Entro in macchina, saluto Amber e Denny, il suo autista che poi è diventato anche un po' il mio autista.
Quanto vorrei però che fosse papà ad accompagnarmi a scuola. Ci teneva ad accompagnarmi personalmente. Durante il tragitto verso scuola mi raccontava le operazioni che avrebbe dovuto eseguire in mattinata; io gli dicevo che lezioni avrei avuto. Quanto vorrei che tornasse a casa.
«Terra chiama Isa... ci sei? Ooo svegliaaa!!» dice Amber ridendo «sembra che tu sia in un altro mondo.»
«Si in un altro modo, ecco dove vorrei essere!» dico tra me e me.
Amber sa che c'è qualcosa che non va e così diretta mi dice: «Isa so benissimo che stai così per qualcosa legato ai tuoi genitori, che succede? Lo sai benissimo con me puoi parlare apertamente di tutto.»
Con lo sguardo fisso sulla strada le dico che va tutto bene e che non voglio parlare. Nel frattempo siamo arrivate a scuola. Non posso farmi vedere così vulnerabile; ora entra in gioco la Isabella popolare, intelligente, la ragazza che tutti invidiano. Indosso gli occhiali da sole e scendo dalla macchina.
Fuori scuola ci sono James e Alexander ad aspettarci. Anche loro sono miei amici da quando sono piccola.
«Buongiorno ragazze» dicono all'unisono James e Alexander.
«Che ci fate ancora fuori? La vostra lezione dovrebbe già essere iniziata da tempo.» dice Amber.
«Non potevamo iniziare la giornata senza salutarvi.» dice Alexander.
«Miss perfezione non si saluta stamattina?» dice James.
Sa che odio questo nomignolo, oggi non ho forze per tenergli testa e dalla mia bocca esce solo un: «Scusatemi io non mi sento tanto bene, ho un po' di nausea. Devo and...ar.»
Non finisco neanche la frase. Lo sento, sto per vomitare. Corro in bagno e vomito. É la seconda volta in una mattinata.
Subito arriva Amber; mi chiede cosa mi stia succedendo, se sto bene e perché sono in modalità mutismo selettivo.Ho bisogno di sfogarmi, va bene le dirò tutto: «Amber non ce la faccio più. Vorrei solo che tutto tornasse come prima, che papà tornasse a New York. E poi mamma, mamma è così strana. Stamattina ha ricevuto una telefonata da Seattle. Forse le hanno chiesto di trasferirsi lì. Io non voglio lasciare New York. No No. Poi tu non mi crederai mai. Non puoi capire cosa ho trovato nella sua cabina armadio. Una tutina, una cazzo di tutina per bebè. E se mamma fosse incinta? Non lo so. Stasera mi vuole parlare. Cosa mi vuole dire? Oddio non lo so, che mi dice?»
«Isa calmati. Ora respira, tranquilla. Non pensare a niente. Continua a respirare.» Amber sa sempre come calmarmi.
«Senti che dici se noi oggi saltassimo scuola e invece ce ne andassimo a fare un po' di shopping tranquille? Il test di biologia lo recupereremo.» dice Amber.«Signorina Shepherd, come si sente? Forse è il caso di avvisare i suoi genitori.» dice la preside. E ora cosa ci fa la preside qui. Chi le ha detto che sto male?
«No preside, non credo ce ne sia bisogno. Sto benissimo. Poi mamma sono sicura avesse un intervento questa mattina, non voglio disturbarla.» le dico.
«Signorina lei non può restare a scuola in queste condizioni, chiameremo suo padre.»
Mio padre? No, non può chiamare papà. Si trova letteralmente dall'altro lato del Paese. Nessuno sa che è andato via da New York.Impanicata le dico che è in viaggio di lavoro e che quindi è inutile chiamarlo.
«Preside gliel'ho detto sto benissimo, ora vorrei andare in classe. Sa c'è il test di biologia.» le dico mentre mi incammino verso l'uscita.
«Amber nel caso non si sentisse bene portala nel mio ufficio» la preside si rivolge alla mia migliore amica.
«Non si preoccupi preside. Buona giornata.»Amber mi raggiunge. Arriviamo in classe e prendiamo posto. Facciamo il test di biologia. Era semplice, sono sicura sia andato benissimo. La giornata scolastica passa tranquilla.
«Ehi Isa è arrivato l'autista, andiamo.» mi dice Amber.
Saliamo in macchina. Resto in silenzio per tutto il tragitto. Finalmente a casa.
«Isa chiamami più tardi!» mi urla Amber.
«Siiiii. Dopo. Ciao.» le dico chiudendo la portiera.Sono finalmente a casa. Che giornata! E non è nemmeno finita. Salgo direttamente in camera. Studierò tutto il pomeriggio. È l'unico modo per non pensare a tutto quello che sta succedendo.
Fuori è quasi buio, mamma tornerà a momenti, meglio ordinare il sushi per la cena. Devo scegliere anche che film vedere. Mh vediamo, Il diavolo veste Prada? Si, l'abbiamo visto mille volte ma è il nostro preferito. Guarderemo quello.
Dalla mia stanza sento la porta aprirsi: è mamma.
«Isa, tesoro, sono a casa!» urla mamma.
Scendo giù. Non la saluto neanche, subito le dico: «Dobbiamo parlare!».
«Si parleremo fra un attimo però. Mi concedi almeno il tempo di una doccia?» mi dice mentre sale le scale.Nel frattempo è arrivata la cena. Io e mamma amiamo il sushi, papà lo odiava. Credo che lo mangiasse solo per farmi felice.
«Mamma, è arrivato il sushiii!! Muoviti... ho fame.» le urlo
«Eccomi, eccomi. Allora come è andata a scuola?» mi chiede mentre scende di sotto.
«Bene, bene. Di cosa mi dovevi parlare?» le chiedo «Era lo zio Richard a telefono stamattina, vero? Cosa ti ha detto?»
Mia mamma mi guarda stranita. «Isabella, hai origliato la mia telefonata?»
«Si, ma non hai risposto alla mia domanda.»
«E va bene...» Riempie il calice con del vino rosso e si viene a sedere sullo sgabello accanto al mio. «Isa, Richard mi ha chiamata per un caso, grave. Pensa che io sia l'unica che possa risolverlo... e poi mi ha anche proposto di diventare il nuovo primario di ginecologia nel suo ospedale... a Seattle dove lavora...»
«Papà»
«Si dove lavora tuo padre»
«Che non ti vuole vedere»
«Isa sto pensando di andare a Seattle per il caso di quella donna»Percepisco il suo nervosismo.
«Andiamo, non vado!» le rispondo scocciata.
«No Isabella tu non verrai a Seattle. Resterai a casa, hai scuola. Starò via solo pochi giorni.»
«No io vengo a Seattle con te. Ma non lo capisci che io rivoglio papà. Rivoglio la nostra famiglia. Eviti sempre il discorso, tu non vuoi parlare mai di quello che è successo...»
«Isa tuo padre ci ha lasciate.»
«No, non ci ha lasciate, ha lasciato solo te. Io non c'entro niente con voi... cosa gli hai detto? Che non doveva cercarmi?» dico piangendo.
«Isa lo sai come è fatto tuo padre, è impulsivo, prende decisioni senza rifletterci. Lui ti ama. Purtroppo sta punendo anche te per un mio errore.» mi dice abbracciandomi.
«Mamma io verrò a Seattle con te. Devo vederlo, mi manca»
«Lo so, manca anche a me... abbracciami più forte.»
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Child of divorce
FanfictionUniverso Grey's Anatomy... e se Derek e Addison avessero avuto una figlia? Cosa sarebbe successo?