Too Sweet

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                                        Touch – Sleeping at last




Il telo steso sotto di loro era leggermente umido, dovuto al fatto che quella sera aveva piovuto, ma quando aveva smesso non avevano resistito e si erano precipitati giù per le scale, con una coperta grande a scacchi e un cuscino soltanto, che tanto loro usavano a stento; troppo occupati ad avvicinarsi, a stringersi per cercare quel tepore che solo il corpo dell'altro donava al proprio.

Era un piccolo rito orami per loro. Prendevano e scendevano in giardino per guardare le stelle. A volte cercavano di contarle, fallendo miseramente finendo poi a ridere, altre volte si perdevano a cercare le costellazioni; il più delle volte invece lo passavano a baciarsi o a guardarsi, totalmente in silenzio, mentre si sfioravano, cercando di imprimere nelle loro menti più dettagli possibili l'uno dell'altro, anche se oramai li conoscevano a memoria.

E quindi eccoli, distesi, completamente attaccati, tanto che non vi era nemmeno un millimetro di passaggio per un filo d'aria. Con Manuel che teneva Simone disteso su di lui, mentre si godevano quell'aria primaverile. Qualche lucciola faceva capolino nell'erba bagnata. Il rumore delle cicale faceva da sotto fondo accompagnato da un vento tiepido che solo maggio sapeva regalare.

Le dita del maggiore si intrecciavano delicatamente tra i riccioli del più piccolo, che in quel momento stringeva distrattamente la maglietta nera dell'altro, in una morsa salda, ma allo stesso tempo dolce. Come se avesse paura che da un momento all'altro Manuel potesse scappare via. E quest'ultimo glielo aveva detto e dimostrato più volte in quegli anni che non se ne sarebbe più andato, ma quella paura si affacciava a volte, faceva capolino piano piano, rendendo Simone inconscio dei gesti che faceva a volte.

"Manu?"

Un mugolio d'assenso che vibrò nel petto del più basso, gli fece capire che lo stava ascoltando.

"Ci credi negli universi paralleli?"

La mano che stava fra i suoi ricci si fermò. Sentì il petto dell'altro alzarsi leggermente, facendo costringere il suo corpo ad allontanarsi da quella fonte di calore che lo stava cullando. Sentì freddo per un attimo, un attimo che duro come un battito di ciglia perché Manuel lo fece stendere sul cuscino, riavvicinandosi subito, facendo leva su un gomito, e reggendosi la guancia con la mano nel mentre, lo guardò.

"Ma che stai a dì Simò?"

"E' semplice come domanda."

Gonfiò le guance il minore in uno sbuffo infastidito cosa che fece ridacchiare l'altro.

"Si, ceh, dipende."

L'indice a sfiorare la guancia oramai imporporata del piccolo.

"Credi - un respiro tremolante uscì dalla sua bocca - credi che in ognuno di questi ci sia un Simone e un Manuel che si amino?" pigolò.

Un battito del cuore si perse nella fretta di battere incessantemente nel petto. Un respiro si mozzò nella gola. Manuel lo guardò; osservò quegli occhi così grandi in quel momento, così lucidi e brillanti, nei quali aveva durato fatica a specchiarsi diverse volte. Si sentiva sempre vulnerabile davanti a quello sguardo. Quelle iridi che lo stavano guardando in cerca di una risposta. Una risposta a una domanda dettata da una paura inconscia e da un'infinita curiosità. Le labbra di Manuel si piegarono in un sorriso mentre faceva scorrere il pollice sul labbro inferiore dell'altro, facendolo schiudere e tremare leggermente allo stesso tempo.

"Ti amerei in qualsiasi universo pulce.", sussurrò così piano che Simone riuscì a stento a sentire. Le guance che presero fuoco a quel nomignolo.

"Sei diventato troppo dolce Ferro."

"Te dispiace?"

Simone ridacchiando negò scuotendo leggermente la testa.

"Sei tu che me chiede le cose, io rispondo e basta." disse ancora Manuel.

Le gambe si intrecciarono, facendo ruotare il corpo di Simone verso il suo.

Manuel sospirò.

"Penso che amerei allo stesso modo ogni versione di te - le fronti che si unirono - come il te assonnato alle tre del pomeriggio dopo na' sessione intensa di studio, te quando prepari il caffè in boxer e maglietta tutto spettinato, te quando t'incazzi perché magari non te riesce fà qualcosa, te che té mordi le labbra quando sei nervoso, te quando me preghi di farte le coccole e diventi rosso rosso - una piccola pacca sul petto lo fece ridacchiare -, te che me baci e sai di caramelle o cioccolato, te che me porti a ballare solo per potermi stringere a te e fà vedere agli altri che so' solo tuo - Simone sorrise dolcemente mentre gli sfiorava una guancia - potrei continuare così all'infinito." Disse mentre il cuore batteva talmente forte che anche il minore lo sentì.

"E se non ci incontrassimo mai in uno di questi universi?"

"E' nà cosa impossibile questa."

"Perché?"

"Perché te cercherei fra tutte le persone che incontrerei."

Le punte dei nasi a sfiorarsi.

"Smielato."

"Colpa tua."

Ridacchiarono sulle labbra l'uno dell'altro. Un bacio leggero fece tremare i loro cuori. Cuori che si erano fatti male, e che si erano riempiti col tempo di cerotti. Si strinsero ancora di più in un abbraccio che sapeva sempre un po' di più di casa e meno di solitudine.





#spaziomio

ma ciao! Scusate stasera mi è presa così, mi sento un po' malinconica. Spero che vi piaccia.

- Eli

Too sweet || Simuel OsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora