Capitolo Primo.

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Phil era disteso sul suo letto, immobile ed inerte, a guardare il soffitto. Era pomeriggio inoltrato, in una giornata afosa d'estate, e il caldo penetrava con la luce attraverso la piccola finestra della sua stanza, formando sottili strisce di varia intensità sulla parete celeste alla sua sinistra. Sul soffitto, invece, c'era un ragno che tesseva la sua tela sperando così di poter catturare qualche preda per sopravvivere un altro giorno. E a guardarlo c'era Phil.
La mia vita è come quella di questo ragno: neanche io vivo, neanche io sono umano. Entrambi ci limitiamo a sopravvivere, ci nutriamo e respiriamo e speriamo di continuare così per sempre, senza renderci conto che stiamo sprecando la nostra vita nella più completa inutilità. Siamo sterili, anche se possiamo riprodurci. Siamo aridi, anche se ci bagnamo la fronte con l'acqua più pura. Ecco cosa siamo: nullità.
Phil guardava il ragno continuare imperterrito a costruire la sua tela, contorcersi nel tentativo di non rimanere incastrato nella stessa trama che egli aveva creato. Rimase così, immobile ed inerte, aspettando che quell'essere finisse il suo lavoro e affogando nei suoi pensieri, finché d'un tratto lo vide ritirarsi in un angolino: era il momento che stava aspettando. Si alzò di scatto, quasi volesse sorprenderlo, e strappò con un gesto fulmineo la tela e il ragno dall'angolo del soffitto; chiuse la mano e strinse più forte che poteva, mentre il suo cuore batteva in modo irregolare, più forte, sempre più forte.
Riaprì la mano.
Il ragno era morto.
Sorrise.

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