camera di mia mamma, entro nella sua cabina armadio e noto subito in un borsone della palestra una tutina per bebè. La prendo: è una tutina degli Yankees. Perché mai mamma dovrebbe avere una tutina per bebè. Oddio forse è incinta? Forse è questo quello che vuole dirmi. No è impossibile. Non può essere vero. Oddio mi sento male, devo vomitare.
Corro in bagno e succede quello che deve succedere. Ok sto meglio. Se mamma sapesse che ho vomitato andrebbe su tutte le furie, lei pensa che la mia bulimia sia tornata, ma non è così.
Comunque sono ancora scioccata per quella tutina, mamma mi deve delle spiegazioni, tante.

Prendo la divisa e torno in camera. Mi preparo. Mi devo muovere, tra poco Amber passerà a prendermi per andare a scuola.
Amber è la mia migliore amica. Noi ci conosciamo da sempre. I nostri genitori sono molto amici, ci hanno fatto crescere insieme; Amber è una sorella per me.
Eccola mi sta chiamando:
«Isa scendi sono giù. Muovitiii!»
«Si arrivo.»

Child of divorceWhere stories live. Discover now