Sacro giuramento

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Il cielo, grigio di nubi, gravava sul cimitero, come la pesante volta d'un sepolcro, mentre il vento ruggiva sulle strade e tra le lapidi, sollevando foglie e polvere in piccoli vortici.
Di tanto in tanto, il brontolio del tuono rompeva il silenzio, come la detonazione di un cannone, e la luce del lampo illuminava le tombe di una luce livida, spettrale.
Victor Chevalier, a passo rapido, percorreva le strade del cimitero e tra le mani stringeva una croce di legno di quercia.
Si fermò davanti ad una lapide di marmo grigio, rettangolare, coperta di rose canine rosse, da cui si spandeva un delicato profumo, venato di note cipriate.
Sopra la pietra,, circondati da una ghirlanda di foglie e peonie dorate, spiccava il seguente epitaffio:

Fabian e Aurore Chevalier

Oltre le ombre, il vostro amore risplende.

Come una cometa, vi guiderà verso l'ultima meta.

Victor, per alcuni istanti, rimase immobile, poi si chinò e appoggiò il crocifisso a poca distanza dalla pietra sepolcrale. In quel cimitero, apparentemente così lontano, i suoi cari genitori potevano riposare.
− La nostra è una famiglia strana. − mormorò, malinconico. Suo padre, pur amando il mare, gli aveva chiesto di essere sepolto accanto a sua madre, nella terra umida.
Solo i loro nomi, risaltavano su quel marmo bianco, uniti in quella ghirlanda dorata.
Le dita dell'uomo, leggere, sfiorarono le rose. Quel cespuglio, col vermiglio dei suoi petali, accendeva il freddo marmo della lapide, come se fosse composto di piccoli fuochi.
Chissà, magari era un segno dell'eternità del legame dei suoi genitori.
Sorrise di sé, mentre le lacrime cadevano sul suo viso. La sua maschera di soldato e gaudente era crollata.
Davanti a quella tomba, riemergevano le ferite, che, in guerra, dovevano essere occultate.
Solo il nobile scopo della giustizia leniva lo strazio di una perdita crudele.
Barcollando, come se fosse ubriaco, si alzò, gli occhi ancora velati di lacrime. Da fronti differenti, entrambi combattevano per la giustizia.
E il loro ideale, come la torcia durante un'olimpiade, era nelle sue mani.
Con un gesto deciso, strinse il pugno e lo appoggiò sulla spalla destra.
− La giustizia sarà il mio faro... Ve lo prometto, ancora una volta. − dichiarò, la voce incrinata dall'amarezza. La nostalgia era dilaniante.
Non poteva negarlo, rivoleva i suoi genitori uniti, accanto a sé.
Ma, ne era cosciente, sarebbe stato egoista da parte sua.
− Perdonatemi... Non sono così generoso, ma mi mancate. Anche se la vostra partenza è stata giusta, naturale. − si scusò. I suoi genitori, per uno sfortunato rivolgimento del Fato, erano stati colpiti dal medesimo male, seppur in momenti diversi.
E, intrepidi, lo avevano affrontato.
Scosse la testa. No, non poteva disonorare la loro fiera dolcezza con un simile sconforto.
Era pur sempre l'erede di una stirpe di cavalieri.
Si alzò, lo sguardo fisso sulla lapide, strinse il pugno e appoggiò la mano sulla parte alta del petto.
− Su questa tomba, io giuro che difenderò la giustizia. Sarò il più forte avversario del male. Lo giuro! Lo giuro! − ripeté, risoluto, mentre la pioggia cominciava a cadere.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 26 ⏰

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