"Andiamo, Levi! Ti divertirai con noi, fidati di me!" esclamò Hange Zoë, una delle capisquadra dell'Armata di Ricognizione, cercando di persuadere il suo collega a unirsi al gruppo per una serata fuori. Con l'imminente spedizione oltre le mura, volevano godersi un momento di distrazione prima di affrontare l'incertezza della missione. Tuttavia, il corvino sembrava restio ad accettare l'invito, soprattutto perché non era incline all'alcol e detestava i locali notturni, i quali risvegliavano ricordi dolorosi della madre defunta, un passato che nessuno conosceva e che lui custodiva gelosamente. Levi sospirò pesantemente prima di rivolgere il suo sguardo gelido e tagliente verso la collega.
"Quattrocchi di merda, ho già detto che non vengo. Mettilo in quella testa dura. Sai benissimo che non bevo, e inoltre quei luoghi sono un concentrato di batteri e sporcizia."
Queste furono le ragioni del corvino, deludendo così le aspettative di Hange. Accanto a lei si trovavano Erwin Smith, Moblit Berner e Mike Zacharias. Il comandante intervenne, posando la sua mano sulla spalla della giovane donna.
"Calma, Hange, non insistere così. Sono sicuro che prima o poi si unirà a noi. Lascialo stare per questa sera. Inoltre, non possiamo permetterci di fare ritardo. Lei ci sta aspettando."
Levi sembrava intrigato, ma il suo volto restava impassibile. Erwin sapeva esattamente cosa dire per catturare la sua attenzione. Un leggero sorriso si delineò sul volto del comandante mentre si aggiustava la camicia elegante che indossava. Prima ancora che Levi potesse formulare una domanda, Erwin anticipò la risposta.
"Noto con dispiacere che non hai prestato molta attenzione a Mike l'altra sera, Levi. Il locale che abbiamo in mente si trova a Trost ed è uno dei più puliti e sicuri della città. Inoltre, il proprietario ha un rapporto... stretto con Mike. Dato che siamo qui vicino, perché non approfittarne? Ah, esatto..." Fece una breve pausa, suscitando ancora di più la curiosità di Levi.
"Inoltre, servono un eccellente tè nero, il tuo preferito." Bastò questo piccolo dettaglio per convincere Levi.
Si mise quindi i suoi migliori abiti e seguì i suoi compagni, con l'immancabile espressione irritata. Come poteva essere caduto così facilmente in quella trappola? Ne pentiva già la sua decisione.
"Wow, Erwin, non pensavo avrebbe ceduto..." ammirò Hange, aggiustandosi gli occhiali.
"Effettivamente, pensavo sarebbe stato più difficile convincere il Capitano Levi. È sempre così freddo e riservato..." sussurrò Moblit, ricevendo uno sguardo severo dal suo superiore. Nel frattempo, Mike rimase in silenzio, la mente già proiettata verso la ragazza che avrebbe incontrato quella sera, ansioso di farle conoscere i suoi fidati colleghi.
Arrivarono con puntualità impeccabile, immersi nell'aura raffinata di un locale splendidamente adornato. Pur non avendo manifestato alcuna specifica richiesta si resero conto di avere un tavolo tutto per loro. Era evidente che i padroni di casa nutrissero un'elevata considerazione per ogni minimo dettaglio. Accolti con cortesia da due giovani dal portamento distinto, presumibilmente trentenni, elegantemente vestiti con giacca e cravatta, furono accompagnati con garbo al tavolo accuratamente predisposto per accoglierli. L'atmosfera del ristorante emanava un'eleganza senza pari, lasciando tutti gli ospiti piacevolmente sorpresi. Anche per Mike, era la prima volta; mai prima d'ora aveva varcato le soglie di un simile ambiente di raffinatezza.
"Oh, mi sento come trasformata, come una donna di classe, qui. Ma siamo davvero certi di potercelo permettere? Non ho con me molte monete..." esclamò Hange, guardandosi intorno con occhi estasiati. Anche gli altri sembravano rapiti dalla bellezza del luogo, compreso Levi.
"Caposquadra, non c'è motivo di preoccuparsi. Se vi trovate in difficoltà, sono lieto di offrirvi da bere e qualche prelibatezza." Moblit si offrì con gentilezza, confortando la giovane donna. Un gesto cortese che, tuttavia, venne interrotto dallo schioccare impaziente della lingua di Levi.
"Posso sapere perché non ho mai sentito parlare di questo luogo? E inoltre, come ha fatto Mike a conoscere i proprietari?"
Una volta seduti, tutti attesero con curiosità una risposta da parte di Mike, il diretto interessato. Tuttavia, Mike, con un sorriso soddisfatto sulle labbra, cominciò a percepire l'aroma sottile nell'aria.
"Vaniglia, è deliziosa..." disse, quasi in estasi.
"Ehi, smettila di fare il misterioso e rispondici. Stiamo aspettando una spiegazione." Levi sembrava piuttosto irritato, ma prima che Mike potesse replicare, una voce dolce e melodiosa interruppe l'atmosfera. Era una giovane donna, dai lineamenti ancora delicati e dall'espressione gentile. I suoi capelli (c/c) e fluenti ricadevano con grazia sulle spalle, adornati da piccoli fiorellini. Indossava un vestito elegante di un rosso scuro, leggermente scollato, che avvolgeva le sue forme con grazia. La sua pelle appariva morbida e sensibile, quasi eterea, come le ali di una farfalla. Una collana di perle ornava il suo collo, abbinata a orecchini che scintillavano al contatto con la luce.
"Mike! Finalmente sei arrivato! Credevo che non saresti venuto più. Pensavo di essere stata... dimenticata." Gli occhi luminosi e vivaci della ragazza si posarono sugli altri presenti, lasciandoli perplessi. Come poteva Mike conoscere una fanciulla così affascinante?
"Mi scuso per l'inciviltà. Non mi sono ancora presentata... Sono (T/n) Moses. Sono la sorella minore di Francis Moses, il proprietario di questo locale. Mio fratello maggiore è in viaggio di nozze, quindi mi occupo io del locale durante la sua assenza. Come vi state trovando?"
La giovane dama si espresse con garbo e rispetto, compiendo un leggero inchino durante la presentazione. Tuttavia, rimaneva un interrogativo sospeso: come aveva fatto Mike Zacharias a conoscere una ragazza così straordinaria?
"Ci troviamo benissimo, non ti preoccupare, cara. Permettimi di presentarti il comandante del Corpo, Erwin Smith, i capitani Levi e Hange Zoe, e infine Moblit Berner. Ragazzi, vi presento la mia futura sposa... (T/n)."
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-𝐿𝘰𝘴𝘪𝘯𝘨 𝒯𝘩𝘦 𝑀𝘪𝘯𝘥.
FanfictionNell'anno 850, la tranquillità sembrava essersi ristabilita dopo cinque anni di puro terrore causato dall'improvviso assalto dei giganti. Con la caduta del Wall Maria, si spezzarono non solo le sue difese, ma anche i sogni dei suoi abitanti. Migliai...