«Signore, i fuggitivi sono riusciti a scappare per questa volta...» un ragazzo mingherlino sembrava avvicinarsi, sistemandosi tra le mani alcune foto.
«Ma siamo riusciti a tracciare alcune loro particolarità. Ecco le immagini e le generalità del caso.»
Gli occhi di tutta la sala si sollevarono sulla sua figura, compresi i miei, bramosi di poter dare finalmente un volto a quei codardi.
Tutti seduti nella propria postazione, nella stanza calò il silenzio, persino il ticchettio ripetitivo dei tasti premuti sui nostri pc venne interrotto bruscamente.
Aspettavamo solo quel momento.
Le dita affusolate del segretario appoggiarono alcuni scatti lungo la bacheca digitale, fissandoli con delle calamite colorate.
Nel primo veniva ritratto il viso mascolino di colui che avevano identificato come il fratello, dai tratti duri e maturi.
I capelli corvini ricadevano imperterriti sulla sua fronte, rendendo il suo sguardo affilato e oscuro.
La bocca pallida era segnata da un lungo graffio, probabilmente provocato in circostanze infantili, data la cicatrice quasi del tutto invisibile.
L'aria che trasmetteva non era di certo piacevole, eppure non riuscii a percepirlo cattivo.
«Michael Martínez.» Lizz, nonché la mia aiutante per eccellenza, si lasciò sfuggire questo particolare.
«Ma certo, come dimenticarsi un cognome del genere!» esclamò il direttore infastidito, segnando sul suo taccuino qualche veloce scarabocchio.
Non era di certo la prima volta che ci imbattevamo in questi piccoli mocciosi, coinvolti fino al collo in uno dei traffici di droga più importanti dell'intera America.
«Beh insomma... ho solo fatto qualche ricerca per trovare...» si sistemò una ciocca dei suoi lunghi capelli rossi dietro l'orecchio, rivelando completamente il suo imbarazzo.
Finse di guardare altrove, ma il suo corpo sembrava attirato fin troppo dall'immagine di quel criminale.
La scena mi fece alzare gli occhi al cielo, avrei dovuto parlarle al più presto.
Successivamente mi alzai dalla scrivania per potermi avvicinare e riuscire ad osservare da vicino quel viso che fino a pochi secondi fa si trovava a meno di un metro dal mio corpo.
Incrociai le braccia al petto, concedendo la mia totale attenzione a Victoria.
Il taglio degli occhi felino rendeva l'immagine accattivante senza il minimo sforzo, quel azzurro cristallino ti fissava con cattiveria mettendoti quasi a disagio, persino tramite una fotografia.
Le labbra erano piene e rosate, schiuse fra di loro per riuscire a formare una smorfia con la linguaccia, come se quella fosse una foto qualunque.
La vita per lei era un gioco, e il suo animo infantile non le permetteva di vedere il mondo con la giusta serietà.
La mia mente si ricollegò a qualche istante precedente, o meglio, all'urlo agghiacciante emesso dalla ragazzina in fuga.
Le sue gambe toniche si muovevano rapide, cercavano di tenere testa al fratello, con scarsi risultati.
Cercò persino di ostacolare il mio percorso, facendomi sbattere contro alcuni rami taglienti.
Il corpo era fasciato da un completo nero, che purtroppo non riusciva a renderla invisibile ai miei occhi.
I suoi capelli morbidi mi solleticavano il collo, ero ad un passo dalla vittoria, ma mi dovetti fermare di colpo.
Non avevo avuto nemmeno il tempo di sbattere le palpebre che la ragazza era scomparsa, davanti a me erano rimaste semplicemente delle foglie secche e schiacciate dalle sue orme.
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Insuperabile - amore o manipolazione?
Romance«Forse sei il peggio che io abbia mai incontrato.» Victoria ha diciannove anni ed è la figlia di uno dei boss americani più rinomati. Le viene affidato uno dei primi incarichi da dover portare a termine assieme al fratello, Michael, ma a causa delle...