“Maledizione, è un posto dove ci sono…libri, avranno anche una cazzo di rivista” questo, era ciò che stava pensando Dean mentre camminava con passo lento e cauto tra i vari corridoi di quel luogo che per lui era estraneo: la biblioteca.
Il profumo di carta e cellulosa, misto al legno degli scaffali impregnava le sue narici trovando quel mix davvero ripugnante. Nel frattempo peró, i suoi occhi e le punte delle dita della mano scorrevano lungo le file di libri perfettamente adagiati sui ripiani, divisi per autore, colore e dimensione, chi lavorava qui doveva essere un tipo davvero maniacale e ciò non era passato di certo inosservato al ragazzo. Spazientito però, nella sua mente passavano soltanto titoli da “Cime tempestose” di Emily Bronte alla “metamorfosi” di Kafka, ma niente di ciò che stava cercando.
Non era persona da leggere, anzi forse mai in vita sua ne aveva aperto uno, se non quelli scolastici che gli avevano permesso un misero diploma e portarlo ad avere un lavoro dignitoso. Era suo fratello il cervellone della famiglia e questo lo aveva sempre riconosciuto.
Eppure tutti quei libri gli fecero venire a galla ricordi nostalgici, di sua madre, che quando era piccolo era solita a leggergli le favole prima di andare a dormire. Ricordi dolorosi, che scacciò prima ancora che potessero ferirlo come lame nel petto. Rendendosi così conto del perchè forse odiasse tanto quel posto.
“Sul serio alla gente piacciono questo tipo di stronzate?” sussurró, cercando di mantenere comunque un certo ritegno, guardandosi attorno e scrutando uno ad uno i presenti, assicurandosi di non averlo detto troppo ad alta voce. L'ultima cosa che voleva era farsi cacciare. Gli serviva quella maledetta rivista, una qualsiasi, bastava che in copertina ci fossero un paio di tette pronte ad assecondare ogni sua perversione.
A farlo tornare con i piedi per terra, facendolo trasalire, fu una voce che si materializzò dietro di lui.
“sta cercando qualcosa?” quelle parole uscirono fredde e distaccate.
il ragazzo si girò di scatto, come un bambino appena colto dalla mamma nel momento del misfatto. Davanti gli si parò un uomo, poco più grande di lui, dai lineamenti duri che con sguardo azzurro, gelido lo fissava, non staccandogli mai gli occhi di dosso. Il suo volto era imperturbabile, apatico, era difficile comprendere ciò che gli poteva passare per la testa.
Dean si sentiva a disagio, deglutii, cercando di nascondere il più possibile il suo stato d'animo. Si armó così di un sorriso, uno di quelli che avrebbero steso qualsiasi persona.
“Cerco una rivista…” risposte sperando in non ulteriori domande a cui sarebbe stato difficile dare una risposta.
“Di che genere?”
Dean, imprecó in silenzio, ma con nonchalance rispose, in fondo chi era quel tipo per giudicarlo?
“Per adulti…sai, non so se mi spiego”
Ammiccó, cercando di avere approvazione, cosa che non arrivó mai. Il volto del suo interlocutore si fece corrucciato, capendo a fatica ciò che l’altro intendeva. Quest'ultimo rimase sempre più stupito di quanto stoico potesse essere quell’uomo.
Dopo attimi di silenzio, che per il più giovane sembravano interminabili, se non imbarazzanti uno dei due prese parola.
“Qua ci sono solo libri…mi spiace, ma se proprio vuole appagare i suoi istinti da uomo medio, posso proporle una lettura classica che fa al caso suo”
Fu subito interrotto.
“Senti, Castiel - tocco la targhetta del moro, perfettamente lucida, attaccata al gilet in maglione blu scuro, anche questo perfettamente impeccabile, intuendo che quello fosse il suo nome - sinceramente non mi importa, ero semplicemente venuto a dare un'occhiata, anzi - “
Non fece in tempo a terminare la frase che si beccò un piccolo schiaffo sulla mano, Castiel aveva odiato quel contatto fisico. Anche se impercettibile, minimo, sentiva la zona compromessa bruciare come mille fuochi. Castiel odiava chiunque mettesse in disordine qualcosa, chiunque lo toccasse, chiunque poteva sporcarlo. Era una reazione impulsiva, e questo se ne rendeva perfettamente conto, eppure per quanto si sforzasse di reprimere certi atteggiamenti, la sua mente, la sua gabbia che ormai si era costruita nel corso degli anni glielo negava. E ciò lo fece vergognare.
Il più piccolo, scioccato dalla reazione, ritrasse lentamente la mano, ciò però gli permise di scrutarlo meglio, studiarlo, capire chi aveva davanti. Perché senza rendersene conto era rapito ormai già da qualche minuto da quegli occhi come il colore del mare.
Poté notare che le sue mani erano coperte da un paio di guanti bianchi.
Non era solito fare domande, sinceramente poco importava del perché di questa sua fissazione, eppure qualcosa di questo stravagante tipo lo stava attirando.
La sua bocca a sto punto parló da sola, non capiva chissà quale divinità gli fece dire quelle semplici parole, ma se leggere un libro gli avrebbe poi permesso di rivedere questo attraente ma strano uomo, e anche solo averlo per una notte soltanto, lui lo avrebbe fatto, a qualunque costo.
“Ok fenomeno, farò un tentativo…”
“Allora la prego, mi segua”
I due si avviarono verso il bancone e Dean che era di qualche centimetro più in dietro a Castiel ciò gli permise di ammirare quella meraviglia che era il fondoschiena di quello strambo. Ne rimase colpito.
“Ha la tessera?” Chiese sempre con tono impassibile.
Ma questo non ride praticamente mai?
“Le sembro uno che ha la tessera?” Domandò retorico Dean, scocciato, battendo le punte delle dita sul tavolo.
“come Immaginavo…mi servono, nome e cognome”
“Dean…Dean Winchester”
“Winchester come i fucili a pompa?”
“Si…come i fucili a pompa”
Alzó gli occhi al cielo, trovando quella situazione totalmente ridicola, irreale da chiedersi il perché, per poi ricordarsi che in quel momento era il suo basso ventre ad avere la meglio sulla sua testa, regalandogli queste idee geniali.
Castiel, nel mentre consegnó il libro con tanto di tessera allegata, facendo tornare i pensieri di Dean al posto giusto. Le loro dita si sfiorarono, e ciò fece trasalire l’uomo da dietro il bancone, cercando invano di nascondere il disagio. il Winchester alzó un sopracciglio. Di nuovo la stessa reazione di prima.
“S-si goda la lettura, allora…arrivederci e buona giornata”
“Se me lo dice con sto tono…arrivederla”
Prese il libro e si trascinó fuori dalla biblioteca, prese un respiro profondo non appena la sua pelle entró in contatto con l'aria inquinata della città. Mille rumori attraversavano le sue orecchie. Macchine, clacson, gente che passava sul marciapiede, chi al telefono e chi parlando con tono alto tra di loro. rendendosi conto la differenza, il silenzio che c’era in quel luogo, e il trambusto che dava la vita urbana. Ciò lo fece riflettere. Era come essere riemerso dopo essere stati a lungo tempo sott'acqua.
Curioso però, si girò tra le mani l'oggetto che aveva appena “acquistato” o meglio preso in prestito. Lesse il titolo.
“Venere in pelliccia di Von-Sacher Masoch”
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La venere in pelliccia
FanfictionDean non ha mai letto libri in tutta la sua vita, una ricerca disperata di una rivista porno nel posto sbagliato e un incontro fuori dal normale con una persona altrettanto tale dai tratti se si vuol dire "angelici". Porteranno il povero ragazzo a f...