Finali Riscritti

Capitolo 1 | Bianco scarlatto

-Come può notare, l'appartamento è molto luminoso- iniziò a spiegare la donna di mezza età non appena, dopo svariati tentativi, riuscì ad aprire la massiccia porta di legno che le separava dall'ingresso di quella che da lì a breve sarebbe stata la nuova dimora di Rebecca, anche se non per molto.

Si era presentata come Ashley Miller ma aveva espressamente richiesto di farsi chiamare Ally, sostenendo servisse per farla sembrare più giovane di età con i suoi inquilini per lo più studenti.

La stanza profumava di nuovo, pittura per pareti precisamente. Esse erano chiare e totalmente impersonali, un dettaglio che di certo non era sfuggito agli occhi della giovane, che provò subito un senso di angoscia. Non vi era presente neanche una cornice o un semplice poster, tutto si presentava freddo e grigio. Ristrutturato di recente, quel posto non aveva niente a che vedere con i classici loft di mattoni rossi che si vedevano nelle commedie americane, era un semplice attico moderno e spoglio dalle tinte minimal che variavano in scala di grigi, con qualche accenno di nero nei dettagli. Disponeva di un'ampia cucina e una generosa area occupata dal salotto, abbastanza spaziosi per ospitare solo due persone come descriveva la brochure consegnatale dal padre.

-Troppo silenzioso- osservò -avete avuto notizie della coinquilina? L'annuncio comunicava che sarebbe dovuta essere qui già due ore fa- aggiunse assicurandosi che non si stesse sbagliando, guardando l'orario sullo schermo del cellulare.

-Ma certo, Dolly...- mormorò la padrona di casa fra sé, poi si ricompose immediatamente dopo aver notato che la sua inquilina la stava osservando con espressione confusa, ma allo stesso tempo impaziente di ricevere una risposta. -Lei è già qui- concluse secca.

La giovane pensò di dover indossare i paraocchi come i cavalli per non notare che un'altra persona le stava onorando della propria presenza; nessun bagaglio, nessun oggetto che facesse pensare a qualcuno che vi vivesse già in quel posto. Si sporse leggermente in avanti per osservare meglio il modesto corridoio che, molto probabilmente, avrebbe condotto alle camere da letto e al bagno. Esso era buio a differenza del grande salotto in cui si trovavano.

Il sole splendeva alto nel cielo e non vi era neanche l'ombra di una nuvola e, "chi non avrebbe colto l'occasione di godersi una giornata così degna di nota?".

-Adesso avrei altre faccende di cui occuparmi, potrebbe approfittarne per familiarizzare con l'ambiente- la voce calma e controllata della donna portò Rebecca nel presente.

-Non può andare via...- si affrettò a dire lei guardandola negli occhi tendenti al ghiaccio, impreziositi da un trucco tenue. Era una bella donna, dall'aspetto curato dei minimi dettagli e indossava un tailleur del colore più in voga in quella stagione.

-Cosa c'è che non va, signorina Martucci? Vostro padre mi ha garantito che il loft avrebbe accontentato i vostri gusti personali. Si sbagliava, forse?

Come le avrebbe spiegato che stava ancora cercando di capire se la Dolly in questione si trovava realmente lì o no? E se si trovava lì e fosse stata una pazza omicida dalla quale non fosse riuscita a difendersi? "Semplice", non glielo avrebbe spiegato.

-Non può andare via senza dirmi come posso contattarla qualora avessi bisogno di lei- improvvisò. La verità era che non le importava di sapere altro oltre al suo nome, non l'avrebbe più rivista fino a quando non fosse arrivato il momento di lasciare l'abitacolo per trasferirsi nella residenza del padre. Durante le infinite ore in aereo, le aveva detto che avrebbe avuto alcune questioni importanti da risolvere, e che, per il momento, se non fosse stato un problema, avrebbe dovuto alloggiare in uno dei palazzi d'epoca di una sua cara amica nell'Upper East Side. Si sarebbe trattato solo di qualche giorno, e poi la cosa positiva era che di lì avrebbe potuto svegliarsi tutte le mattine con la meravigliosa vista su Central Park, proprio come nei film.