Il camion aveva acceso i fari, poi era ripartito con un rombo, sparendo nella luce del tramonto che aveva tinto il cielo di nuvole rosse.
Guardavo la strada davanti a me pensando all'uomo che mi aveva aggredita. Mi sembrava ancora di sentire le sue mani che mi strappavano i vestiti, poi la sua bocca, il suo respiro caldo, il fiato che puzzava di birra.
Quella sera, il mio ultimo barlume di innocenza era morto nel retro di un furgone, tra l'olezzo di sudore e l'odore di benzina che impegnava l'aria.
Mi alzai in piedi a fatica, guardandomi intorno con circospezione. Nel crepuscolo di luglio il deserto del Mojave appariva secco, inospitale.
Di tanto in tanto un colpo di vento scuoteva la sabbia e la sollevava in piccoli mulinelli che danzavano tra i cactus.
Rimasi ferma a un lato della strada, aspettando il passaggio di un'auto, mentre con una mano tentavo di sistemare la spallina del mio abito strappato, penzolante sul seno.
I miei capelli scarmigliati ricadevano sul mio viso coperto di sudore. Sotto gli ultimi raggi di sole scrutavo le mie braccia coperte da lividi che si andavano ingrandendo a vista d'occhio sui polsi e sulle spalle, dove il mio abito a fiori rosa era stato lacerato con violenza pochi minuti prima.
Cercai di camminare, ma le gambe mi dolevano e quando abbassai lo sguardo vidi che sui polpacci e sulla caviglia stava scendendo un rivolo di sangue che colava lentamente sulle mie scarpe estive .
La testa mi bruciava e il ventre era pervaso da un dolore sordo, pulsante; la valigia si trovava per terra a pochi passi da me. Stancamente la raccolsi e raggiunsi zoppicando una roccia che sporgeva sul lato della strada. Il mio sudore iniziò a colare sulla sabbia in grossi goccioloni, inondandomi il collo, il seno, la mani tremanti che portavo al viso nel goffo tentativo di sistemarmi i capelli.
Ora avevo aperto la borsa da viaggio e la stavo esaminando attentamente: con sollievo notai che il portafoglio era ancora lì con dentro i miei pochi soldi.
Scavai ancora tra i vestiti che quella mattina avevo gettato in valigia alla rinfusa e le mie dita incontrarono dei vetri che mi tagliuzzarono i polpastrelli: lo specchietto da viaggio rosa che avevo portato con me era in frantumi. In quel momento mi sentii in frantumi anch'io e scoppiai in lacrime.***
Se vuoi incoraggiarmi a continuare, lasciami una stellina :)
STAI LEGGENDO
On the way
General FictionDopo un'infanzia e un'adolescenza costellate di abusi, Ellie va via di casa a diciotto anni appena compiuti, ma sulla via della fuga viene stuprata da un camionista, così inizia a percorrere la lunga strada deserta in cerca di una stazione di polizi...