Cara, carissima Emma Russo, mia amata, Cucciola mia.Perdonami queste mie parole, che possono essere tratte da un tempo oramai lontano.
La memoria mi riporta a quel giorno di quella sera quando eravamo sotto a casa di tua nonna, che cercai di farti apprezzare "Pari e Dispari", fa sorridere il pensiero di come solo io potessi pensare che saresti risuscita a guardare con i miei stessi occhi un film comico degli anni 80.
Tu non sei mai stata per queste cose, ancora.
Io ci misi ancora più di te, ben altri tre anni, verso i 17, per arrivare ad apprezzare questo genere di cinema, un cinema d'altri tempi.
Sono oramai convinto che durante questa estate alle porte, e da settembre in poi, chi ti starà intorno vedrà sbocciare una nuova Emma.
Tu forse non te ne renderai conto.
Ti si aprirà un mondo fuori montanaro, sotto tutti gli aspetti.
Il punto di questa lettera non è questo però.
Anche se mi dispiace abbracciare l'idea che forse mi avrai già dimenticato, dopo questa estate che vedremo passare. Tu nella tua vita ed io in assenza della mia.
Sotto ogni parola che compongo mi tremano le mani, mi batte il cuore e un nodo si stringe sempre di più nello stomaco.
Vivo nella paura che non ti rivedrò mai più. Che non rivedrò mai più quei tuoi occhi che amano solo me.
Ho già trovato il numero di una psicologa per quando sarà...
È devastante all'inizio, fa male pensare che il nostro ultimo abbraccio sia stato quello dopo quella serata sotto il tuo porticato. Fa male sapere che un giorno il tempo sulla memoria mi farà dimenticare l'attimo, il modo con cui mi hai abbracciato, come mi tenevi stretto al tuo petto, se solo avessi potuto vedere il tuo volto in quel momento, se solo fossi riuscito a leggere quello che che stavi cercando di farmi capire da tempo, senza ferirmi.
Se solo potessi far tornare indietro il mondo, come i Negramaro.
Mi sentivo che mi dovevi dire qualcosa, avrei dovuto osare di più.
Sarei dovuto essere meno egoista prima nella macchina.. quando tu cercavi di amarmi e io cercavo di farti capire i miei bisogni...
Se solo avessi potuto immaginare che sarebbe stato l'ultimo abbraccio prima del tuo lungo viaggio che ti avrebbe atteso, prima del mio repentino declino in questo burrone dal quale sto cercando di aggrapparmi con tutte le forze a ogni ramo per risalire.
Sotto questa gialla luce di un bar, con la pioggia forte come un'onda che sbatte contro una nave in una tempesta , vorrei riuscire a comporre la lettera perfetta, quella che ti farà tornare da me. Quella che mi farà vedere quel tuo nome sullo schermo del mio telefono. Che mi farà smettere di piangere la notte. Ma non accadrà.
Ormai lontana quella sensazione dopo una nostra telefonata, quando appoggiavo la testa sul cuscino sapendo che ti avrei rivista prima o poi. Solo di pazienza e di tempo sapevo che dovevo avere, prima di un altro fine settimana.
Quel mio sorriso in volto, quello stato di benessere mentale e fisico. Quello stesso sorriso che mostri nelle tue foto da quando sono uscito dalla tua vita.
Di tutti gli sbagli di cui mi pento profondamente, dal aver corso sempre troppo come mio solito, per passare dalla mia impulsività sino ai fraintendimenti, mi rincuora il non esser mai riuscito a farti leggere il mio diario di quando ero adolescente come te, raccontarti le mie cose, il mio passato, le mie emozioni, i miei pensieri su carta.
Perché del tuo passato qualcosa so, purtroppo non abbastanza. Strano dirlo eh...pensavamo di conoscerci bene.
Immagina i sorrisi e le risate che avremmo potuto vivere.
Ma questo non è neanche un briciolo del rimpianto che mi porterò con me nella tomba.
Il rimpianto più grande è il non averti fatto leggere le lettere che non ti ho mai dato. Si
Le lettere si settembre, di ottobre, quelle del 28 ottobre. Quella dopo la chiamata del 3 novembre, dove io mi confessai.
Quella dopo il nostro primo bacio che ti diedi in quella dannata macchina.
Te le avrei fatte leggere, è solo che non ho mai trovato il momento giusto, se penso a quante volte bastava solamente tirarla fuori dalla tasca e dirti "questa è per te".
Quante occasioni sprecate.
Dentro di me sento il dolore che ti ho fatto, il dolore che stai provando e stai vivendo. Solo ora percepisco la pressione che ti sei tenuta dentro da qualche mese a questa parte.
Se solo tu potessi sentire le urla di questa pioggia che però mi fanno anche riflettere tanto...
Riflettere sul dolore che stai provando al pensiero del tempo trascorso insieme.
Partendo da quel istante di quel pomeriggio d'ottobre, quel caldo estivo seguito da quella brezza quasi invernale più sulla sera.
Quando ti di vidi arrivare dal marciapiede della piazza.
Oh Emma, Cazzo. Cazzo quanto eri bella, meravigliosa, raggiante come quando la vedi arrivare davanti all'altare con il vestito bianco, stessa emozione.
I tuoi capelli biondi come la luce, quei tuoi tratti del tuo viso, i tuoi occhi, gli stessi nei quali mi perdo ogni volta.
Gli occhi di chi ti mette in difficoltà.
Quelli che rimarranno solo un ricordo.
Ti vorrei definire in modo più profondo ma penso che dovrei trovare prima il modo di farti entrare nella mia testa e di farti apprezzare Laura Pausini.
Penso che tu , tutto questo l'avessi già capito.
Tu che forse eri persa nelle emozioni che stavi provando in quel momento.
Timore, eccitazione, senso del brivido, dell avventura, paura.
Sei riuscita ad osare ciò che la tua famiglia non ti avrebbe mai concesso, compiendo un gesto d'amore puro.
Ed io, che decisi seguirti come un pilota che sfrutta gli ultimi metri di scia del avversario davanti, superandolo e vincendo per un soffio.
Purtroppo però forse ho "ritardato"
la marcia in uscita prima del rettilineo.
E ho fallito miseramente.
Pensando ad alcuni attimi di quel nostro primo incontro lo paragono al feroce cambio di direzione del Mugello. Dalla materazzi alla borgo San Lorenzo. Un violentissimo sinistra destra da fare a 140km/h, la moto che pesa, ti senti schiacciato. Ma ti fa anche venire il fuoco. La voglia di amare la vita. Quella sensazione di brivido, la pelle d'oca sopra l'orecchio sinistro. Mi soffermerei sul fegato che ci vuole per fare quelle curve.
Però penso anche al cuore. E quando penso al cuore penso alla prima volta che ho deciso di baciarti, e penso anche a quel attimo di eterno e profondo silenzio di quel giorno sulla panchina. Quel posto che ti ho fatto incidere su un bracciale. Che potrai sempre portarti con te se vorrai.
Spero di non starti facendo piangere, di non starti facendo venire alla mente brutti momenti.
Che possono ferire ancor di più quel tuo cuoricino che ha solo bisogno di riposo.
Oggi 4 maggio mi piacerebbe che tu leggessi questa lettera di sta sera. Solo tu lo saprai il perché. Ma invece penso ti arriverà per posta.
Mentre ti scrivo rivedo quella serata che mi passa davanti agli occhi come in un film. Quel 4 novembre.
Me lo sentivo da dentro, sapevo perfettamente che ti avrei vista sulla mia destra dopo la fine di quella via.
Con lo sguardo sul telefono.
Sino al momento in cui ti ho aperto la porta per farti scendere, mentre davanti a me vedevo una ragazzina piccola con la paura di aver commesso un peccato capitale.
Ed io guardandoti andare via
Con la paura di non poterti mai più rivedere
La stessa che sto provando adesso in questo silenzio.
Propio come dice Gianna Nanni