"Sbrigati papà! O perderò l'aereo!"
"Amore, non posso mica andare addosso agli altri e poi siamo partiti all'ora che hai detto tu! 10.30 ero pronto in macchina con il motore acceso. Sei tu che sei salita 20 min dopo."
"Sisi, dai va bene è colpa mia però tu cerca di andare un po' più veloce per favore"
Il suo musetto implorante mi fa sempre sorridere mentre pigio un po' di più sull'acceleratore in procinto di superare una Toyota Aygo a 70 all'ora in autostrada.
L'uscita dell'aeroporto in lontananza tranquillizza tutti sulla macchina. E infatti la vedo guardare fuori dal finestrino i velivoli in decollo sovrappensiero.
"Quando torni?"
"Dopodomani, è una trasferta breve questa. Poi la settimana prossima sono a Torino."
"Sempre in giro".
Ridacchiamo entrambi ma sappiamo benissimo che è quello che le piace. Ed è fortunata ad aver trovato un lavoro che le permette di girare. Forse è anche questo uno dei motivi per cui, alla bellezza di 30 anni, ancora io e mia moglie abbiamo l'onore di averla in casa. Complice sicuramente il fatto che non riesce a trovarsi un compagno, o compagna. Per carità mi andrebbe bene qualsiasi cosa purché qualcuno le stia accanto per il resto della sua vita. Ma forse questa vita girovaga non giova all'accoppiamento.
Imbocco la sopraelevata per l'area Kiss and Go dell'aeroporto Fiumicino di Roma. Mi fermo, le do un bacio e riparto sapendo che, sicuramente, nel giro di 10 min riceverò un messaggio o una chiamata perché non trova il passaporto o non è certa di aver preso lo spazzolino. Ma la amo anche per questo.
È già la quinta macchina in 10 min che si stoppa qui di fronte per ripartire subito. Mentre io sarò alla terza sigaretta. Forse è il caso di rientrare se no rischio di finire tutto il pacchetto. Anche perché temo che l'agitazione abbia iniziato ad influire anche sul mio sistema gastrointestinale e forse una capatina al bagno non è una cattiva idea.
Gli ultimi sono sicuramente padre e figlia, anche loro come i precedenti, un bacio veloce e via. Uno diretto all'autostrada e l'altra diretta ai gate. Mentre io, sveglio dalle 5 di stamattina, tra sistemare casa, finire la valigia, prendere due treni e una metro, maledico per l'ennesima volta il mio di padre che probabilmente non mi ha mai accompagnato neanche alla recita di Natale della scuola che distava a un isolato. Figuriamoci in aeroporto. Sono di Roma ma a 1h di macchina dall'aeroporto e ben 2h e 30 di mezzi.
Rientro in fretta per non attaccare l'ennesima sigaretta e cerco i bagni. Nel mentre riguardo l'orologio impaziente. Di arrivare. O di non rimanere deluso.
Un piccolo trolley per qualche giorno. Pieno di speranze e scarso di vestiti. Perché forse, se non dovesse andare bene, non farei la figura di quello troppo carico di aspettative, probabilmente mal riposte.
Tutti che hanno successo con queste app di incontri, sicuro a me va di sfiga e mi becco un catfishing.
Ho conosciuto Magda su Bumble. Italiana trasferita a Madrid per lavoro. Ed è lì che mi sto dirigendo. Cercando di contenere le mie aspettative. Fiducioso ma anche terrorizzato da prendere un granchio.
Perso tra i miei pensieri non ho più idea di dove sto andando. Mentre mi guardo intorno alla ricerca di quei dannati bagni che ancora non ho trovato li individuo, incredibilmente, dalla parte opposta di quella in cui stavo andando. Che novità. Mi giro e torno sui miei passi.
Fisso il vuoto godendomi questi ultimi minuti di pausa perché, tra un po' inizierà il trambusto di mezzogiorno. Ricontrollo veloce il bancone con tutti i panini belli allineati e confezionati uno a uno. Mi assicuro che il frigo bevande sia pieno se no il capo si incazza.
Torno sull'attenti quando vedo un ragazzo cambiare improvvisamente direzione. Che abbia già fame? Sono le 11.30... e infatti no. Prosegue oltre lo stand per dirigersi bho, nell'altra ala del terminal. E qui già inizio a pensare alla destinazione.
Allora: valigia piccola, vestito leggero, niente zaino. O una città o mare? Di sicuro non montagna o percorsi trekking. Mi viene in mente subito una capitale Europea ma quale? Lisbona, Parigi, Budapest?
A questo giochino, alla fine, non so mai se vinco o perdo perché chi riesce mai a chiedere la destinazione a questi avventurieri aeroportuali?
Più che altro, almeno, è qualcosa su cui concentrare l'attenzione nei momenti di vuoto più completo. Il turno di mattina qui in aeroporto è davvero alienante. A parte qualche caffè per svegliare chi ha il volo alle 6/7 di mattina. Per il resto devo aspettare mezzogiorno prima di vedere anche un accenno di fila di clienti.
Che poi con i prezzi che ci sono qui, chi sano di mente comprerebbe un panino a 7€? Piccolo per giunta. Portatelo da casa che magari lo farcisci anche con quello che preferisci. Vabbè, su queste cose non disquisisco. Qui ci lavoro, mi pagano, stop. Mica sono titolare. Anche perché, a mia umilissima opinione, il problema principale è che l'offerta di questo stand è misera, ridicola e decisamente meno invitante degli altri mille presenti in questo terminal.
Per me, l'unica vera tristezza, non è la merce che vendo, ma è vedere tutti questi vacanzieri ogni giorno. Che poi alcuni sono lavoratori ma il mio cervello associa irrimediabilmente l'aeroporto alle vacanze. Basta, da domani inizio a inviare curricula e cambio posto di lavoro.
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Terminal
Short StoryScritto poco prima di prendere un'aereo per Copenaghen, ho colto l'occasione per partecipare ad un concorso letterario a tema libero che, ovviamente, non ho vinto!