44. Se la neve incontrasse il mare

523 54 7
                                    

Guidai sette ore.

Sette ore senza che Arthemsis sapesse dove stessimo andando.

Chiaramente avevo il navigatore a portata di mano, ma le avevo chiesto di non guardare e lei aveva promesso.

Ovviamente mi ero dovuto confrontare con i ragazzi dal momento che non avevo un'auto. Diego mi aveva prestato la sua Jeep ed era l'unica cosa che avevo accettato. Rowan si ero offerto di pagarmi la benzina e Miles l'autostrada, ma avevo rifiutato ringraziandoli di cuore.

Era una cosa che dovevo fare per Arthemsis, dovevo farla io, senza l'aiuto di nessuno.

"Sei una delle persone migliori che abbia mai conosciuto", mi aveva detto Rowan e c'eravamo scambiati un abbraccio, al quale si erano unito Diego e infine anche Miles, e per la prima volta mi ero sentito parte della famiglia che A si era costruita a chilometri e chilometri da me.

Spostai gli occhi su di lei e vidi che stava dormendo. Aveva le labbra socchiuse e i ricci tutti spettinati che le facevano da cuscino con la testa appoggiata sulla cintura. Abbassai la radio per evitare di svegliarla, nonostante fossero le sette di sera, quindi non era proprio orario da dormita.

Appena ci eravamo messi in macchina aveva iniziato a parlare di com'era andata l'università il primo anno, mi aveva raccontato per filo e per segno come aveva conosciuto Ella e alla fine aveva spostato la discussione su lei e Rowan. A quanto pare quei due si conoscevano da un'eternità. Dopodiché, avevamo messo la musica, no a Taylor Swift, sì alla modalità shuffle della sua playlist e gran parte delle canzoni le conoscevo anch'io, per cui avevamo cantato e riso, urlato e litigato perché Arthe teneva il finestrino abbassato in autostrada.

Poi si era addormentata, svegliata a tratti, ma le ultime dure ore di viaggio furono tranquille e silenziose. Non la svegliai neanche quando arrivammo, o almeno fin quando non ebbi parcheggiato e mi ero accertato che il posto fosse giusto, che il cielo avesse i giusti colori e che la visuale fosse perfetta.

Lo era, tremendamente, ma avrei voluto essere più vicino, solo che la Jeep non me lo permetteva. Così mi misi davanti alla figura di Arthemsis e la scossi provando a svegliarla.

"Mh?".

"Siamo arrivati, tesoro", le risposi e le misi immediatamente le mani sugli occhi per fare in modo non sbirciasse.

"Hey!", gridò afferrandomi i polsi per spostarmi, ma non ci riuscì.

"Deve essere una sorpresa fino all'ultimo secondo", le dissi ridendo. Presi una delle bandane che Miles legava attorno al polso e gliela legai sopra gli occhi.

"Quanti sono?", le domandai imitando un cinque con le dita.

"Tre", rispose convinta e risi per la sicurezza che usò.

"Posso scendere dall'auto, sbruffone? Oppure è un gioco perverso?", mi chiese incrociando le braccia al petto e nella mia testa si aprì il sipario di lei stesa su un letto, nuda, con gli occhi coperti e io che la faccio impazzire di desiderio.

"Sicuramente non mancherà l'occasione", le dissi "Ma non è il momento, purtroppo".

La sollevai dal sedile, prendendola in braccio con una mano sulla schiena e l'altra sotto le ginocchia.

"Un'ultima cosa", le dissi "Devi tapparti le orecchie".

"Cosa? Perché?", si lamentò mettendo il broncio. Le pizzicai il naso contro il mio e la persuasi accarezzandole la schiena con le dita e recitando un sensuale per favore.

Alla fine mi ascoltò e così fece.

Misi i piedi uno davanti all'altro cercando di non cadere, camminare nella sabbia era più difficile di quel che mi ricordassi, specialmente con le scarpe, ma non avevo avuto modo di togliere. E anche quelle bianche di A non sarebbero finite bene, per cui con grandi capacità di equilibrio gliele tolsi, le levai le calze e le solleticai i piedi nudi.

COME FIOCCHI DI NEVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora