II.

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02 scheletri (non) chiusi nell'armadio


     L'edificio, benché fosse stato succube di un'attenta e maniacale pulizia, sprigionava il tipico odore rancido che s'impregnava nelle pareti quando accadeva che un posto venisse lasciato abbandonato a sé stesso. L'aria che attraversava i corridoi, però, era fresca e la luce riusciva a fare irruzione passando per le numerose finestre piazzate in alto. All'interno i muri di pietra erano ampi e il soffitto profondo, i tacchi degli stivali che battevano sul pavimento in pietra echeggiavano nell'ambiente e il chiasso degli oggetti scientifici da lavoro di Emilia era ancora più assordante, più fastidioso e si percepiva al minimo passo, a ogni leggero movimento del corpo. Per quanto ci avesse ormai fatto l'abitudine, a Levi quel tumulto infernale incitava al nervoso in una maniera indescrivibile, tant'è che avrebbe attribuito senza dubbio la colpa a Emilia e quella sua terribile abitudine di portarsi dietro i suoi strumenti diabolici, se gli fosse venuto il mal di testa.

     «Allora, che ne pensi?» Esortò il corvino portato all'esasperazione dal mutismo in cui la collega si era apparentemente rinchiusa. Era distratta, riflessiva e infatti accennò a un breve «A cosa?» impacciato senza nemmeno alzare gli occhi da terra. «Oh, Eren? Sì, uhm — si portò due dita sotto il mento fingendo di pensare assumendo un'espressione meditativa per poi dedicare al capitano un'occhiata diretta e tagliente — è terrorizzato. Lo hai spaventato a morte, Levi! E già tanto se non ti sogna la notte» si lamentò Emilia «Però è davvero adorabile, non credi? Ha due occhi meravigliosi!» Concluse poggiando i palmi delle mani sulle guance e palesare un'aria incantata.

     «Non mi interessa se ti sei presa una cotta per un minorenne» sbuffò Levi, irritato.

     Emilia tornò seria. Aggrottò le sopracciglia e intrappolò un sospiro nel petto, riflettendo davvero sulle conclusioni da trarre. Quando le era arrivata voce che dal gigante sospetto apparso tra le arterie del Distretto di Trost con l'apparente intenzione di annientare tutti era spuntato un ragazzino, si era messa sinceramente a ridere. Poi la faccenda si era fatta più seria del previsto; si era pronunciato Erwin e assieme a lui i suoi grandiosi obiettivi che tanto si avvicinavano a dei folgoranti vaneggiamenti al limite dell'ossessione, e aveva iniziato a farneticare sulle probabilità di ottenere la custodia del giovanotto per supportare l'Armata Ricognitiva nella discutibile missione di salvataggio dell'umanità. Emilia si era accontentata di brevi e semplici parole per assicurare che il Comandante la convincesse del tutto: avrebbe potuto evadere dal caos della città per intraprendere una missione suicida, le sarebbe stata concessa l'opportunità di approfondire i suoi studi scientifici direttamente sul diretto interessato e, soprattutto, avrebbe potuto portare con sé le invenzioni a cui stava lavorando. Era fatta. Emilia aveva accettato.

AGE OF CEREMONY. 𝗮𝘁𝘁𝗮𝗰𝗸 𝗼𝗻 𝘁𝗶𝘁𝗮𝗻Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora