Senza mai nessun freno

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Anche se a prima vista non si direbbe, Manuel Ferro ha sempre avuto un occhio fine per la bellezza, in ognuna delle sue forme.

Un quadro, una melodia, il testo di una canzone.

Un paesaggio, una poesia.

Il grembo tondo di una donna che aspetta un bambino.

Il viso di una ragazza, il profumo di sua madre.

Mai si sarebbe aspettato, dopo diciannove anni trascorsi a vivere un certo tipo di vita, a seguire un pensiero ben preciso, che avrebbe fatto fatica a trovare qualcosa che avesse nel suo essere più bellezza di quanta ne abbia e ne abbia mai avuta Simone.

La prima volta che lo aveva guardato e l'aveva trovato bello era stata durante una delle loro prime azzuffate, si era avvicinato fin troppo al suo viso con l'intento di colpirlo e invece quei due occhi enormi lo avevano congelato sul posto e aveva avuto la peggio, volando sul pavimento.

Ci aveva provato tantissimo a bloccare i suoi stessi pensieri e non lasciare che ci fosse ancora una volta una cosa del genere a vorticargli in testa, ma era successo ancora, e ancora, e ancora.

Lo aveva trovato bello in giro per Roma, baciato dal sole mattutino, durante le lezioni del professore Balestra.

Lo aveva trovato bello e eccitato sul sedile blu dell'auto che avevano rubato insieme, mentre correva un rischio di cui avrebbe potuto fare a meno, ma che aveva accettato per non lasciarlo solo.

Lo aveva trovato bello dallo schermo del suo telefono, mentre lo pregava a modo suo di non abbandonarlo.

Lo trovava bello troppo spesso e più ci rifletteva, più faticava a trovare un momento in cui non lo fosse. Non gli era mai successo di camminare per strada e, scontrando un bel ragazzo, pensare "quanto è bello questo". Mai, prima di Simone. Mai, nemmeno adesso, se non con Simone.

E un po' si odia Manuel per non essere riuscito mai a dirglielo, sotto un cantiere, stesi sui loro letti o tra i corridoi della scuola. Si odia quando lo vede farsi bello per qualcuno che non è lui, si odia quando lo guarda e percepisce i suoi sforzi per vedersi carino e vorrebbe dirgli che non ha bisogno di maschere, creme e abbinamenti speciali per esserlo, ma non ce la fa, non ci riesce, e si odia.

Si dice sempre di avere bisogno di tempo, solo un altro po' ma il tempo passa e lui non si sente mai a destinazione, mai neanche a metà strada.

Il tempo che passa oggi pesa di più per Manuel. Mancano solo poche ore alla mezzanotte e ogni rintocco di orologio è un po' di fiato in meno nei suoi polmoni.

Mancano poche ore al compleanno di Simone ed è passato un anno dalla sera in cui nella sua testa è passato un uragano e ha stravolto tutto. Gli sembra di vivere in un corpo che non è più il suo, il cuore che gli batte nel petto non risponde più alle ragioni della sua testa.

Ha passato un lungo anno Manuel, a guardare dentro sè stesso e cercare di capirci qualcosa, un pezzettino in più ogni giorno.
E quando si è capito, ha cercato in ogni angolo della sua essenza il coraggio di farsi avanti, di uscire allo scoperto.

Sono Manuel Ferro, sono bisessuale, mi piacciono le ragazze e mi piacciono i ragazzi, ma questo viene dopo, perché primo fra tutti mi chiamo Manuel Ferro e sono innamorato di Simone Balestra.

È riuscito a dirlo ad Anita, nel periodo di Natale, con uno dei suoi soliti teatrini di sarcasmo e strafottenza: la mamma ha riso credendo che scherzasse, ha riso quando si è resa conto che fosse serio e ha riso ancora quando si è resa conto di come gli occhi del suo bambino fossero finalmente sollevati, felici, fieri. E lei, di riflesso, non poteva che esserlo ancora più di lui, del suo bimbo coraggioso e pieno di amore da donare.

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