Capitolo 1

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Ava's pov

C'erano cose peggiori che ritrovarsi da sole nel bel mezzo del nulla durante un acquazzone.

Per esempio, avrei potuto essere inseguita da un orso rabbioso intenzionato a divorarmi. Oppure essere legata a una sedia in un seminterrato buio e costretta ad ascoltare a ripetizione Barbie Girl degli Aqua fino a trovare preferibile strapparmi un braccio a morsi piuttosto che risentire quel ritornello per l'ennesima volta.

Che ci fossero cose peggiori non significava però che quella non fosse una situazione di merda.

"Smettila. Pensa positivo."

«Una macchina arriverà... adesso.» Guardai il mio telefono, ricacciando indietro la frustrazione quando per l'ennesima volta l'app mi rassicurò dicendo che stava "cercando il mio autista", come aveva fatto nel corso dell'ultima mezz'ora.

Normalmente avrei preso la situazione con più filosofia, perché, forza, in fondo il cellulare mi funzionava ed ero riuscita a salvarmi dal diluvio sotto la pensilina degli autobus. Ma la festa di addio per Josh sarebbe iniziata da lì a un'ora, io dovevo ancora andare in pasticceria a recuperare la torta a sorpresa e presto avrebbe fatto buio.

Potevo anche essere una che vede sempre il bicchiere mezzo pieno, ma non ero un'idiota. Nessuno - soprattutto non una studentessa universitaria che non sa niente di tecniche di difesa personale - vorrebbe ritrovarsi da solo nel bel mezzo del nulla dopo il tramonto.

Avrei dovuto iscrivermi a quel corso di difesa personale di cui mi aveva parlato Jules.

Ripassai tutte le - poche - opzioni che avevo a disposizione. L'autobus che faceva quella fermata non passava durante il fine settimana e la maggior parte delle mie amiche non aveva la macchina. Bridget aveva un autista personale, ma sarebbe stata impegnata con un evento all'ambasciata fino alle sette. L'applicazione di ridesharing non funzionava, e da quando aveva iniziato a piovere non avevo visto passare neanche una macchina. Non che, in ogni caso, avrei fatto l'autostp: ho visto troppi film dell'orrore, grazie tante.

Mi restava soltanto un'opzione - una che proprio non volevo percorrere -, ma certe volte non si può andare tanto per il sottile.

Cercai il contatto sul cellulare, pregai tra me e me e feci partire la chiamata.

Uno squillo. Due. Tre.

"Forza, rispondi. Oppure no." Non sapevo che cosa fosse peggio, se venire ammazzata o dover sopportare mio fratello. Ovviamente c'era sempre la possibilità che mio fratello mi ammazzasse con le sue mani per essermi cacciata in una situazione del genere, ma a quello ci avrei pensato più tardi.

«Che è successo?»

Arricciai il naso al suo saluto.

« Ciao anche a te, fratello carissimo. Che cosa ti fa pensare che sia successo qualcosa?»

Josh sbuffò. «Be', mi hai chiamato. E tu non mi chiami mai... a meno che tu non sia nei guai.»

Vero. Preferivamo mandarci messaggi, senza contare che abitavamo porta a porta - non era stata un'idea mia, tra parentesi -, perciò non dovevamo neanche scriverci troppo spesso.

«Non direi che sono nei guai» risposi. «Sono solo un po'... in difficoltà. Non ho mezzi pubblici vicino e la app di ridesharing non funziona.»

«Dio santo, Ava, ma dove sei?»

Glielo dissi.

«Ma che diavolo ci fai lì? Sei a un'ora di distanza dal campus!»

«Non esagerare. Avevo un servizio fotografico per un fidanzamento e in macchina ci vuole mezz'ora. Tre quarti d'ora se c'è traffico.»

Rimbombò un tuono che fece tremare i rami degli alberi vicini. Rabbrividii e indietreggiai ancora di più sotto la pensilina, ma non servì a molto. La pioggia entrava dai lati e le gocce iniziarono a conficcarmisi nella pelle come aghi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 31 ⏰

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