2 - Desiderio

162 15 81
                                    

Le ombre si allungano nei cortili del Palazzo del Saratano, Eror è appoggiato a una colonna, i suoi pensieri fissati sugli occhi della Principessa in modo talmente intenso da non rendersi conto dell'avvicinarsi del commilitone Kurosadre, che gli porge una pelle traboccante di vino, rifiutata con un cenno del capo.

«Hai mangiato appena e bevuto persino meno del solito, cosa ti è successo?» avverte il peso della mano di uno dei pochi che può chiamare amico tra le fila della Guardia Personale.

«Nulla» neppure un amico può conoscere i suoi sentimenti, è troppo pericoloso in quel luogo dove i bisbigli si trasformano in coltelli e veleno.

Per tutta risposta, l'alto Pareta di quasi quarant'anni ride, la bocca aperta mostra i denti persi durante i molti combattimenti della sua vita «allora si tratta di una donna!».

«No, è questa notte, questo caldo... così diverso da casa e da tutti i posti in cui ho vissuto».

«Credi davvero di prendere per il culo qualcuno che ha il doppio dei tuoi anni, barbaro?» un pugno scherzoso gli batte sull'addome «e infatti avevo ragione».

La risata di Kurosadre si fa più fragorosa mentre punta il braccio con la pelle di vino verso un angolo del chiostro.

Tra le ombre del colonnato, Eror vede la schiava di Paraveh fargli cenno di avvicinarsi.

«Divertiti, le schiave del Palazzo sono le più belle che potrai trovare in tutta la città. In fondo, in questi mesi non ti ho mai visto andare nei bordelli, dimostra che non sei un invertito, barbaro».

Esita, abbozza un sorriso increspando la barba rasata ispida, e si avvicina alla schiava.

«Guardia Eror».

«Nirare».

Lei gli afferra la tunica e si avvicina con fare sensuale, avvicinando il volto al suo orecchio.

«La Padrona vuole parlarti» sussurra «ma devi essere discreto».

Poco più che bambino, è sopravvissuto alla schiavitù e al viaggio terribile con gli schiavisti, appena ragazzo è fuggito dalle arene gladiatorie dell'Impero Celeste e ha valicato le Montagne Nere con tutti i loro orrori, ha conquistato il rispetto di una tribù di Samarah ed è diventato un mercenario. Ma mai ha provato una sensazione come quella che avverte in quel momento. Il cuore batte forte, lo sente in gola e nelle orecchie, percepisce al margine dei sensi la mano morbida di Nirare stringere la sua e guidarlo dentro un corridoio, accompagnati dagli ululati di approvazione dei commilitoni che immaginano stia andando a giacere con la bella schiava.

La fanciulla lo conduce, svoltano in una stanza. Nirare solleva un tappeto, appare una botola di tavole di legno scuro che si apre come una voragine tra le pietre chiare del pavimento.

Scendono una scala e proseguono lungo un cunicolo buio, seguendo un filo di luce fino a una porta.
Eror si guarda attorno, è in una stanza circolare illuminata da alcune torce, in cui convergono quattro gallerie buie. Il pavimento è decorato da mosaici di scene d'amore tra giovani amanti, tra le torce pendono tendaggi di seta ricamata in motivi floreali e animali.

«Qui il Padrone usava incontrare le sue amanti».

Dal cunicolo opposto a quello da cui è entrato, emerge Paraveh, Nirare si defila. Eror è bloccato, come sotto la malia di qualche stregone.

La Principessa dallo sguardo altero sembra perdere la sicurezza in sé stessa, esita appena dopo il primo passo verso Eror.

Dei, che anche lei abbia avvertito quello che ho sentito io? Ma com'è possibile, sono solo un soldato, come può una Principessa provare per me quello che io vivo per lei? Gli stessi desideri che mi vorticano nell'anima? Plaseteus, mio vecchio maestro così lontano, perché non c'è nulla nei tuoi libri e nei tuoi rotoli che mi abbia preparato a quello che prova il mio animo?

OnoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora