Non ne sono capace.
Otto fottutissimi mesi per scrivere un libro. Otto fottutissimi mesi per scrivere un libro che, dopo nemmeno una visionata dalla casa editrice, è stato bocciato come fosse pattume.
Due fottutissimi mesi. Due fottutissimi mesi per riscrivere un libro da zero.
Con l'umore sotto ai piedi e l'ispirazione che mi ha ormai abbandonata, mi ritrovo a cancellare per la decima volta il prologo del mio romanzo.
Svogliata, mi alzo dal letto, raccolgo i vestiti preparati la sera prima dal mobiletto e mi trascino verso il bagno. Dopo una doccia veloce infilo un completo di scamosciato, composto da gonna e giacchettina e un semplice body nero. Comincio a truccarmi, velocemente come al solito e, una volta finito, piastro i capelli. Venti minuti dopo sto per scendere dalla metro. Per quanto bella, New York, la mattina è affollatissima, il pomeriggio è invivibile per via delle temperature elevate e la sera, be' la sera preferisco non uscire di casa.
Scendo alla mia fermata e mi dirigo al college. Salgo velocemente i gradini e, dopo una corsa tra i corridoi, entro in classe. Sono la prima. Come al solito. Scelgo il posto che più mi piace, preparo il materiale e aspetto. Aspetto di vedere gli studenti che entrano dalla pesante porta in metallo, divisi in piccoli gruppetti. Uno ad uno i siedono, per qualche motivo il posto a sedere vicino a me è sempre l'ultimo ad essere occupato, Ed è sempre occupato dalla solita persona: un ragazzo che mi permetto di definire "sfigato". Un montato con una canna sempre sotto mano, ogni giorno mi stupisco sempre più che sia stato accettato in un college del genere. Nel giro di pochi minuti il professore entra in classe e la lezione inizia.
Un eternità dopo, varco la soglia di uscita del college e, come ogni lunedì, devo aspettare una quarantina di minuti perché passi la metro. Nel giro di qualche minuto arrivo al Morningside Park e mi siedo sulla solita panchina frontale allo stagno. Cerco di liberare la mente e concentrarmi sul romanzo. Due mesi per scrivere un libro totalmente fuori dalle mie corde. Una strafottutussima storia d'amore tra due migliori amici che si innamorano all'ombra di un ciliegio e bla bla bla. Secondo Martin, devo imparare a scrivere ciò che mi viene chiesto, nonostante non sia ciò che desidero fare; per questo quel simpaticone ha avuto la brillante idea di incaricarmi di scrivere tutto ciò che ho sempre odiato scrivere. Le storie che cominciano con il "C'era una volta..." non fanno per me; mi è sempre piaciuto scrivere tutto ciò che può esserci di sbagliato. Tutto ciò che esce dai confini morali. Qualunque cosa in grado di distrarre dalla monotonia della vita. Tutto ciò che segretamente mi sarebbe piaciuto, o almeno credo.
Un suono elettronico mi distrae dai miei pensieri. Ancora. Ancora loro. Ancora questo numero.
Appena terminata la chiamata mi avvio alla fermata della metro e, in poco tempo, sono alla solita stazione di polizia. Noè, mio fratello, ne ha combinata un'altra delle sue. Una volta davanti alla struttura fatiscente, un familiare senso di angoscia mi assale. Seguo la solita procedura, e mi siedo nella saletta in compagnia di due agenti, con Noè seduto alla mia sinistra. Un'altra sedia si erge vuota e tutta la mia attenzione ne è catturata. La poliziotta comincia a blaterare e la mia voglia di ascoltare è sotto le suole. Mi aspetto il solito richiamo per piccoli crimini; vandalismo, piccole risse o dei, quasi trascurabili, furti in negozietti della zona. Ma no. Questa volta era diverso. Noè aveva provato ad uccidere un ragazzo.
Noè, cazzo. Il bambino che ho cresciuto per 21 anni ha provato ad uccidere un ragazzo. Una rissa. Ma non una delle solite. Due contro uno. In due contro un piccolo spacciatore alle prime armi. Sono stata assicurata delle condizioni del ragazzo, che ora si trovava in un ospedale non poco lontano. Nulla di grave, ma la denuncia da parte dei genitori era partita comunque. Un leggero senso di tranquillità mi pervade, ma vengo subito bloccata da una domanda. Due contro uno? Chi era con mio fratello? Sono fin troppo abituata a queste situazioni per porre la domanda direttamente a mio fratello, opto quindi per domandare al secondo ufficiale nella stanza che, dopo essersi scambiato un occhiata con la donna, mi informa del fatto che Noè era stato accompagnato da un altro ragazzo. Mi viene chiesto il permesso di farlo entrare nella saletta e io ho immediatamente acconsentito. Ero certa che Noè non avrebbe mai fatto una cosa del genere, se non sotto cattive influenze. Ed ora volevo proprio sapere chi lo aveva indotto a compiere un simile atto. Un terzo poliziotto entra nella camera, dietro di lui un quarto poliziotto. Tra i due si erge un'uomo, non un ragazzo. Un metro e novanta abbondanti di puri muscoli. Un fitto ciuffo marrone incornicia due occhi scuri, sovrastati da folte sopracciglia dello stesso colore dei capelli. La mascella squadrata, ricoperta da un leggero strato di barba, completa il quadro. Tre lunghe falcate ed è già al mio fianco, silenzioso si siede sulla sedia alla mia destra. Non è la solita ondata di profumo di ragazzo del Bronx ad inondarmi; lui odora di buono, di fresco. Un misto tra l'acqua salata dell'oceano e menta; il classico profumo da fighetto di Brooklyn.
Uno.
Uno, due.
Uno, due, tre respiri.
Devo essere stata poco discreta in quanto, gli occhi dell'uomo puntano a me. O meglio; alle mie labbra. Ma chi voglio prendere in giro, molto probabilmente stava guardando il mio naso. Proprio così, il mio naso che non si era fermato a tre respiri profondi, ma continuava a voler sentire il particolare profumo. Stufo della situazione, l'amico di Noè, torna a guardare i due poliziotti di fronte a noi e io, invece, non smetto di guardarlo. Il profilo, alquanto particolare, in pochi secondi era diventato una calamita. L'uomo difronte a noi ricomincia a parlare, costringendomi a distogliere lo sguardo, nonostante tutto non ascolto nessuna parola gli esce dalla bocca.
Quaranta minuti dopo sono nella metro con i due ragazzi, per qualche motivo la poliziotta ha ritenuto doveroso da parte mia portare entrambi gli spilungoni a casa mia.
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FIERY ILLICIT BONDS: The Price of Temptation
RomanceVivere nel Bronx. Be' vivere nel Bronx non è affatto facile. Vivere nel Bronx non è affatto facile, soprattutto se vivi con un fratello che non è in grado di tenersi fuori dai guai per più di una settimana. Vivere nel Bronx non è affatto facile, spe...