Capitolo 1. SKY

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Oggi (Due anni dopo il gioco della confraternita)

SKY

Si dice che tutti siano destinati a qualcosa, votati a qualcosa. C'è chi si vota all'amore, chi è destinato al successo, quelli nati per far soldi, quelli nati per la libertà. Ci sono gli artisti, gli stakanovisti, i maestri, gli appassionati, i liberali, gli anarchici, quelli che rompono gli schemi.
Poi ci sono io. Sky Greywood, votata alla sofferenza, al farmi costantemente del male, destinata a perdermi nella Coltre Nera. In tutto ciò che può farmi soffrire. Per me un bacio diventa insulto, una carezza uno schiaffo.
«Abituati alla sofferenza, Sky.» me l'ha detto mia madre a cinque anni, ora come posso non constatare che il mio destino fosse già scritto?
Avrei voluto essere una di quelle destinate all'amore, ma la sofferenza aveva per me altri piani.
Ho immaginato molte volte come sia essere amati, non l'ho mai provato in vita mia. Mio padre mi ha abbandonato prima che nascessi, non si sentiva pronto. Mia madre entrava e usciva dai rehab. Mi hanno cresciuta i miei nonni, ricchi impresari di New York, ma non mi hanno amata, non li biasimo per questo, nessuno gli ha mai insegnato come farlo e quando mia madre è morta non li ho visti versare neanche una lacrima, ero io quella votata alla sofferenza, loro ai soldi. Soldi, quelli non li hanno mai fatti mancare e anche se dovrei ritenermi fortunata, a volte al mio compleanno avrei voluto un abbraccio più che un assegno da diecimila dollari. Sono ingrata? Può essere. Ma a ventiquattro anni non so cosa voglia dire ricevere l'abbraccio di qualcuno che ti ama... forse una volta mi era sembrato che... ma no, non era amore quello.

«Sky! Finalmente!» Rose agita il braccio dall'altra parte di Spring street. Soho è sempre stato il mio quartiere, come cresce una bambina a Soho? Chiusa in casa o al massimo a passeggio con la baby sitter. Ho perso il conto di quante ne ho cambiate negli anni quando ero piccola.
«Rose!» aspetto il verde e le corro incontro. Mi è mancata alla follia.
«Mi sei mancata, Sky! Tu appartieni a New York, non pensare di andartene mai più!»
Magari lo avessi deciso io di andarmene...
«Non intenzione di andarmene mai più. Starbucks?»
«Frappuccino al caramello?» sorride.
«E che altro se no?»
«Almeno i tuoi gusti non sono cambiati!»

Ci sediamo ad un tavolino all'interno, sorseggiamo i nostri frappuccini e ci guardiamo con la nostalgia di un tempo, di quando eravamo due adolescenti che sfruttavano i soldi delle loro famiglie per divertisti e combinare guai.
Quante ne ho fatte passare ai miei nonni in quegli anni.

«Allora... Com'era l'Europa?»
Già l'Europa...
«Beh l'Europa è... diversa.»
«Solo diversa?»
«Solo diversa.»
Chissà com'è davvero l'Europa...
«E... ragazzi? Insomma... uomini? Dicono che gli europei siano più...»
«Oh, non sono stata con nessuno, Rose.»
«Con nessuno? Due anni?»
«Non era tra le mie priorità.»
«Beh strano, detto da una per cui il cazzo è sempre stata la priorità.» ride e cerco di zittirla.
«... cambiamo discorso. Domani tornerò a lavorare e non ho voglia di passare la pausa pranzo da sola. Vieni con me? Ho il disperato bisogno di un hamburger di Shake Shack.»

Due anni prima

«Che palle queste cene di beneficenza non trovi?»
Caleb Fisher mi sta rivolgendo la parola? È sicuro?
«G-già credo sia così.»
«Molto piacere. Caleb Fisher.» allunga la mano e io gliela stringo.
«Sky Greywood»
«Greywood? Gli agenti immobiliari? Tuo padre è Frederick Greywood?»
«Mio nonno. Sì, quelli delle agenzie immobiliari.»
«Wow. Tuo nonno sarebbe in grado di vendermi Central Park.»
«Probabilmente.» sorrido.
Caleb Fisher, ventotto anni, erede del marchio di moda Fisher non che di due catene di ristornati. Bello da perderci il fiato. È alto, magro, ha i capelli castani lunghi, un sorriso perfetto e due occhi scuri come le tenebre. Uno degli scapoli più ambiti di Soho.
Cosa vuole da me?
«Sky? Giusto?»
Annuisco.
«Ti va se ci prendiamo un caffè? Non so, tipo domani?»
Fai sul serio?
«O-ok.»
«Scommetto che vivi nel palazzo dei tuoi nonni a Soho. Ti passo a prendere lì alle dieci, domani mattina.»
«D'accordo.» sorrido mentre si allontana silenzioso tra la folla.
Caleb Fisher. Un caffè.

The Brotherhood of Damned Souls (Dark Romance)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora