prologo

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Due guardie mi tengono ferma dalle braccia, il mio corpo è avvolto da una strana tuta arancione, dall'odore alquanto deprorevole.
I miei polsi sono legati tra loro da delle manette argentate, facendomi un male assurdo, il metallo piano a piano mi sta lacerando la pelle lasciando dei segni rossi e profondi.
I miei effetti personali sono stati confiscati appena sono arrivata, depositandoli in una bustina di plastica , mi hanno proibito di tenere con me anche la foto dei miei genitori, la volevo tenere in ricordo dei vecchi tempi e per non dimenticare mai il loro volto felice immortalato in quel pezzo di carta.

Non so cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo, ma una cosa la so, so per certo che sono rinchiusa in questo carcere minorile lurido e pieno di muffa per una accusa infondata.

Il silenzio avvolge il corridoio si sente solo il rumore delle manette che tintinnano a ogni passo che faccio e il pestare del pavimento delle guardie.

Si fermano di botto, mettendomi di fronte una cella, sbloccano la serratura, mi tolgono quelle cose odiose dai miei polsi e mi fanno entrare.
Ci sono due letti e in uno di questi c'è una ragazza distesa in pancia in su intenta a osservare il soffitto ammuffito.

"Tu devi essere la nuova." Dice senza degnarmi di uno sguardo.
Non rispondo per paura di dire la cosa sbagliata.
"Che c'è il gatto di ha mangiato la lingua." Questa volta ridacchia come un oca in calore.
Ma faccio finta di non aver sentito.
" Cosa hai fatto per stare in un posto del genere, non sembri una drogata neanche una senza tetto?"
"Sono qui per vendetta" dico lasciandola senza parole.

Revenge h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora