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↬tw: accenni a dca, sh e violenza;
genere: angst;
ship: changlix─── ⋆⋅☆⋅⋆ ───
↬Ricordo
; Took you for granted
Thought that you needed me more, moreMi ricordo di Lee Felix, ricordo di lui ogni dettaglio.
Ricordo dove si trovasse ogni piccola macchia castana che decorava finemente il suo volto ridente, ricordo il modo in cui la sua bocca di orchidee si schiudeva con dolcezza incurvandosi nell'affacciarsi di un sorriso spontaneo, deliziosamente luminoso. A volte appaiono sbiaditi, ma ancora non si sono dissolti nell'oblio i suoi lineamenti angelici, che rendevano tanto soave e armonioso il suo viso. Mai vorrei dimenticare la luce nelle sue iridi scure sporcate d'oro, mai vorrei che sparisse dalla mia mente il sapore dolce della sua bocca carnosa. Sapeva di fragole e panna a fine inverno, e sarà forse perché a tutti sembrava un angelo, ma sapeva anche un po' di paradiso, di buonumore.
Ovunque si trovasse portava la luce, con lui si stava sempre bene, era sempre casa. Brillava anche senza corrente, anche quando era scarico, anche quando non gli andava di farlo. Sapeva ascoltare, sapeva consolare, non diceva mai una parola di troppo, quasi pensavo avesse un sensore, perché sapeva sempre quando dire la cosa giusta.
Glielo ricordavo sempre.
«Sei il mio raggio di sole, non lo sei?» gli domandavo ridendo, mentre gli scompigliavo i capelli dorati. E lui mi abbracciava con la voce, facendomi sentire completo, mormorava caldo «solo tuo».Ma stava solo mentendo, lo faceva in continuazione. Non era il mio raggio di sole, era il raggio di sole di chiunque lo incontrasse, anche di chi lo vedeva per la prima volta, anche di chi non conosceva il suo nome, anche di chi non sapeva quante lentiggini avesse sul volto e quale fosse il suo colore preferito. È il destino di un fiore, patetico e solo, immensamente innamorato del suo sole, che però scalda tutti indifferentemente.
Ricordo il giorno in cui, per la prima volta, lo vidi piangere. Il giorno in cui pioveva dai suoi occhi, e le piccole gocce amare si spegnevano bruciando sulle sue guance, muorendogli sulla bocca, e io entrai nella stanza come se i suoi singhiozzi muti si fossero annodati al mio corpo e mi avessero irrimediabilmente tirato verso il suo dolore. E socchiusi solo la porta, aprendola piano, mentre il piccolo spiraglio di luce nella stanza buia batteva violento sul suo viso, cercai di nascondere il rumore del suo inevitabile scricchiolare con un colpo di tosse che servisse ad avvertirlo della mia insulsa presenza.
E lui sollevò prontamente il viso livido e prostrato, passandosi il dorso della mano sugli occhi, facendo sciogliere le lacrime sotto il suo tocco, e forzò un sorriso, uno di quelli che non puoi scordare neanche provandoci, come lui. E mai avevo visto qualcuno cambiare espressione così velocemente, rovesciandosi dal pianto al riso come un attore provetto, come un bugiardo professionista, un pinocchio dal piccolo naso all'insù.
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| ombre di vetro || racconti dettati dal vento | stray kids oneshots
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