The Bite Drugs You

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«Il morso ti droga.

È piacevole, come addormentarsi.»

Raphael Santiago, Città di Cenere


Era una cosa che a volte i vampiri facevano, quella di mordersi a vicenda, bere l'uno il sangue dell'altro. Soprattutto all'interno dello stesso clan; era un segno di fratellanza, come un legame, oppure poteva tornare utile in situazioni di emergenza, quando per qualche motivo non era possibile procurarsi il sangue; allora ci si nutriva a vicenda.

Raphael non era mai stato morso da nessuno, dopo il suo creatore. Non aveva mai permesso che accadesse, neanche con i suoi fedeli Lily ed Elliott.

Probabilmente lo avrebbe infastidito se a farlo fosse stato qualcun altro, ma non se era di Simon Lewis il corpo che accoglieva il suo sangue; non se erano i suoi canini ad affondare nella sua carne fredda.

Per questo non lo fermò neanche quando cominciò a diventare difficile tenere gli occhi aperti e le ginocchia si fecero instabili.

Finché non gli cedettero.

- Merda! Merdamerdamerda! – si agitò subito Simon, sorreggendolo. Imprecazioni di quel genere, che Simon non era solito usare nella sua vita passata, si erano rivelate un'ottima sostituzione ad eventuali invocazioni religiose. Distese l'altro vampiro sul divano di casa sua e rimase chino su di lui. Raphael era immobile, gli occhi chiusi sul viso di porcellana e se Simon fosse stato ancora umano, probabilmente gli sarebbe esploso il cuore nel petto.

Poi Raphael aprì gli occhi, all'improvviso, senza preamboli e senza scomporsi; Simon lasciò uscire l'aria tutta d'un colpo come se l'avesse trattenuta fino a quel momento.

- Credevo di aver appena ucciso il Signore dei Vampiri di New York.

L'altro sorrise. - Saresti diventato Signore dei Vampiri a tua volta. Non sarebbe stato male.

Simon si vantava di essere uno dei pochi ad aver mai visto il vero sorriso di Raphael, senza che fosse inquinato dal sarcasmo o da doppi sensi. – E poi non è così facile farmi fuori.

- Be', non è che di sangue, lì dentro, ce ne stia tanto – lo stuzzicò Simon, che si era seduto ai suoi piedi, sul divano.

- Portami rispetto – lo ammonì Raphael con la sua voce morbida, - sono sempre più vecchio di te.

- Non si direbbe proprio.

- Allora ti ricordo che sono stato io a crearti. Io ti ho morso... -

- Veramente – gli ricordò Simon, - ti ho morso io.

- Ah, sì. E' vero – fece Raphael con noncuranza, sollevando appena le sopracciglia sottili.

Ci fu una pausa, durante la quale Simon si perse a contemplare il contrasto dei colori di Raphael con la camicia bianca che indossava. L'altro lo guardava fisso senza espressione. A volte sembrava quasi che non sbattesse le palpebre. Sembrava davvero una bambola.

Fu Simon a rompere il silenzio.

- Mi sono sempre chiesto – esordì, - del perché la tua pelle sia così strana.

Raphael sbuffò.

E bravo Simon, si disse il ragazzo, anche oggi sei riuscito a dire qualcosa di stupido. Complimenti.

- Noi siamo corpi morti. Il nostro colorito attuale è quello di un cadavere. La mia carnagione era più scura della tua quando ero in vita. Non è che tutti i vampiri si ricoprano di cipria bianca al momento della trasformazione. Non funziona così.

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