2. new day

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***

Il mattino seguente Louis si svegliò sul divano. Probabilmente si era addormentato vicino alla sorellina e qualcuno lo aveva portato lì.
Guardò l'orologio appeso sopra il camino e segnava le 7.15. Alle 7.25 sarebbe passato il pullman quindi era in ritardissimo. Di solito si svegliava alle 6.00 anche perchè doveva dare da mangiare ai cani che avevano e, suo padre era già a lavorare, sua madre pure e sua sorella si sarebbe svegliata più tardi.
Louis prese la cartella e corse alla fermata del pullman. Tempo di qualche secondo e si ritrovò davanti il bus.

A scuola era la solita routine.
Gente in mezzo ai corridoi che parla, fidanzatini che si scambiano baci prima di entrare in classe, gente che spaccia merenda, persone che vanno nel panico perchè alla prima ora hanno una verifica e non studiano niente.
Quel giorno per Louis sarebbe stato abbastanza deprimente. Ultimo giorno. Non che ci tenesse molto ai compagni, ma c'era Max, il suo migliore amico e Isabella, la ragazza dai capelli biondi e boccolosi che tanto piaceva a Louis. Non aveva mai avuto il coraggio di dichiararsi; forse perchè temeva che la ragazza lo rifiutasse...
La camapanella suonò.
I ragazzi si sedettero e gli altri che erano rimasti in corridoio corsero in classe.
《Buongiorno ragazzi!》 Entrò la professoressa Irwin.
《Buongiorno professoressa.》 La salutarono in coro i ragazzi mentre si alzarono come segno di rispetto nei confronti dell'adulto che si stava sedendo comodamente alla cattedra.
《Seduti, grazie.》
La lezione ebbe inizio e Louis non fece altro che pensare alla miniera e a come l'avrebbe detto al suo migliore amico Max.

***

Giunse l'ora dell'intervallo. Tutti i ragazzi presero la merenda e corsero nel corridoio. Compreso il professor Pattinson che fece l'ora di matematica prima. Tutti ad eccezzione di Louis e Max.
《Louis che hai? Oggi sei stato zitto per tutte le prime ore e ora nemmeno ti azzardi ad uscire dalla classe. Non sei tu. Che ti succede?》 Chiese preoccupato Max mentre si era inginocchiato davanti al banco del suo migliore amico. Vedeva i suoi occhi. I suoi occhi azzurri e vivaci erano spenti. Non brillavano più come il giorno prima.
《Max quello che sto per dirti non sarà una bella cosa.》
《Spara pure amico!》
《Questo è il mio ultimo giorno. Poi andrò in miniera.》
Il ragazzo si alzò dritto.
《No. No. Louis non puoi lasciarmi qui da solo ad affrontare la scuola. Io e te siamo dei bulli, ricordalo. Non possono spedirti in miniera. E poi non hai ancora 16 anni!》
《Infatti tra pochi giorni raggiungerò quell'età e tra una settimana ci andrò. Max ho tanta paura. Sono sempre stato un bullo e non ho mai avuto paura. Ma questa volta si. Sto praticamente andando in contro alla morte.》
《Louis tranquillo. Io ti sarò vicino. Verrò a trovarti appena potrò! Non ti lascerò amico! Ricordi? Always!》 Disse Max appoggiando il gomito sul banco a mo' di braccio di ferro.
Always!》 Sorrise Louis poggiando la sua mano su quella del suo migliore amico e il gomito sul banco.
《Mi mancherai Louis.》 Disse Max abbracciandolo mentre due lacrime bagnavano gli occhi del giovane.
《Anche tu Max. Anche tu.》 Disse stringendolo ancora di più a se.

Quello era il loro segno. Il loro saluto. Il loro arrivederci. Il loro addio. Era il loro tutto. Quella semplice parola era tutto. Always. Sempre. Per sempre. Sempre amici. Nessuno poteva cambiare quel rapporto che c'era tra i due. Nessuno li avrebbe separati, se non la morte e Louis lo sapeva, sapeva che di lì a breve si sarebbe lasciato andare. Sarebbe morto schiacciato da qualche pietra cadente dal soffitto oppure avrebbe preso una di quelle malattie derivanti dalla polvere della roccia e così sarebbe morto dopo tempo di agonia. Questo era il destino della maggior parte dei minatori e dei ragazzi. Praticamente di tutti. Pochi riuscivano a trovarsi un lavoro più umile nel piccolo paesino e riuscire a sfuggire da quello che per Louis sarebbe stato l'inizio dell'inferno.

***

Erano passati esattamente cinque giorni da quando Louis aveva dato la notizia a Max.
Era giunto il giorno. Il giorno in cui sarebbe andato a lavorare in miniera.

Erano circa le cinque di mattina quando il padre di Louis andò a svegliarlo.
《William. Svegliati. Dobbiamo andare.》 Disse con il suo solito tono freddo.
Il ragazzo, senza dire niente, si alzò dal letto, si mise le ciabatte e andò in bagno. Uscì poco dopo andando in camera a vestirsi.
Tornò in salotto dove lo aspettava suo padre pronto per accompagnarlo in miniera.
《Ti darà un passaggio Dave, il ragazzo che lavora nel botteghino qui di fronte. Tu madre lo conosce e siccome ormai tutto il paese sa, ha detto che si offre gentilente di darti un passaggio.》
《Tu non vieni con me?》 Chiese Louis senza guardare neglio occhi il padre.
《No. Io devo andare al lavoro e non posso accompagnarti.》
《O-okay.》 Rispose semplicemente.

Uscirono dalla porta e si trovarono già davanti il pickup di Dave. Un furgoncino azzurro tirato a lucido. Dietro qualche ramo secco e spoglio come era giusto fosse in quella stagione.
Dave uscì dalla macchina e andò in contro a Louis.
《Ciao Louis. Io sono Dave.Ti porterò io oggi in miniera.》
《Ciao Dave.》 Disse solamente.
《Dammi pure quel borsone pesante che lo metto dietro.》
《Tieni.》 Dave prese il borsone e lo appoggiò dietro al pickup.
Successivamente salirono entrambi in macchina.
Mentre Dave si metteva la cintura, sistemava lo specchietto e accendeva la macchina; Louis lo guardò.
Un ragazzo giovane, con capelli biondi tirati a spazzola, il collo leggermente allungato e i lineamenti sottili. Un donnaiolo pensò Louis. Così l'aveva classificato. Sapeva che i pregiudizi erano una brutta cosa ma ormai per Louis Dave era quello. Un donnaiolo. Nel frattempo si voltò in direzione della sua casa per darle un ultimo sguardo aspettandosi di trovare fuori suo padre pronto a fargli un cenno di saluto, ma quello che trovò Louis fu solo il solito gatto nero che si leccava la zampa destra.
Rimase leggermente deluso, socchiuse gli occhi e guardò dritto.
In verità non sapeva però che suo padre lo stava fissando dalla finestra. Il suo cuore di ghiaccio forse si era un po' sciolto. Anche lui aveva dei sentimenti e vedere portarsi via il figlio in questo modo così ingiusto lo rendeva nervoso ma allo stesso tempo triste per aver permesso una cosa simile.

•••

Più passava il tempo, più la miniera si avvicinava. Il viaggio continuava ad essere silenzioso fino a quando Dave non ruppe il silenzio. 《Cosa hai fatto di così tanto grave Tomlinson per finire a lavorare laggiù?》
Louis odiava già Dave. Solamente il fatto di chiamarlo "Tomlinson" lo rendeva isterico, nel vero senso della parola.
《Diciamo che non mi sono comportato bene a scuola...ecco.》
《Ah capisco...pure io da ragazzo non ero un genio a scuola ed in più facevo dannare tutti i professori.》
Louis non rispose. Era indaffarato a pensare ad altro in quel momento e sinceramente non gli importava molto di cosa faceva a scuola Dave.

Il resto del viaggio fu completamente avvolto dal rumore del motore della macchina e delle piccole goccioline di pioggia che battevano sui vetri. Il ragazzo guardò il finestrino pieno di piccole gocce che correvano libere sul quel pezzo di vetro liscio e trasparente che lo divideva dal mondo esterno. Non riusciva a pensare in quel momento, o meglio, non voleva pensare. Si ricordò improvvisamente che non aveva salutato né sua madre, né la piccola Arabella. Le due donne più importanti della sua vita, lui non le aveva salutate, non gli aveva dato l'ultimo saluto. O forse non ancora l'ultimo. Louis cercò di non abbattersi; era un ragazzo forte e coraggioso e sapeva che sarebbe riuscito ad uscire vivo dall'inferno a cui stava andando incontro chiamato: 17 Black.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 08, 2015 ⏰

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