Un vero figlio del dio del mare

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Percy guardò Annabeth. Stava pensando a quello che Grover gli aveva detto.

Annabeth stava pensando di unirsi alla Caccia di Artemide.

E non si era sentita libera di discuterne con Percy o Grover, i suoi amici più vicini.

"Annabeth, possiamo parlare?" Percy le chiese.

Annabeth annuì, seguendo Percy fino ad un angolo il più privato possibile, lontano dallo svolgimento dei festeggiamenti.

"Cosa succede?" Annabeth chiese.

"Vuoi unirti ad Artemide?" Davanti allo sguardo interdetto di Annabeth, Percy andò avanti. "Grover ha detto di aver trovato dei volantini, che stavi pensando di unirti, ma vuoi farlo?"

"Non importa." Annabeth scosse la testa. "Dobbiamo prepararci per te e per la Profezia."

"Dimentica la Profezia," Percy le disse. "Dimentica tutto tranne quello che vuoi."

"Io..." Annabeth sospirò. "Mi piace l'idea di avere una famiglia che non mi abbandonerà mai."

"Bene." Percy annuì, deglutendo la sua tristezza e il suo dolore. "Allora sai cosa fare." Il ragazzo indicò con la testa dove Artemide era. "Non permettere a nessuno di fermarti, Annabeth." Percy disse quando la vide esitare. "Sei mia amica e ti auguro tutto il bene di questo mondo." Percy sorrise, i suoi occhi verde mare che luccicavano di lacrime trattenute. "E se vuoi essere una Cacciatrice..."

"Dovrei farlo." Annabeth annuì. "Io... lo farò. Grazie."

Percy rimase fermo a guardare Annabeth marciare verso Artemide, la dea che lo guardava con approvazione, prima di permettere ad Annabeth di prestarle giuramento.

"È stato un gesto altruista."

Percy sospirò alla voce di Mr D. Dopo che il dio aveva votato a favore della sua morte, il semidio non si sentiva particolarmente in vena di assecondarlo. E le parole che gli aveva rivolto prima della missione...

"Non sono né Herakles né Theseus. È così sorprendente pensare che voglio il meglio per una persona che amo?"

"Lo è se si pensa alla profondità dei sentimenti che nutri. Afrodite non interferisce in tutte le storie d'amore." Mr D disse. "L'hai lasciata andare."

"E questo vuol dire amare qualcuno." Percy replicò. "Vuoi vederlo felice, non importa se sia con te o senza."

Mr D rimase in silenzio per un momento. Poi disse, qualcosa di strano nella sua voce, confusa ed interessata al contempo. "È un concetto interessante. E così lontano dalla concezione divina da essere quasi assurdo."

"Come lasciare vivere un innocente?" Percy chiese, lanciando uno sguardo duro al dio, che sospirò.

"La sopravvivenza dell'Ofiotauro è un rischio per la nostra stessa sopravvivenza." Mr D disse. "Ha il potere di dare ad altri la capacità di distruggerci."

"E Bessie è un innocente." Percy ribatté, il nome che aveva dato all'immortale creatura che faceva sospirare il dio del vino. "Proprio come lo sono io. Entrambi abbiamo il potenziale di fare qualcosa, ma nessuno dei due deve farlo."

"No," Mr D annuì, i suoi occhi viola che cadevano su Percy, incuriositi ed indagatori. "Non dovete."

Percy si allontanò dal dio, odiando di doverlo sopportare per altre due settimane prima di poter finalmente tornare a casa da sua madre.

"Percy."

Sorpreso, Percy si voltò, sbattendo le palpebre quando vide suo padre in piedi davanti a lui.

Lealtà e RiconoscimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora