1 - Dovere

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Passi sopiti nella stanza, la pesante porta di cedro ruota lenta sui cardini. Eror spalanca gli occhi glaciali, il sonno tormentato interrotto, afferra il pugnale che tiene sempre accanto a sé e scatta, la punta della lama si appoggia alla gola dell'intruso.

«Sh shel-poskue, weshlanik».

Impiega un battito di ciglia per ricominciare a pensare in Pareta e riconoscere Atresre, Comandante della Guardia Personale del Saratano di Baratema, Sharupar Malagantra. Abbassa il pugnale e si sfrega gli occhi.

«I tuoi istinti da barbaro araniano non si sono affievoliti nei tuoi mesi al mio servizio» gli posa la mano sottile sul braccio bronzeo e muscoloso, fissandolo con gli occhi scuri e inquisitori.

«Cosa vuoi?».

«Avrai anche conquistato da solo la Capitale di una nuova Saratania per il Re di Tutti i Re, ma non dimenticare il rispetto per il tuo comandante, barbaro» l'espressione è sprezzante, Atresre è infastidito da Eror, fin da quando il Saratano in persona lo arruolò tra le fila dei suoi uomini, dopo la conquista di un regno della lontana Vennaiasa, a oriente. Il ventitreenne araniano conosce bene la gelosia e l'odio del suo comandante, figlio di un dignitario di corte del Saratano, incapace a combattere ma molto a suo agio con gli intrighi, messo in ombra dal giovane guerriero per la sua prodezza in combattimento. Diversamente dal comandante, Eror sa celare i propri sentimenti verso il superiore, così come riuscì a nasconderli ai mercenari Palafarsi con cui condivise i lunghi mesi di campagna militare che lo portarono a servire il Saratano.

«Ti chiedo perdono, Comandante Atresre, quali sono i tuoi ordini?» china il capo in segno di ossequio.

«Il Saratano vuole vederti, muoviti, barbaro».

«Come comandi».

Indossa la tunica di seta rossa e verde e l'armatura di lino pestato bianco con intessuto il delfino azzurro di Baratema. è stanco per il lungo turno di guardia notturna, la luce intensa del mattino della città sulla costa dell'Oceano Verde gli colpisce gli occhi quando esce dal quartiere della Guardia Personale. Attraversa rapido il cortile circondato da colonne di marmo bianco e costellato di fontane e aiuole fiorite e profumate, segue Atresre fino alla sala del trono del Saratano.

Sharupar è seduto sul suo scranno di legno di sandalo, attorniato da una decina di Guardie Giurate, indossa vesti di seta bianca e dorata e guarda dall'alto con sguardo severo e occhi inquisitori i dignitari di corte abbigliati sfarzosamente che parlottano tra le colonne di marmo rosa alte venti passi.
Eror si inginocchia e posa le mani a terra, il marmo nero trasmette freddo alle sue palme.

«Alzati, ragazzo mio».

Esegue «cosa comandi, mio Signore?».

Atresre lo guarda con odio, un semplice soldato della Guardia che osa rivolgersi direttamente al suo Signore, per di più nipote dell'Imperatore?

Un esile sorriso increspa il volto affilato del Saratano «Vedi, Kurudhar? è sfrontato e senza timore, le qualità di un guerriero formidabile, unite alle braccia forti e all'abilità con la spada che gli Dei gli hanno concesso lo rendono il soldato più formidabile che io abbia mai incontrato».

Kurudhar, ministro del Saratano, accenna il suo assenso con il capo rotondo.

«Eror, ragazzo, ho un compito per te, un compito della massima importanza. Oggi è il giorno della festa del Fuoco Sacro di Mazadoroshk. Come membro della Famiglia Imperiale e discendente del Padre degli Dei, celebrerò i grandi sacrifici».

Il giovane guerriero annuisce, continuando a fissare direttamente il Saratano negli occhi neri , per il livore di Atresre e di molti altri dignitari della corte, che sussurrano parole fugaci sulla sfrontatezza del ragazzo proveniente dall'occidente.

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