The Mommy Diary - Diario di una Neo Mamma

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PROLOGO
IL giorno in cui tutto ebbe inizio.

12 Maggio 2023

Erano trascorsi 3 giorni da quando mi avevano ricoverata per la rottura del sacco.
Contro ogni diagnostica eravamo riusciti ad arrivare a 38 settimane e come ogni previsione e sensazione non sono riuscita a partorire naturalmente.
Alle 03.20 di quella notte, dopo aver provato di tutto e di più per indurmi il parto, si era reso necessario operare con un cesareo.
Dopo aver firmato per quell'intervento che avrei voluto evitare con tutte le mie forze, piangere fra le braccia di mio marito era stato l'unico momento di conforto che avevo sentito di provare.
Il cesareo mi spaventava già da quando ero incinta, mi faceva sentire come privata di qualcosa di speciale.
E poi arrivata in sala parto la paura dall'anestesia locale che era stata da sempre presente nella mia mente, si era fatta più forte, infatti dopo aver sentito il pianto di mio figlio diventò incontrollabile e si trasformò in attacco di panico, tremavo come una foglia, cercavo di calmarmi, di ripetere a me stessa "respira, stai calma, sta per finire tutto", ma il mio corpo vibrava come non aveva fatto mai, sembrava in preda ad una scossa elettrica. "Respira, Noemi, respira" ma più mi ripetevo di respirare e più mi sembrava di soffocare.
In quel momento non riuscivo neanche a realizzare di essere diventata madre. Credo di aver creduto di morire, non riuscivo più ad essere razionale.
L'aria sembrava iniziare ad andare via da quella stanza, eppure avevo la mascherina per l'ossigeno, da monitor l'ossigenazione era perfetta. E allora perché mi sembra di soffocare?
- Mi manca l'aria - vidi l'anestesista controllare il monitor.
- L'ossigenazione è perfetta -
- Non respiro, io non respiro - sentivo le lacrime scendere, nulla del mio corpo faceva quello che volevo che facesse.
- Ditele di respirare e stare calma, la stiamo richiudendo - doveva essere stata la ginecologa a parlare.
- Vi prego io non respiro - credo di aver urlato in quel momento, poi un liquido freddo ha iniziato a scorrermi nelle vene. Non riuscivo a tenere gli occhi aperti.
- Avvicinatele il bambino prima che possa addormentarsi è importante che abbiano un contatto iniziale - .
Il bambino? Il Mio bambino. Lui era lì, stava bene, dovevo vederlo, ma non riuscivo ad aprire gli occhi.
Sentii una guancetta morbida toccare il mio viso, non lo vedevo, ma potevo sentire il suo calore - Amore mio sei qui - le parole mi uscirono come un soffio o forse le pensai soltanto. Poi il buio.
Non so quanto tempo era passato, ma quando gli occhi iniziarono ad aprirsi stavo uscendo dalla sala operatoria.
C'era un'ostetrica con me. La riconoscevo. Era stata con me per tutto il turno - Noemi come stai? -
- Noah sta bene? -
- Si sta benissimo. E tu come stai? -
- Mi viene da vomitare - dopo un' istante sentii un panno sintetico toccarmi la faccia, mi ricordava la traversina che usavo per Gonzalo, il mio cagnolino, quando era piccolo, l'istante dopo stavo buttando fuori tutto quello che avevo trattenuto in quei 3 giorni infiniti.
Uscendo dalla sala operatoria cercavo mio figlio ma non potevo ancora vederlo, ad aspettarmi fuori di lì c'erano mio marito, mia madre, mia suocera e mia cognata. Stavano tutti lì per me e questo mi fece sentire meno sola.
Mia madre aveva un viso distrutto, doveva essere stata molto preoccupata per me.
Gli occhi stavano diventando di nuovo pesanti.
Non riuscivo a tenerli aperti. Un bacio di mio marito arrivó delicato sulle mie labbra e subito dopo l'oscurità ripiombò su di me.
Quando riuscii a riaprire gli occhi era giorno, erano passati i dottori a vedere come stavo e a farmi delle domande. La ferita bruciava come non mai, ma l'unica cosa che potevano darmi era la Tachipirina, o come la chiamavo io in quel momento "acqua fresca" per il dolore che sentivo. Non potevo piegarmi o alzarmi con facilità.
Mi dissero che era importante iniziare a camminare e fare due passi. Mi sembrava una richiesta impossibile in quel momento. Come avrei fatto a prendermi cura di un'altro essere vivente con quei dolori? Avevo paura ancora una volta e non solo. Un enorme senso di inadeguatezza si stava impossessando di me, ma non volevo parlarne, dirlo ad alta voce lo avrebbe reso ancora più reale.
- Noah sta ultimando tutte le visite e poi te lo portiamo in stanza - ero terrorizzata, ma allo stesso tempo non vedevo l'ora.
Ero così impaziente di conoscerlo e poi poco dopo arrivó in stanza una culletta trasparente con dentro uno scricciolo di 49 cm.
Era mio figlio. Mio figlio.
Dentro di me si fece spazio una forza che non avevo mai provato. Pure il dolore che fino ad un minuto prima mi dava alla testa, era diventato sopportabile.
Lo presi in braccio e lo avvicinai al mio viso, nasino contro nasino e di colpo la pace mi avvolse l'anima.
Tutto quello che avevo passato prendeva senso e faceva meno male. Il mio cuore era sereno e dentro di me sentí nascere un amore così grande, che mai nella vita avrei creduto di saper provare.
Ero madre. Il 12 Maggio 2023 nasceva mio figlio e con lui rinascevo anch'io.

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